I tanti progetti in corso negli Stati Uniti per missioni spaziali commerciali – anche con iniziative di crowdfunding molto seguite, come Lunar Mission One – hanno posto l’accento su un nuovo problema: come regolare gli atterraggi e le attività sulla Luna? La Federal Aviation Administration americana ci ha pensato e compiuto il primo passo per la messa a punto di una regolamentazione delle attività commerciali sulla Luna: permetterà alle aziende Usa di ottenere delle concessioni di utilizzo di suolo lunare.
UNA SPINTA ALLE MISSIONI COMMERCIALI SULLA LUNA
Per il governo degli Stati Uniti si tratta non solo della risoluzione di un problema pratico ma di un modo concreto, per quanto provvisorio, per incoraggiare le iniziative commerciali sulla Luna. I documenti ottenuti in anteprima da Reuters mostrano che le aziende Usa possono reclamare il diritto di usare o sfruttare una certa area del suolo lunare usando lo stesso processo di assegnazione di licenze in vigore per i lanci spaziali.
La decisione è arrivata dopo che una di queste società che organizzano viaggi sulla luna, la Bigelow Aerospace, ha avviato un progetto per portare i suoi moduli gonfiabili sulla superficie lunare entro il 2025; la Bigelow poi affitterebbe questi abitacoli ad aziende, missioni scientifiche o anche privati cittadini. L’azienda si è rivolta perciò alla FAA chiedendo informazioni su come procedere per attuare il progetto entro un quadro legale.
In una lettera alla Bigelow, scritta con il coordinamento dei dipartimenti di Stato, della Difesa e del Commercio, della Nasa e di altre agenzie coinvolte nelle operazioni nello spazio, la FAA ha risposto che “userà l’esistente autorità di licensing sui lanci per stimolare gli investimenti del settore privato nei sistemi spaziali assicurando che le attività commerciali possano essere condotte su una base di non-interferenza”.
DIRITTI ESCLUSIVI
In pratica, la FAA non regola in senso stretto ciò che accade sulla Luna né tantomeno può assegnare la proprietà di parti del suolo lunare; tuttavia può evitare che una società atterri nello stesso punto dove è atterrata un’altra o si installi nella stessa zona in cui un’altra sta già conducendo le sue attività.
Come spiegano gli esperti sentiti da Reuters, la Bigelow potrà ora, con queste “concessioni” lunari, fissare un suo modulo gonfiabile sulla Luna e aspettarsi di avere diritti esclusivi su quella porzione di territorio e sulle aree collegate che potrebbe usare per esplorazioni, ricerche e altre operazioni.
Altre società potrebbero presto farsi avanti con la FAA per ottenere dei diritti esclusivi per le loro attività sul suolo lunare. Tra queste c’è Moon Express, che intende offrire trasporti commerciali robotizzati verso la Luna e servizi dati con l’obiettivo di estrarre dalla Luna minerali rari e riportarli sulla Terra. Le norme vigenti, spiega il co-fondatore e presidente Bob Richards, non vietano di fare questo, ma Moon Express vuole essere sicura di poter reclamare il diritto di proprietà sui campioni che preleva dalla Luna e riporta sul nostro pianeta.
PROBLEMI NORMATIVI
La lettera della FAA riconosce che le norme vigenti sono inadeguate a regolare le missioni spaziali commerciali. “Il quadro regolatorio nazionale, nella sua forma attuale”, si legge, “non è in grado di permettere al governo Usa di assolvere ai suoi obblighi” come previsto dal trattato Nato del 1967 che, in parte, governa le attività sulla Luna.
Questo trattato United Nations Outer Space richiede ai Paesi di autorizzare e supervisionare le attività degli enti non-governativi che operano nello spazio, quindi anche sulla Luna. Vieta le armi nucleari nello spazio, proibisce alle nazioni di reclamare la proprietà di corpi celesti e afferma che l’esplorazione e lo sviluppo dello spazio devono avvenire a beneficio di tutti i Paesi. Ora la decisione della FAA, che riconosce “la necessità del settore privato di proteggere i propri beni e il proprio personale sulla Luna o altri corpi celesti”, amplia l’autorità della stessa FAA nell’ambito del licensing sui lanci per le aziende Usa che progettano attività sulla Luna, ma riconosce al tempo stesso che occorre “ulteriore lavoro legale e diplomatico” per sostenere i nuovi sviluppi dell’esplorazione spaziale.
Tra i nodi da sciogliere ci sono sicuramente i diritti di proprietà e di estrazione mineraria sulla Luna, un tema già discusso negli Anni ’70 e sfociato nel 1979 nel Moon Treaty delle Nazioni Unite che però non fu firmato da Usa, Russia e Cina. Ora questi paesi vorranno probabilmente trovare un accordo per regolare le loro missioni commerciali, secondo Joanne Gabrynowicz, che insegna space law all’Università del Mississippi.
TRA FAR WEST E GARE LUNARI
Secondo gli esperti, infatti, con il moltiplicarsi delle società e iniziative legate all’esplorazione del satellite, la FAA e le altre autorità di paesi interessati a missioni commerciali sulla Luna dovranno trovare un modo per lavorare insieme e sviluppare nuove regole per le attività spaziali. “Al momento prevalgono una mentalità e un approccio da Far West”, afferma John Thornton, Ceo di Astrobotic, società che offre trasporti e servizi per la Luna.
Sia Astrobotic che Moon Express sono state create per partecipare – e potenzialmente vincere – alla gara sponsorizzata da Google chiamata Lunar X Prize (o Moon 2.0): si tratta di una competizione rivolta a società private che dovranno lanciare e far atterrare una navicella robotizzata sulla Luna; la navicella dovrà poi esplorare il terreno lunare e mandare sulla Terra dati rilevanti.