Domenica 1 febbraio è stata una giornata di sole, bella, quasi primaverile, avevo promesso alla mia piccola Serena, di fargli fare una gita fuori porta, portarla a Verona e di far visita a quel balcone che unisce innamorati e sognatori che almeno una volta nella vita, hanno letto la magnifica storia di Romeo e Giulietta
Durante la passeggiata per avviarci al nostro obbiettivo, ci siamo trovati davanti a noi in piazza Bra, un carro arrugginito, da un altoparlante una voce, che ripeteva in modo costante nome e cognomi, era il carro della memoria, uno dei vagoni ferroviari che trasportavano i deportati ad Auschwitz.
La mia piccola che di anni ne ha solo 5 ed è sempre pronta con i suoi “perché” e le sue domande, mi chiede – papà cosa sta succedendo lì?!
Gli rispondo che si sta ricordando una delle cose più vili e vigliacche che l’essere umano si è inventato, la Shoah, cerco di destreggiarmi con le parole, per spiegare con morbidezza i fatti, non semplice per me, sopratutto per la grande attenzione che Serena pone alla questione.
In quel carro si può salire, mi fa notare, – perché non mi ci porti – , esclama Serena, accetto, anche per darle una visione completa e viva dei fatti.
Durante la fila, anche per prepararla a ciò che vedrà, gli domando se ricorda quel film visto qualche giorno prima, lei, prontamente, mi risponde, – quello con il “Papà” che fa vincere ad il suo bambino un carro armato vero? – , esatto, rispondo io, e lei quasi con un ciglio da finta tonta – ah già, quello che dice sempre la frase che a me piace molto e tu mi ripeti tutte le mattine, “Buongiorno Principessa!” –
Rido, è capace di farmi ridere anche davanti ad un fatto così difficile da spiegargli, è capace di farmi ridere, su un film che è a tratti divertente, ma che mi strappa una lacrima ogni volta che lo guardo. “La vita è bella” e vissuta proprio con gli occhi di un bambino.
Saliti sul carro non c’è molto da vedere, alcune persone parlano tra loro, ci sono molti biglietti affissi alle pareti e c’è sopratutto una tabella con i numeri, una di queste dice: tra 1 giorno ed i 12 anni sono morti oltre 1000 bambini deportati nei campi di concentramento.
Guardo mia figlia e penso da padre, come si può non avere rabbia per ciò che è successo, come si poteva allora, avvallare una situazione del genere, eppure oggi come ieri la situazione non è pienamente diversa, tecnicamente è addirittura peggiorata.
Mia figlia mi guarda, lei che è una donnina scaltra, si accorge del mio rigurgito di fronte a quella tabella e mi chiede, – papà, cosa c’è scritto – , gli rispondo che sono i numeri dei bambini deportati , – depo….che? – , deportati, rispondo, cioè che è stato portato via con la forza e trasportato con quel carro in un campo di concentramento e molti di quelli non sono più tornati, lei con un sorriso quasi di incoraggiamento mi dice – papà, speriamo che non succeda mai più – , con una lacrima sapendo di dirgli una bugia, rispondo, già, speriamo figlia mia.
Le bugie dette ai bambini fanno sempre male, un giorno gli spiegherò alla mia bambina che l’essere umano ha smesso di essere vile e vigliacco ma è diventato vile-vigliacco è indifferente, che dal 1920 ad oggi, sono stati uccisi un MILIARDO di bambini, è la cosa più triste e che sono stati uccisi, come nel caso del nazismo da una ideologia, non più quella della superiorità della razza ma quella dello scarto.
Si comincia sempre con la storiella della libertà individuale, dell’auto-determinazione , ci raccontano che questo è un mondo dove, se non sei perfetto è giusto che vieni eliminato, che se ti abortiscono entro i 90 giorni dal concepimento sei solo un grumolo di cellule, e quindi non è vita, che se hai la sfiga di nascere in Olanda entro tre mesi dalla nascita grazie all’avanguardia medica (sic!) e non sei abile, zac!, ti fanno fuori grazie all’eutanasia infantile.
Dovrò raccontargli che c’è stata una fabbrica della morte come in America che mi fattura come quest’anno 127,1 milioni di dollari, che nessuno chiama lager e non ci sono giorni della memoria, nessun fiore o messa, anzi ci sono 528 milioni di dollari di finanziamento pubblico, che fanno tristezza, anzi orrore.
Dovrò raccontare alla mia bambina che ad ammazzarli questa volta non è stato ne un ufficiale tedesco, ne tantomeno una camera a gas, questi bambini sono morti per mano di chi, ironia della sorte è stato proprio a donargli la vita, la madre.
Purtroppo, cara figlia mia, queste cose ieri, non te le ho raccontate, ma ci sarà un giorno che tutto questo potrebbe essere solo un brutto ricordo, che tu spiegherai ai tuoi figli, rimarcando il fatto che è qualcosa che non deve più succedere e proprio come dice Papa Francesco “Ogni Vita è un Dono “