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Pure i distretti industriali iniziano a perdere colpi. Report Intesa

produzione industriale

E’ un quadro di luci ed ombre quello che emerge dalla lettura degli ultimi dati di commercio estero provinciali rilasciati da pochi giorni. Nel terzo trimestre del 2014 l’export dei distretti ha continuato a crescere (+2,2% la variazione tendenziale), ma ha mostrato segnali di rallentamento, a causa della crisi russo-ucraina e, più in generale, della frenata nei nuovi mercati.

LA CRESCITA

Grazie a 19 trimestri di crescita consecutiva, l’export dei distretti tra gennaio e settembre del 2014 ha comunque toccato la nuova cifra record di 64,6 miliardi di euro 2,2 miliardi in più rispetto al 2013. Si tratta di un risultato straordinario, certificato da un ritmo di crescita che nei primi nove mesi dell’anno è stato superiore a quello del manifatturiero italiano (+3,5% vs. 1,6%) e tedesco (+3,5% vs. 2,1%).

I PRINCIPALI PAESI

Stati Uniti, Svizzera, Spagna e Regno Unito sono stati i motori dell’export dei distretti: in questi quattro mercati le vendite sono aumentate di 1,2 miliardi di euro in nove mesi (+8,4%), più della metà della crescita complessiva delle esportazioni distrettuali.

GLI ESEMPI

Grazie al traino di questi mercati si sono messe in evidenza per intensità e dimensione di crescita alcune tra le più importanti aree distrettuali italiane come la pelletteria e le calzature di Firenze, l’occhialeria di Belluno, l’oreficeria di Valenza, seguite dalle piastrelle di piastrelle di Sassuolo.

I DATI

Dall’analisi dei dati di commercio estero emergono, però, anche alcuni segnali non positivi. Gran parte delle principali produzioni distrettuali hanno chiuso il terzo trimestre in territorio positivo. Tuttavia, solo i distretti specializzati in elettrodomestici hanno mantenuto un buon ritmo di crescita, registrando un progresso tendenziale del 9,1% che li lascia comunque lontani dai livelli pre-crisi. Tassi di crescita più contenuti e compresi tra poco meno del 2% e il 3,5% sono stati registrati dalle altre principali produzioni distrettuali: la meccanica (1,8%), i mobili (+2,6%), i prodotti e materiali da costruzione (+2,7%), i beni di consumo del sistema moda (+2,8%), i beni intermedi del sistema moda (+3,4%).

In questo contesto è salito a quota 58 (su un totale di 144 distretti monitorati) il numero delle aree distrettuali che hanno subito un calo dei valori esportati.

LE PERCENTUALI

L’export dei distretti ha sofferto nei nuovi mercati, dove il calo dei valori esportati è stato pari all’1% tendenziale nel terzo trimestre del 2014. Ha pesato il rallentamento subito sul mercato cinese (+2,2% dal +9,9% dei primi tre mesi dell’anno) e, soprattutto, le forti perdite subite in Ucraina e Russia. In questa area nei primi nove mesi dell’anno sono andati persi circa 350 milioni di euro di export distrettuali.

IL CASO RUSSO

Le criticità presenti sul mercato russo non si risolveranno nei prossimi mesi: peserà il forte
deprezzamento del rublo causato dal crollo del prezzo del petrolio. Gli Stati Uniti continueranno ad essere il motore della crescita dei distretti. Buone occasioni di crescita saranno presenti anche in Asia, anche se quest’ultima è prevista in ulteriore rallentamento. Un aiuto alla crescita dovrebbe venire dal deprezzamento dell’euro e dalla ripresa (modesta) della domanda interna europea. Tuttavia, i rischi restano numerosi ed elevati: la mancata soluzione della crisi ucraina, le difficoltà crescenti dell’economia cinese, le implicazioni del dollaro forte sui paesi emergenti, i problemi di riduzione del debito nell’Eurozona, gli effetti del crollo della rendita petrolifera sulla stabilità di qualche paese produttore.

Ecco l’ultimo rapporto di Intesa sui distretti industriali

 



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