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Guerra delle uova all’europea in California

Meglio l’uovo oggi che la gallina domani. Gli americani devono aver preso alla lettera questo detto popolare se è vero che nel 2014 hanno consumato in media 260 uova a testa. Un numero notevole se lo si paragona a quello registrato negli scorsi anni.

L’impennata delle vendite di questo tradizionalissimo genere alimentare sarebbe collegato all’aumento dei prezzi della carne e alla consapevolezza che le uova rappresentano una preziosa e meno dannosa fonte di proteine. Secondo l’American Heart Association e le linee guida sull’alimentazione diffuse dai Dipartimenti dell’Agricoltura e della Salute statunitensi, infatti, mangiare un uovo al giorno non rappresenta una minaccia per la salute (se ne raccomanda un consumo di massimo 300 milligrammi).

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Ma il fenomeno potrebbe avere risvolti ancor più interessanti considerando che questo alimento, grazie alle influenze internazionali a cui è soggetta la cucina americana, potrebbe essere impiegato anche in altri pasti che non sia il classico breakfast. Basti pensare al bibimbap, un piatto coreano che si presenta come un misto di riso, verdure, uova e carne di manzo o pollo, con l’aggiunta di salsa di peperoncino e olio di semi di sesamo.

La riscoperta di questo alimento potrebbe essere, però, solo momentanea. In California – uno dei maggiori consumatori di uova negli Usa – dal primo gennaio 2015 è entrata in vigore una legge approvata nel 2008 che vieta l’utilizzo delle gabbie per la produzione. Secondo quanto riporta anche la National Public Radio, d’ora in poi tutte le uova vendute nello stato a sud della West Coast dovranno provenire da galline che hanno vissuto in almeno 116 cm quadrati di spazio. Cosa che non accade nella maggior parte degli allevamenti statunitensi, dove gli animali sono tenuti in gabbie molto piccole, ritenute illegali in Europa.

L’adozione di questa normativa comporterà, perciò, una diminuzione delle vendite di uova da parte della stragrande maggioranza dei produttori americani in California, che ne importa circa un terzo ogni anno. Di conseguenza, i cittadini californiani (e non solo) dovranno sopportare un aumento dei prezzi che saliranno vertiginosamente dal 35 al 70%, in ragione del fatto che gli agricoltori dovranno sostituire le gabbie con strutture alternative e/o ridurre le dimensioni dei loro pollai per adeguarsi alle nuove norme.

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Secondo una statistica stilata dal governo statunitense, nel 2014 il prezzo all’ingrosso di una dozzina di uova oscillava tra 1 e 1,77 dollari. Prezzi che hanno subito oscillazioni regolari nel 2013, per il Wall Street Journal, mentre nel 2005 si attestavano al di sotto di un dollaro. Se adesso si sfioreranno i 2 dollari per dozzina, il consumo di uova potrebbe nuovamente crollare. E se si sommano l’impatto dovuto alle nuove leggi californiane e la crescita di società quali la Hampton Creek che producono uova vegetali, è dato certo che nel 2015 questo settore subirà degli scossoni.

O magari potrà succedere che – citando ancora il famoso detto – gli americani torneranno a preferire più una gallina oggi che un uovo domani.

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