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Tutte le sorprese della Bce di Draghi

A partire da marzo, la BCE integrerà i programmi già in essere (CBPP e ABSPP) con acquisti di obbligazioni emesse da agenzie o istituzioni europee e da Stati dell’area euro, purché investment grade e denominati in euro, fino a raggiungere un volume di 60 miliardi al mese.

In via di eccezione, il programma potrà anche acquistare obbligazioni emesse da Stati che non soddisfano il requisito minimo di rating, purché ammessi come garanzia alle operazioni di politica monetaria. Tuttavia, gli acquisti saranno sospesi durante le revisioni dei programmi di sostegno finanziario: ciò significa che i GGB non saranno inclusi fra quelli acquistabili fino alla favorevole conclusione del riesame del programma di sostegno finanziario alla Grecia.

Gli acquisti saranno effettuati tra marzo 2015 e settembre 2016 dalle Banche Centrali Nazionali (quindi, in un periodo più concentrato rispetto a quanto ipotizzato nelle scorse settimane). Nel complesso i nuovi acquisti, insieme ai 35,3 miliardi di euro di covered e ABS acquisiti da ottobre scorso, dovrebbero garantire un’espansione totale di bilancio di oltre 1.140 miliardi di euro.

La ripartizione fra gli emittenti sarà basata sulle quote paese nel capitale BCE, con correttivi (limiti per emissione, limiti aggregati) finalizzati “a preservare il funzionamento del mercato e a consentire la formazione di un prezzo di mercato”. Il debito delle agenzie e delle istituzioni europee rappresenterà il 12% degli acquisti aggiuntivi, che per l’88% saranno invece rappresentati da titoli di stato.

Per quanto concerne le scadenze, la BCE acquisterà titoli con vita residua compresa fra 2 e 30 anni. Titoli indicizzati ai tassi di interesse e all’inflazione sono inclusi fra quelli acquistabili. Inoltre, la BCE potrà acquistare titoli con rendimenti negativi (che ormai prevalgono sul tratto breve e intermedio della curva tedesca).

Come atteso, inoltre, la BCE avrà un trattamento pari passu rispetto agli altri investitori in caso di ristrutturazione del debito. Per quanto riguarda la condivisione dei rischi, il 20% del rischio sui nuovi acquisti sarà condiviso dalle banche centrali nazionali in base alle quote paese, mentre il restante 80% ricadrà sulle banche centrali nazionali per la propria quota di acquisti.

In particolare, la condivisione del rischio è piena per il 12% rappresentato da titoli sovranazionali, mentre soltanto 1/11 degli acquisti di titoli di stato sarà soggetto a risk sharing (e preso in carico direttamente dalla BCE). Sembrerebbe che Draghi sia riuscito a trovare un compromesso tra la dimensione del programma, che supera le attese e la soglia di condivisione del rischio, che i tedeschi volevano fosse contenuta. Tuttavia, è indubbio che la soglia per la condivisione del rischio è inferiore a quanto suggerivano le indiscrezioni di stampa negli ultimi giorni. Draghi ha insistito che il regime di ripartizione del rischio non è rilevante per il successo del programma e che le BCN dovrebbero avere ampio margine per assorbirle anche nell’ipotesi di eventi di credito importanti.

La BCE fornirà i dettagli di quanto acquistato di ciascuna classe di attività nella settimana successiva. “Le operazioni in titoli acquistati nell’ambito del programma saranno pubblicate in un rapporto settimanale che elenca il dettaglio per tipo di asset in base al costo di ammortamento. Inoltre, per i titoli acquistati nell’ambito del programma di acquisto di asset che non sono coperti dal ABSPP o CBPP3, un rapporto mensile renderà noti gli importi detenuti, valutati al costo di ammortamento, e la durata residua media ponderata per residenza dell’emittente.”

Al margine, la BCE ha anche deciso di abolire lo spread di 10pb sul tasso refi per le TLTRO che saranno condotte fra marzo 2015 e giugno 2016. Nel complesso, la decisione è all’estremo superiore delle aspettative per quanto riguarda la dimensione del programma, ma è all’estremo inferiore sul fronte della condivisione del rischio.

La decisione di adottare il programma di stimolo quantitativo è stata presa con una vasta maggioranza, maggioranza così ampia che non è stato necessario metterla al voto. La decisione sulla condivisione del rischio è stata presa su base consensuale ma non all’unanimità. La BCE ha specificato che il programma mira a riportare l’inflazione di medio periodo verso il target del 2% e ad ancorare le attese di medio periodo; l’affermazione suggerisce che la dimensione del programma potrebbe essere variata nel tempo, a seconda della distanza dall’obiettivo politica monetaria, e questo elemento migliora ulteriormente l’accoglienza della decisione da parte dei mercati.

Nel complesso, il tentativo di bilanciare con una dimensione più ampia l’effetto simbolico negativo di un basso livello di condivisione dei rischi ha avuto finora pieno successo. La reazione di mercato è andata nella direzione di far scendere il cambio dell’euro e i premi al rischio sugli emittenti a più basso merito di credito, nonché il livello assoluto dei rendimenti sui titoli di stato. D’altronde, ipotizzando che gli acquisti di titoli di stato siano pari a 37,5 miliardi mensili su un totale di 60, il programma finirà con l’assorbire un quantitativo di titoli di stato superiore alle emissioni nette 2015 in Italia per il segmento di curva interessato, e poco meno delle emissioni nette previste in Spagna e Portogallo.


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