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Vi spiego gli obiettivi comuni di Hogan, Renzi e Berlusconi

Vorrà perdonarmi James Hogan, Ceo di Etihad, se prendo spunto dal suo intervento di ieri a Roma in occasione della presentazione della reinventata Alitalia per una brevissima riflessione su quanto è accaduto ieri nei palazzi della politica.

In sintesi, il corpulento manager australiano ha spiegato con chiarezza l’obiettivo per il quale il Governo di Abu Dhabi (proprietario di Etihad) ha investito milioni di euro per acquisire il 49% – la minoranza del pacchetto azionario – di una compagnia aerea praticamente fallita. Quale obiettivo? Semplice, il profitto. Tutto il resto sono numeri, ambizioni, stati d’animo, propensione alla sfida e rischio imprenditoriale. L’operazione può andare bene o male – da italiani confidiamo nella prima delle due eventualità – ma il fine ultimo di questa e di ogni altra iniziativa imprenditoriale è il profitto di chi ha deciso di metterci il proprio denaro e competenza specifica nel business di riferimento. Denaro e competenza, servono entrambi per ottenere quel profitto che genera sviluppo ed occupazione.

Contemporaneamente, a Palazzo Chigi si incontravano Silvio Berlusconi ed il premier Matteo Renzi. Tema dell’incontro, definire i dettagli dell’Italicum, ‘sta benedetta nuova legge elettorale di cui in passato troppo si è ciacolato senza mai giungere a nulla di fatto. Già, perché come Alitalia ha perso negli anni montagne di soldi, così i governi prodotti nell’età repubblicana hanno avuto una vita media di undici mesi a fronte dei cinque anni di una legislatura.

E cosa vogliono Berlusconi e Renzi? Quale è il loro comune obbiettivo? Semplice, il bipartitismo come strumento per garantire la vera governabilità del Paese, un governo che possa rischiare i propri voti ed attraverso le proprie competenze realizzare il suo programma senza i vincoli ed i ricattini di partitini e mezzetacche. Voti e governabilità in politica come denaro e competenze in imprenditoria: servono entrambi.

Sia Renzi sia Berlusconi non hanno mai nascosto questo comune pensare e la loro propensione al decisionismo: quindi di cosa stupirsi? Una minoranza del Pd e qualche pollo di Forza Italia si lagnano, sbraitano e minacciano rotture? Facciano pure, i due leader se ne faranno una ragione. Semplice.



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