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Attento Salvini a molestare “el Leon”

Alle elezioni regionali del Veneto nel 2010, Luca Zaia stravinse con il 60,15 % dei voti contro quel brav’uomo di Giuseppe Bortolussi, candidato delle liste del PD, IDV, Federazione della sinistra, Idea-Nucleare No grazie e Liga Veneto autonoma, che ottenne menò della sua metà,  il 29,07 %.

Con il passaggio del testimone da Giancarlo Galan, che aveva retto il governo del Veneto dal 1995 al 2010, salvo la breve parentesi ministeriale, andava a concludersi la lunga stagione della scomparsa politica della DC che aveva  pressoché ininterrottamente guidato “il Veneto bianco” per venticinque anni (1970-1995).

Nel 1995 un’intera generazione DC, quale quella di molti di noi allora cinquantenni, che non aveva avuto parte attiva nel sistema di potere deteriorato degli ultimi anni, fu distrutta e per chi, come  anche  il sottoscritto, si rifugiò nel silenzio dei “DC non pentiti”, iniziò il lungo calvario dell’attraversata nel deserto, mentre tutt’intorno assisteva ai salti della quaglia degli opportunisti pronti a salire sul carro del vincitore a destra e a manca e la distruzione sistematica di un’intera classe dirigente. Si salvarono le terze e quarte file democratiche cristiane, molte delle quali assursero a ruoli che mai avrebbero raggiunto in situazioni politiche normali…

Della lunga  stagione di Galan (esaltata in quel tragicomico libro intervista:“ Il Nord Est sono io”) restano le macerie di cui narrano le inchieste sul MOSE e quelle parallele di molti altri filoni ancora tutti in corso di indagine. Alla vecchia classe dirigente non priva di colpe, errori e omissioni si era sostituita un’onnivora classe digerente senza fondo e senza più alcuna moralità.

Alla candidatura di Luca Zaia nel 2010, che di Galan fu vicario per molto tempo, avevamo assicurato la nostra fiducia per la volontà che Zaia aveva espresso, sintetizzata nello slogan di quella campagna elettorale: “Prima i Veneti” e il dichiarato impegno a girare pagina rispetto al sistema d’antan.

In realtà il quinquennio del governo Zaia ( 2010-2015) è stato caratterizzato più dalle molte sfumature di grigio che dai risultati concreti, frutto di una gestione del potere basata più sugli slogan ricorrenti che dal  perseguimento di un’idea diversa e innovativa suscitatrice di speranza.

Nel frattempo era sorto a Verona (anno 2007) un fatto politico nuovo con l’elezione a Sindaco di Flavio Tosi, attraverso un sistema di alleanze distinto e distante da quello che anche in quella occasione il Senatur Bossi avrebbe voluto; un avvenimento degno di molto rispetto e attenzione, specie da parte di molti democratici cristiani che, come il sottoscritto, non potevano che vedere con simpatia l’emergere di un nuovo leader politico che si dichiarava e si dichiara “leghista democratico cristiano“.

Un leader che, nell’arco di pochi mesi, giunse a conquistare il controllo pressoché assoluto di tutta la Lega nel Veneto, lasciando sul terreno non pochi feriti e avversari in cerca di rivincita.

Saltati gli accordi del trio Maroni-Tosi-Salvini che furono alla base della successione di quest’ultimo a Bossi, stretto nella morsa Salvini-Zaia, a Tosi non rimaneva e non rimane altro che la possibilità di misurarsi con una lista in appoggio al candidato Presidente uscente, ma facente riferimento allo stesso Tosi, seppure senza candidati leghisti; una lista fortemente innovativa nei candidati e aperta alla partecipazione di quanti, come noi della costituente civica e popolare veneta, sin dall’inizio abbiamo dimostrato piena condivisione al progetto;  oppure porsi quale candidato in alternativa allo stesso Zaia, nel momento in cui il giovane Matteo Salvini, senza tener conto della realtà effettuale dei governi di Lombardia e del Veneto, sulla base dei suoi populismi lepenisti, dichiara l’ostracismo al sistema di alleanze che permisero alla Lega, prima, di governare a fianco di Galan, e poi, di conquistare la guida del governo veneto con la percentuale assoluta (60,15%) raggiunta da Zaia nel 2010.

Ancora una volta sembra che la storia si ripeta. Già accadde alla fine degli anni’90, allorché Umberto Bossi entrò a gamba tesa nelle questioni del Veneto giungendo all’espulsione di Fabrizio Comencini che sino al 1998 guidava la Lega del Veneto.

Anche allora si consumò lo scontro non solo tra La Lega lombarda de quella veneta, ma pure tra le due roccaforti leghiste storiche del Veneto: Verona e Treviso, con il passaggio del timone della Lega del Veneto dal veronese Comencini al trevigiano Giampaolo Gobbo, futuro sindaco di Treviso post Gentilini (2003-2013) , lo storico sindaco-sceriffo di quella città, capoluogo della “Marca gioiosa et amorosa”.

Ora come allora la contesa esplode tra il veronese Tosi e il trevigiano Zaia, con l’entrata in gamba tesa del lumbard Salvini.

Alcuni giorni fa scrissi e oggi vale ancora più di ieri: per il consenso che abbiamo sin qui dimostrato all’amico Zaia, a Salvini vorremmo offrire un amichevole consiglio: non tocchi l’autonomia dei veneti, eredi dell’antica e gloriosa Repubblica Serenissima e non stuzzichi il leone di San Marco che, meglio per tutti, se resta immobile al centro: ” in moeca” come si dice a Venezia.

Se Zaia vuol essere riconfermato esiste una sola strada: via libera alla lista a suo sostegno dell’amico Tosi, aperta a quanti come noi della costituente civica popolare intendiamo offrire con il nostro manifesto della sussidiarietà una nuova speranza e concorrere a un profondo cambiamento della classe dirigente.

Spero che all’interno della LEGA alla fine trionfi il buon senso e che il giovane capo lumbard ringalluzzito dai sondaggi che lo collocano sulla cresta dell’onda non si lasci prendere da una malsana euforia, perché così facendo rischierebbe di consegnare senza alcun merito la guida del Veneto a quella conturbante signorinella vicentina della Moretti.

Intanto noi “DC non pentiti” e popolari di tutte le chiese non stiamo inerti a guardare, perché la nostra attraversata nel deserto è finita. Ora è tempo di ricomposizione e i cinquantenni del 1994 sono pronti ad aiutare i più giovani che hanno passione civile a scendere in campo a fianco dei “leghisti democratico cristiani” e a quanti intendono opporsi alla consegna anche del Veneto allo strapotere di Renzi e dei suoi accoliti.

Abbiamo già redatto “il manifesto dei Popolari per il Veneto” e attorno a quella nostra idea di Veneto 2.0 intendiamo raccogliere il consenso di quanti sono interessati a un cambiamento profondo della classe dirigente della nostra Regione nella continuità dei nostri valori ideali.

Ettore Bonalberti

www.alefpopolaritaliani.eu

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net

 

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