In un comunicato senza sorprese, e senza dissensi, il FOMC segnala che “almeno” fino a giugno i tassi saranno fermi, mentre si valutano l’evoluzione dei dati e gli sviluppi finanziari e internazionali.
I FINI DI YELLEN
La Fed prende tempo per valutare i rischi sui propri obiettivi: aspettare troppo ad alzare può rischiare surriscaldamento nel mercato del lavoro, ormai alla soglia della piena occupazione; d’altra parte alzare troppo presto, con l’inflazione addirittura in territorio negativo, potrebbe innescare una spirale disinflazionistica.
LE PROSSIME TAPPE
Questo è il dibattito su cui si sarà focalizzata la riunione e di cui avremo informazioni con i verbali, in uscita il 18 febbraio. Il rafforzamento del dollaro, legato anche alle mosse espansive di molte banche centrali (BCE soprattutto, ma non solo) e la mancata svolta al rialzo dei prezzi del petrolio sono rischi per la previsione di svolta sui tassi a giugno, condivisa finora da un ampio numero di partecipanti alle riunioni del FOMC (e inclusa nelle nostre previsioni).
LA CONCLUSIONE
La riunione di ieri non ha dato luogo a movimenti significativi di mercato: nelle prossime settimane si avranno maggiori informazioni su eventuali spostamenti del consenso all’interno del Comitato.