Snapchat, la società dei messaggi istantanei che si autodistruggono, ha chiuso il 2014 con un nuovo round di raccolta di fondi da 486 milioni di dollari, che porta la raccolta totale a 648 milioni e il valore della società a 10 miliardi, secondo il Financial Times. Le grane per Snapchat non mancano, a partire dalla mancanza – ancora – di un solido modello di business basato sulla pubblicità e dalle cause legali che le costano 3 milioni di dollari al mese, ma gli investitori sono pronti a scommettere sulla capacità di Snapchat di sfornare guadagni quanti utenti: 100 milioni ad agosto 2014 che sono diventati quasi 200 milioni alla fine dell’anno appena passato.
COSA E’ SNAPCHAT
Snapchat è stata fondata nel 2011 da un gruppo di studenti della Stanford University, Bobby Murphy, Evan Spiegel e Reggie Brown. Gli utenti sono giovanissimi, in media hanno dai 13 ai 25 anni. Il successo del servizio, che è una app per smartphone, si deve al concetto innovativo del mandare foto e sms che spariscono secondi dopo essere stati visti. La società riferiva a maggio 2014 che ogni giorno venivano mandate 700 milioni di foto sulla sua app e venivano visualizzate 500 milioni di Snapchat Stories. Un livello di popolarità che non è passato inosservato per Facebook che ha cercato di comprare Snapchat offrendo 3 miliardi di dollari – offerta che Snapchat ha respinto. Gli investitori attuali includono General Catalyst Partners, DST, Lightspeed Venture Partners e Benchmark, ma il nuovo round di raccolta fondi ne aggiunge di nuovi e “misteriosi”.
DA DOVE ARRIVANO I FINANZIAMENTI
L’enorme iniezione di nuovi capitali è arrivata alla fine di una lunga serie di trattative per la raccolta dei fondi, iniziate ad aprile. Per Snapchat si tratta di una presa di posizione forte a favore della sua indipendenza contro i tentativi di acquisizione; per il mercato è la prova che le start-up tecnologiche sono molto apprezzate dagli investitori, anche se ancora non hanno trovato il modo di generare guadagni.
Secondo quanto si legge nei documenti presentati in questi giorni al regolatore di Borsa Sec, circa 23 investitori di cui non viene svelata l’identità hanno preso parte alla nuova raccolta di fondi di Snapchat. A inizio anno sembra che Snapchat abbia negoziato persino con la cinese Alibaba per ottenere finanziamenti, ma le trattative si sono concluse con un nulla di fatto. Gli investitori che ora si sono invece mossi per finanziare Snapchat includerebbero Yahoo! e le società del venture capital Kleiner Perkins Caufield & Byers.
A CHE COSA SERVE TANTO CASH
Snapchat ha grande bisogno di continue iniezioni di liquidità. Snapchat “brucia” soldi al ritmo di 30 milioni di dollari l’anno, metà dei quali vengono versati a Google Apps Engine per ospitare tutte le sue foto (ma secondo TechCrunch la cifra pagata a Google potrebbe essere più alta). Snapchat paga anche 3 milioni di dollari ogni mese solo per le beghe legali in cui è invischiata: ci sono diverse cause che hanno colpito la società dei messaggi effimeri.
Nel 2014 Snapchat ha infatti patteggiato (sborsando una somma rimasta riservata) in una causa con il co-fondatore Reggie Brown, escluso dall’attuale società, ed è finita nell’occhio del ciclone a ottobre dopo che immagini esplicite mandate da alcuni utenti sono diventate di pubblico dominio per una violazione dei suoi sistemi dovuta all’utilizzo di un sito esterno, SnapSaved, che prometteva di conservare le immagini che Snapchat distrugge dopo pochi secondi.
A maggio la Federal Trade Commission ha aperto un procedimento contro Snapchat accusandola di ingannare i suoi utenti in merito all’effettiva cancellazione dei loro messaggi (secondo la Ftc una parte rimarrebbe conservata); Snapchat ha in seguito patteggiato e si è impegnata a 20 anni di audit indipendenti delle sue attività. La società ha anche aggiornato la sua privacy policy informando gli utenti che anche se “la cancellazione è il nostro default”, altri utenti possono catturare immagini mandate sulla rete di Snapchat e che la società “non può garantire che i messaggi siano cancellati entro uno specifico lasso di tempo”.
IL BUSINESS CHE ATTRAE GLI INVESTITORI
Il cash serve però a Snapchat non solo per far fronte alle sue spese e beghe legali, ma per crescere, ed è questo che attrae gli investitori e che sul piatto della bilancia fa pesare le prospettive di sviluppo di Snapchat molto più che le sue grane. Snapchat avrebbe l’ambizione di allargare la sua attività oltre la app di messaggistica per giovanissimi: a novembre 2014, un articolo di Digiday riferiva che Snapchat trattava con alcune aziende, tra cui BuzzFeed, Spotify, Vice e MailOnline, per mettere musica, news e video in una sua nuova sezione chiamata “Discover”.
A dicembre, poi, le email trapelate nel famigerato Sony Hack (il chief executive di Sony Pictures Michael Lynton è membro del cda di Snapchat) hanno svelato che Snapchat starebbe pensando di diventare un servizio di musica digitale e che ha comprato la start-up dei codici a barre fai da te Scan.me e la Vergence Labs, società che lavorerebbe su qualcosa di simile ai Google Glass.
Gli investitori credono in questi progetti e nel business della pubblicità – per quanto nascente – su cui per ora si basano i guadagni di Snapchat. Il servizio Our Stories (messaggi che informano su quello che succede a eventi glamor e contengono pubblicità) è stato lanciato a novembre; la app inoltre è stata usata per qualche tempo da Amazon per mandare messaggi agli utenti contenti offerte di durata limitata. Ora Amazon e Snapchat, secondo alcune fonti, starebbero trattando per estendere l’utilizzo di Amazon del servizio di Snapchat.
Ancora, a ottobre Snapchat ha lanciato la sua prima pubblicità, un trailer di 20 secondi del film horror Ouija della Universal Pictures, e con l’anno nuovo ha siglato un importante accordo con Clear Channel Outdoor, società dei cartelloni pubblicitari, e con Cover Girl, marca del make-up, per mostrare le foto più belle dei festeggiamenti del nuovo anno degli utenti di Snapchat (condivise sulla funzione “Our Story”) sui mega-schermi di Times Square a New York. Le immagini vengono mostrate per 24 ore e poi scompaiono.
IL MANAGEMENT CHE GUIDA L’ESPANSIONE
La grande discrezione con cui il management di Snapchat ha dato notizia del nuovo ingente round di finanziamenti è in linea con la filosofia di segretezza della società e il suo servizio dei messaggi istantanei che si autodistruggono dopo essere stati ricevuti e letti.
“Manteniamo la riservatezza su quello che facciamo perché così possiamo lavorare liberi dal giudizio altrui, finché non siamo pronti a condividere le nostre novità”, ha detto il chief executive Evan Spiegel. “Manteniamo la riservatezza perché questo ci dà modo di cambiare idea finché non siamo sicuri di aver preso la strada giusta”.
Nel segreto, dunque, Snapchat lavora per trovare la strategia vincente per il suo business. Anche per questo ha di recente assunto Mike Randell, ex di Facebook, che ora guida le operazioni di Snapchat nel campo della pubblicità, mentre a dicembre ha attratto un top manager di Credit Suisse Group, Imran Khan: ora è chief strategy officer di Snapchat.