Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama punta anche sui temi “caldi” della privacy e della protezione dei dati per mettere d’accordo i due maggiori partiti e ottenere consensi in un Congresso dominato dai Repubblicani. Alla luce dei recenti cyber-attacchi (da Sony ad Anthem), governare i fenomeni del mondo digitale e difendere i dati personali dal furto o dall’abuso diventano una priorità sui cui ottenere al tempo stesso un prezioso appoggio bipartisan.
GLI SPONSOR DELLA LEGGE SUI DATI DEGLI STUDENTI
Circa un anno fa Obama ha assegnato a un suo consulente senior, John Podesta, il compito di studiare il fenomeno della moltiplicazione dei dati digitali e di dedicarsi a preparare nuove leggi federali per la protezione delle informazioni dei consumatori.
Primo passo: una proposta per proteggere i dati raccolti digitalmente nelle aule scolastiche tramite i software usati per fare i test o per programmi di insegnamento personalizzati, un mercato che negli Stati Uniti valeva 7,9 miliardi di dollari nel 2014, secondo la Software and Information Industry Association.
Per proteggere i minori e garantire un uso corretto dei dati raccolti a scuola l’Amministrazione Obama ha predisposto lo Student Data Privacy Act che al Congresso è sponsorizzato sia dal Repubblicano dell’Indiana Luke Messer sia dal Democratico del Colorado Jared Polis, mentre al Senato il Democratico del Connecticut Richard Blumenthal sta lavorando per mettere d’accordo i due partiti. “Proteggere i ragazzi americani dai Big data è una questione senza colore politico”, ha dichiarato Messer. “Una nuova legge è il modo migliore per rassicurare genitori preoccupati”, ha detto Polis.
I legislatori americani da tempo lavorano sul tema della protezione dei dati insieme ad associazioni per la privacy e aziende tecnologiche e dei contenuti (più di 100, tra cui Microsoft, Google e Amplify, una sussidiaria di News Corp) per tracciare linee guida contro un uso errato dei dati raccolti nelle aule scolastiche, ma ora la legge intende andare oltre, assicurando che i dati dei ragazzi siano usati solo per scopi circoscritti all’insegnamento o alla ricerca.
“In un mondo in cui la raccolta di dati è ubiqua e la conservazione di dati praticamente continua, è molto importante avere regole funzionanti che proteggano gli studenti, specialmente quelli sotto i 12 anni”, ha affermato Podesta. I recenti cyber-attacchi con massicci furti di dati dei consumatori “rendono più urgente approvare una legge e sono sicuro che useremo tutte le risorse che abbiamo, anche l’impegno personale del presidente, per far sì che il Congresso lavori su questo obiettivo”, ha aggiunto Podesta.
TUTTE LE INIZIATIVI DI OBAMA SULLA PRIVACY
Obama ha promesso agli americani che creerà nuovi strumenti per la protezione della privacy, in linea con le esigenze dell’era moderna in cui le persone lasciano continuamente tracce digitali della propria identità e delle proprie attività tramite device personali come gli smartphone e la navigazione Internet, specialmente sui social media. Il nodo essenziale è come queste informazioni sono raccolte, analizzate e cedute o vendute a terzi e Obama se ne sta occupando come parte di un’ampia strategia per rafforzare le leggi americane che governano il mondo digitale.
Le iniziative di Obama su Big data e privacy non si limitano dunque al mondo scolastico. Alla fine di febbraio la Casa Bianca dovrebbe presentare un’altra proposta di legge disegnata per dare più potere ai consumatori di decidere come i loro dati sono conservati dalle aziende di Internet e venduti a terzi.
Intanto a metà gennaio Obama ha chiesto al Congresso di approntare una legge federale che obblighi le aziende americane a essere più trasparenti nel comunicare quando i dati delle carte di credito e altre informazioni sui consumatori vengono perse in attacchi hacker come quelli che hanno colpito Sony, Target o Home Depot. La legge che Obama propone, Personal data notification and protection act, chiede un unico standard nazionale di comportamento per le aziende che subiscono violazioni dei loro sistemi di sicurezza: dovranno renderlo noto entro 30 giorni dalla scoperta dell’attacco hacker.
Sul tavolo c’è anche la proposta di aggiornamento dell’ormai obsoleto Electronic Privacy Communications Act per proteggere e-mail e altri dati conservati nel cloud.
Con tutte queste leggi federali, la Casa Bianca cerca di ovviare all’attuale patchwork di regole statali e di far valere una normativa unica che dia maggiori garanzie. Lo spezzettamento statale è stato finora un ostacolo, ma la Casa Bianca ha organizzato un cyber summit alla Stanford University il 13 febbraio dove si incontreranno top manager delle industrie tecnologica, retail e bancaria, alti funzionari dello Stato e associazioni dei consumatori con lo scopo di creare supporto per le cyber-iniziative del presidente.
L’IMPATTO DEI BIG DATA
La Casa Bianca non vuole restare indietro al fenomeno Big data. Lo stesso Podesta è alla guida del gruppo di lavoro che studia le implicazioni dei Big data (mentre il Committee of Advisors on Science and Technology del presidente ne ha studiato gli aspetti più prettamente tecnici) e ha appena pubblicato un primo report dove cerca di far luce su vantaggi e svantaggi di questa tecnologia. I Big data rappresentano un’enorme opportunità per trasformare la sanità e l’istruzione, aumentare la produttività economica, dare più strumenti ai consumatori e permettere ai servizi pubblici e al governo di funzionare meglio, “ma queste tecnologie suscitano anche preoccupazioni su come proteggere la privacy ed altri valori fondamentali”, ha detto Podesta. “Con l’aumentare dei dati che vengono raccolti, analizzati e conservati su sistemi pubblici e privati, dobbiamo vigilare per far sì che sia preservato un equilibrio di potere tra governo e cittadini e tra aziende e consumatori”.
“L’Amministrazione ha varato una serie di iniziative per capire come le tecnologie dei Big data potrebbero, intenzionalmente o no, portare a discriminazioni e per espandere la nostra competenza tecnica per prevenire tali esiti indesiderati”, ha spiegato ancora Podesta. Il bilancio per l’anno fiscale 2016 include 17 milioni di dollari in investimenti per studi sui Big data presso la National Science Foundation, con cui l’amministrazione Obama vuole approfondire ulteriormente la sua conoscenza di questo settore così complesso e in costante evoluzione.