Mauro Moretti mette la sua firma sul futuro di Finmeccanica. Con l’approvazione del piano industriale 2015-2019 si delinea la nuova struttura della maggior conglomerata industriale italiana. E le banche d’affari dicono buy, pressoché unanimemente, mentre ieri sera il capo azienda del gruppo presieduto da Gianni De Gennaro ha illustrato il piano nel corso di un’audizione parlamentare alla commissione Attività Produttive.
LE MIRE DEL PIANO
“Il Piano Industriale – si legge nel comunicato ufficiale di Finmeccanica – si basa su un’analisi dettagliata, svolta negli ultimi mesi, dello scenario del settore Aerospazio, Difesa e Sicurezza (a,d&s) e del posizionamento competitivo del gruppo nei singoli settori e nei rispettivi segmenti di attività sul mercato globale. Il Piano mira al rafforzamento nel core business, che è appunto l’hi-tech nell’a,d&s prevedendo significativi miglioramenti delle performance industriali ed economico-finanziarie”.
I NUMERI DI MORETTI
E, per la seconda volta consecutiva, il management ha elevato le stime sui risultati attesi dell’esercizio 2014: portando su gli ordini a 15,5 miliardi (in aumento di oltre un miliardo e mezzo rispetto alla precedente guidance di novembre 2014). Migliorano anche le previsioni su ricavi (da 13,5/14 miliardi a 14,4/14,7), ebitda (+20% nell’a,d&s e in generale da 980/1030 milioni a 1040/1060 milioni) e flussi di cassa operativi (da -350/-250 milioni a -160/-140 milioni). Anche l’indebitamento è visto in riduzione di oltre 600 milioni di euro dal 2014 al 2017, a meno di 3,5 miliardi, senza includere le operazioni straordinarie.
I BUY DEI BROKER
Numeri e intenzioni che ai money manager sono piaciuti. Tanto che Equita ha definito le stime del gruppo industriale italiano “conservative”, sostenendo che il “cash flow possa essere migliorato”. “Alla luce del piano di taglio costi (oltre 200 milioni entro il 2019) sebbene in parte ribaltato ai clienti – scrive Martino De Ambroggi, che giudica il titolo buy con target price a 11 euro – e del recupero di efficienza in alcune divisioni (elettronica e aeronautica) la guidance di ebitda del core business appare conservativa. Per esempio, il miglioramento atteso nel 2015, tra 90 e 120 milioni, è praticamente garantito dalla controllata Drs”.
DOSSIER DRS
Restano alcuni punti critici. “Come il free cash flow, che è in miglioramento – continua Ambroggi – ma non best in class, in quanto sconta ancora i costi di ristrutturazione degli scorsi anni, circa un miliardo nel solo 2013 e il rosso di Breda”. L’analista ricorda inoltre che Drs sta cercando un partner (industriale o finanziario) e che sui “trasporti languono novità: qualora gli asset da rilanciare non generino i risultati desiderati non si esiterà ad uscire. Acquisizioni sono possibili, ma nel breve solo piccole. Restiamo dell’idea che i trasporti vengano ceduti a breve mentre asset come Mbda e Drs nel medio termine”.
LA DIALETTICA TRA ANALISTI
Finmeccanica è buy anche per Banca Imi che conferma il giudizio ma si dimostra ancora più ottimista di Equita, alzando il target price a 12 euro dai 9,5 precedenti, ritenendo il piano industriale “credibile e capace di rivelare il valore ancora nascosto del titolo”. Per Massimo Vecchio, di Mediobanca Securities, il titolo è invece neutral ma “la base di partenza per il business plan è più elevato delle attese: il managemet ha elevato tutte le stima al 2014 – scrive Vecchio – ma per il 2015 la società si aspetta che i ricavi diminuiscano da 200 a 400 milioni soprattutto per la riduzione di 500 milioni del perimetro societario. Per effetto principalmente del trasferimento di alcune attività a Boeing e l’uscita da due segmenti di Drs. Ciononostante, l’Ebitda è visto ancora in crescita mentre il free flow operativo dovrebbe tornare positivo nell’ordine di 100/200 milioni”. Ma non basta all’analista di Mediobanca per abbandonare la cautela. “Il target price è di 9,1 euro – conclude Vecchio – ovvero circa il prezzo corrente e si basa su margini migliori di quelli inclusi nel piano. Che è, comprensibilmente, conservativo: maggiori tagli di costi potrebbero derivare dalla ristrutturazione del portafoglio che ancora non è inclusa nella guidance”.