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Perché Blackberry continua ad attrarre (e respingere) compratori

Qualche giorno fa le azioni di Blackberry sono schizzate del 30% sul Nasdaq non appena si è diffusa l’indiscrezione secondo cui Samsung sarebbe stata pronta a un’offerta d’acquisto per 7,5 miliardi di dollari del gruppo canadese degli smartphone. Gli executive di Samsung e Blackberry, secondo le fonti di Reuters, si sarebbero incontrati per discutere l’eventuale cessione della canadese – un’ipotesi subito smentita sia da Blackberry che da Samsung, con conseguente perdita del 20% della quotazione in Borsa del titolo Blackberry.

Non è la prima volta che si diffondono rumors su una possibile acquisizione della società canadese, un tempo numero uno per gli smartphone usati in azienda e oggi relegata da iPhone e cellulari Android a un ruolo marginale. Il giornale canadese Globe and Mail ha scritto che Blackberry negli scorsi mesi ha ricevuto diverse proposte (tra le società interessate a comprarla ci sarebbe anche la cinese Lenovo) ma il suo Cda e i principali investitori le hanno respinte perché credono nella strategia di rilancio del Ceo John S. Chen e ritengono anche che le offerte ricevute, intorno ai 7 miliardi di dollari, non rispecchino il valore di Blackberry.

La presunta cifra offerta da Samsung rappresentava un premio fra il 38 e il 60% sulle quotazioni attuali di Blackberry, ma Ross Healy, portfolio manager dell’americana MacNicol & Associates, che possiede una piccola quota di Blackberry, ritiene che l’offerta della sud-coreana non sarebbe stata congrua: è vero che Blackberry non è più la leader di un tempo, ma possiede un patrimonio di 44.000 brevetti che coprono numerose tecnologie di rete e di sicurezza e clienti aziendali e governativi di alto profilo. Blackberry vale più di sette miliardi e mezzo di dollari.

A Samsung e ai tanti cui Blackberry fa gola interessano non solo gli smartphone molto diffusi in ambito aziendale, ma alcuni fondamentali prodotti dell’azienda dell’Ontario: il Blackberry Enterprise Server (BES), standard per mettere in sicurezza e gestire le comunicazioni mobili business, usato in migliaia di aziende pubbliche e private; il Blackberry Messenger — servizio di messaggistica multi-piattaforma molto sicuro e diffuso in ambito aziendale; e la piattaforma QNX, software flessibile  e sicuro, il più diffuso per i sistemi di infotainment delle auto connesse (anche la Apple CarPlay) e molto usato anche nei device della smart home. Le tecnologie di Blackberry, insomma, coprono una serie di settori cruciali dove molte aziende – come Samsung, ma non solo – sono desiderose di acquisire un vantaggio competitivo e che per gli analisti portano il valore della canadese ben oltre i 7 miliardi di dollari.

Intanto, però, è bastata la sola voce che Samsung fosse in procinto di comprare Blackberry (pur se poi smentita) a entusiasmare il mercato, perché l’operazione converrebbe a entrambe le parti. Samsung da tanti trimestri è in difficoltà (gli smartphone vendono meno e gli utili sono in calo), mentre Blackberry è ormai lontana dai successi del passato pur se impegnata in una coraggiosa riorganizzazione. Le strategie di Chen per ora soddisfano gli investitori e anche i regolatori, sia a Ottawa che a Washington, vigilano su possibili acquisizioni estere (specialmente cinesi), perché le reti sicure di Blackberry gestiscono il traffico email di migliaia di grandi aziende e enti governativi di Canada e Stati Uniti e altri Paesi occidentali. Nulla di fatto, dunque, almeno per ora.



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