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Le delegazioni, le due Forza Italia e la vera partita

A parte Fitto, che a San Lorenzo in Lucina considerano già fuori, Forza Italia resta un partito “double face”. Come al solito sono i dettagli a suonare la “sveglia”. Dettagli su cui pochi occhi si sono soffermati, ma che in politica contano, eccome!

Le delegazioni di Forza Italia che hanno incontrato Renzi e Alfano sono diverse. Radicalmente diverse! All’incontro con il Premier, Berlusconi è sempre e solo affiancato da due pezzi da novanta: Gianni Letta e Denis Verdini. Con Alfano, invece, la delegazione azzurra varia: Toti, Ghedini, oppure Toti, Romani e Rossi. Una sorta di delegazioni del vecchio e nuovo corso.

È vero che in Forza Italia chi conta è Berlusconi. Ma il confronto delle delegazioni è assai interessante: mette in luce le due facce di un “Partito-contenitore” che mai è riuscito a darsi una chiara linea politica e con essa una dirigenza altrettanto riconoscibile internamente ancor prima che esternamente.

Tutti, in Forza Italia, contano. Ma alcune estremità sono più sensibili di altre e guai, persino, a sfiorarle. Alfano & c. a certe cose dovrebbero far molto caso.

Vero, Berlusconi è il garante e in certe vicende assolutamente nevralgiche (come l’elezione del Capo dello Sato) non farà mancare né l’apporto, né -tantomeno- la presenza. Il problema sarà altro.

I fatti, descrivono un’Area Popolare fuori dal “Patto del Nazzareno”. Quello scritto essenzialmente a 6 mani: Renzi, Berluscioni e Verdini. Patto che per andare in porto con una certa sicurezza, sia sul fronte Italicum ma, soprattutto, sul versante Quirinale, ha bisogno di quei 150 voti moderati rappresentati da NCD e UDC. Quei voti che, con una “operazione a latere” e di più modesta portata politica, si cerca di recuperare con “patti”, per così dire, di “secondo livello” come la «cifra» delle delegazioni farebbe intuire.

Resta uno spiraglio (per niente secondario): la “vera” candidatura moderata al Quirinale. Quella che sarà svelata solo dalla quarta votazione. Quella su cui Alfano & c. si giocano molto. Quella in grado di “agevolare” la nascita del “Partito che non c’è” per il quale metà degli italiani sembrano già simpatizzare.

 

 

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