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La Francia sottomessa all’Islam immaginata da Houellebecq

Il 7 gennaio, lo stesso giorno dell’attentato a Charlie Hebdo, è uscito nelle librerie francesi Soumission (Sottomissione), l’ultimo romanzo di Michel Houellebecq.
Il libro è stato annunciato a dicembre ed è subito salito in cima alle classifiche di vendita di Amazon, con l’autore invitato su tutti i media, e in particolare il 6 gennaio in prima serata alle 20 su France 2 e nel bel salotto di France 5 “C à vous”.

Houellebecq è considerato dello stesso genere, ma più raffinato, di un pezzo di espressione culturale focalizzata sulle paure occidentali dell’Islam, di cui fa parte l’autore di un altro libro di successo, “Suicide français”, Eric Zemmour, che a Stefano Montefiori del Corriere della Sera suggeriva come realistico il trasferimento di cinque milioni di musulmani fuori dalla Francia.

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Il libro di Houellebecq racconta di una Francia in crisi alla conclusione del secondo mandato di François Hollande, nel 2022. Il primo turno delle elezioni presidenziali vede sbaragliati i partiti tradizionali, che lasciano il campo a due soli candidati: Marine Le Pen e il moderato e scaltro Ben Abbes, leader politico della Fraternità musulmana. I partiti tradizionali esclusi del ballottaggio sosterranno il più moderato, destinato quindi alla vittoria. François, il protagonista del libro, un annoiato e decadente professore di letteratura, osserva distaccato e prende atto che poche settimane dopo il Paese è di nuovo vivace e prospero. Le donne sono ora a casa (con velo e poligamia autorizzata), e la disoccupazione ovviamente è scesa.

Le periferie sono calme, i petrodollari dall’Arabia Saudita e dal Qatar hanno riportato la prosperità e la Francia ha di nuovo un peso internazionale, con l’idea del nuovo presidente di rifare una specie di Sacro Romano Impero. François, che dovrebbe tornare a insegnare alla Sorbona, la ritrova islamica. Il nuovo direttore della facoltà, convertito all’Islam e sottomesso senza crederci troppo, si avvia a diventare un dignitario del regime. Il docente dovrà scegliere a sua volta se convertirsi o scegliere la pensione.

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Le critiche al libro non sono mancate tra i giornalisti, che lo hanno letto in anteprima. L’hanno accusato di fare il gioco del Front National, ma faticano a collocarlo, tra Céline, il cattivo Zemmour e la tradizione letteraria più reazionaria. E’ difficile fare di Houellebecq un nemico, forse perché raffinato, e perché alla fine ha scritto soltanto un romanzo, una finzione. Allora il giudizio sul libro diventa più preciso: i critici dicono appunto che la finzione non regge la narrazione, perché l’apparente neutralità è palesemente finta, come il ritratto del protagonista.

Sono artifici per costruire un messaggio politico: e Soumission sarebbe quindi il peggiore dei sei romanzi di Houellebecq.
Si riconosce però all’autore (di successo) di essere nello spirito dei tempi, nella parte che incita alla reazione, allo “scontro culturale” di cui parlò anche Oriana Fallaci e per altro verso Samuel Huntington.

La traduzione italiana è già in libreria con Bompiani.


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