Che cos’è? – Il crowdfunding si può definire come un vero e proprio business model dove la “folla”, ossia le persone comuni, tramite dei contributi monetari, raccolgono grandi cifre per permettere la realizzazione di progetti innovativi. Attraverso questa modalità di finanziamento alternativa i così detti creator, coloro che hanno le idee, non devono più ricorrere alle vie tradizionali per reperire fondi, centrale è avere delle buone doti comunicative e delle basilari nozioni di marketing.
Il crowdfunding si può applicare in numerosi campi: dalla ricerca sulle nuove tecnologie fino all’arte contemporanea, l’importante è scegliere la piattaforma online più adatta dove creare una pagina dedicata al proprio progetto corredata da un accattivante video di presentazione. Questo è il primo passo per sviluppare dei contatti con i potenziali investitori.
Nell’era del web 2.0 e della definitiva affermazione del modello della coda lunga, l’utente tramite il crowdfunding, si trova in una posizione di potere, dove è lui, con i suoi gusti e le sue preferenze a indirizzare direttamente il mercato decidendo cosa è meritevole di essere prodotto.
Come funziona? – Il modello di crowdfunding più popolare è quello reward based dove a fronte di una donazione, l’utente riceverà un premio: un campione del prodotto finanziato o, come avviene più frequentemente, del merchandising legato alla campagna.
Kickstarter ed Indiegogo, le principali piattaforme online per il crowdfunding, utilizzano questo modalità. Le due, però, sebbene molto simili, applicano strategie differenti: nel primo caso, infatti, si segue la filosofia del all or nothing dove chi richiede i finanziamenti riceverà la cifra raccolta solo nel caso in cui le donazioni abbiano raggiunto l’obiettivo monetario prefissato. In Indiegogo, invece, viene applicato un modello più flessibile, you’ll get all, dove, chi lancia le campagne può ricevere i soldi raccolti, anche se non è arrivato alla cifra obiettivo.
Inoltre è necessario rilevare come Kickstarter sia aperto ad un pubblico esclusivamente americano, mentre invece Indiegogo accetta progetti provenienti da tutto il mondo.
Il crowdfunding cinema – Se in generale si è parla molto di crowdfunding soprattutto per il mondo delle nuove tecnologie e per il finanziamento di start up, ad avere una notevole risonanza sui media sono state le campagne legate a progetti creativi. In pochi anni questo sembra, infatti, riuscito a dare una scossa in quei settori artistici, da sempre, molto chiusi, dove si tende ad investire poco sui nuovi talenti. Esemplare in questo senso è quello che sta avvenendo nell’industria cinematografica americana: negli Stati Uniti, infatti, dove il cinema indie è ormai sempre più solo un’etichetta formale, un numero sempre maggiore di filmmaker si sta affidando a questa modalità di finanziamento, non solo perché così viene garantita una maggiore libertà decisionale ma anche perché, ad oggi, il crowdfunding sembra anche un’ottima strada per creare awareness intorno ad un film ancor prima che questo venga prodotto sviluppando in questo modo un rapporto prolungato con il pubblico.
L’esempio più famoso è certamente quello legato alla pellicola: Veronica Mars – il film, tratta dall’omonima serie televisiva terminata nel 2007. Grazie all’aiuto dei numerosi fan, i creatori dello show hanno raggiunto la cifra record di 5,7 milioni di dollari ricevendo il sostegno da 91.585 finanziatori.
Ad utilizzare il finanziamento “dal basso” non sono, quindi, solo artisti di nicchia ma anche grandi nomi come Spike Lee, che nell’agosto del 2013 ha raccolto 1,418,910 dollari per finanziare la sua ultima pellicola dal titolo Da Sweet Blood of Jesus o l’attore Zach Braff che per il suo secondo film, Wish I Was Here, ha scelto di lanciare una campagna Kickstarter totalizzando 3,105,473 dollari.
Se in questi casi possiamo parlare di “scommesse sicure”, dove sono coinvolte personalità note al grande pubblico la cui capacità di attrazione è molto più alta, più difficile è, invece, trovare visibilità quando le opere sono prodotte da filmmaker poco conosciuti. Per facilitare questa situazione, allora, alcune organizzazioni come il Sundance Film Festival o il Tribeca Film Institute, hanno messo in atto una prolifica collaborazione con Kickstarter ed Indiegogo al fine di aiutare a far emergere i progetti più meritevoli: 99% il docu-film dedicato al movimento Occupy Wall Streat è certamente uno dei prodotti più interessanti nati a ridosso di queste partnership, insieme a Pariah vincitore agli indipendent spirit award del premio John Cassavetes nel 2012.
Non bisogna pensare, però, che la maggior parte dei registi ricorre a questa modalità di finanziamento per iniziare la produzione di un film, molti infatti, si ritrovano a cercare fondi per completare la propria pellicola, è questo quello che è capitato a Paul Schrader con The Canyons, il film presentato a Venezia nel 2013, scritto da Bret Easton Ellis e interpretato da Lindsay Lohan. Anche il documentarista – regista Sean Fine ha dovuto ricorrere al crowdfunding per terminare Inocente il primo film crowdfunded vincitore di un Accademy Award.
La rinascita degli indipendenti – Se il modello reward based, come abbiamo visto, sta già influenzando panorama attuale, secondo alcuni analisti ad avere un forte impatto sull’intera struttura produttiva indipendente sarà l’equity based crowdfunding, reso possibile tramite l’attuazione del Job Act, che nei prossimi anni sarà in grado di aiutare le piccole case di produzione, consentendo a queste di vendere quote di guadagni provenienti dal singolo prodotto finanziato, ossia i film. Lo scopo principale rimane quello di attirare più facilmente investitori, accreditati e non, assicurandosi così maggiori somme di denaro.
Il sistema crowdfunding, sebbene ancora debba risolvere delle problematicità legate soprattutto alle carenti tutele verso gli investitori, ancora troppo esposti a potenziali truffe, appare oggi come il mezzo capace di rivoluzionare l’intero ecosistema di un settore che da troppi anni versa in una crisi finanziaria e d’idee.