La produzione industriale è aumentata per il secondo mese consecutivo a dicembre (non accadeva da più di un anno), accelerando anzi a +0,4% m/m dopo il +0,3% m/m di novembre. La variazione annua torna in territorio positivo, a +0,1% da -1,9% precedente.
L’aumento è trainato dal settore-chiave dei beni strumentali, che crescono per il terzo mese consecutivo su base congiunturale (+3% m/m) e tornano ampiamente in positivo su base annua (+6,1% a/a: si tratta di un massimo dall’agosto del 2011). Poiché la debolezza degli investimenti aziendali rappresenta nell’attuale fase congiunturale l’anello debole della crescita, si tratta di un dato molto incoraggiante. In progresso, sebbene più limitato, anche beni intermedi ed energia (+0,3% e +0,4% m/m rispettivamente). Da notare che per l’energia si tratta del primo rimbalzo dopo cinque mesi di calo: proprio l’energia aveva rappresentato un importante freno all’attività produttiva nei mesi da luglio a novembre, anche per via di fattori meteorologici.
Lo spaccato per settore di attività economica resta misto, ma è in miglioramento. Aumentano da 5 a 8 (su un totale di 15, dunque oltre il 50% per la prima volta da molto tempo) i settori in progresso su base annua: i più brillanti si confermano mezzi di trasporto (+14,7% a/a), computer e elettronica (+13,9%) e macchinari e attrezzature (+8,6%). Non a caso si tratta di alcuni tra i settori con la più alta quota di fatturato estero, ed in particolare esposti verso l’area del dollaro. Peraltro, non sono pochi i settori manifatturieri che mantengono una tendenza negativa su base annua: le apparecchiature elettriche si confermano il più colpito da crisi “strutturale” (-10,3%); in rosso anche il settore metallurgico (-4,2%), quello farmaceutico (-2,3%), tessile (-2,2%), della gomma e plastica (-1,4%) e del legno e carta (-0,7%). Al di fuori del settore manifatturiero, faticano a uscire dalla crisi anche l’attività estrattiva e la fornitura di energia.
In sintesi, il dato rende evidente il fatto che l’industria già nella parte finale del 2014 ha cominciato a beneficiare degli effetti dell’indebolimento del cambio e del calo delle quotazioni delle materie prime. A nostro avviso, tali effetti (come visibile anche dal miglioramento delle indagini di fiducia delle imprese negli ultimi mesi) non potranno che amplificarsi nei primi mesi del 2015.
La produzione industriale ha chiuso il 4° trimestre 2014 con una flessione solo marginale (-0,1% t/t); è dunque probabile che il contributo al valore aggiunto sia stato trascurabile. Ciò segnala rischi verso l’alto sulla previsione di un PIL ancora in modesto calo nel trimestre: dopo il dato sulla produzione, è probabile che il PIL possa se non altro aver evitato un altro segno negativo a fine 2014.
Soprattutto, la variazione “acquisita” della produzione industriale per il 1° trimestre 2015 è di +0,4% t/t. A nostro avviso, visto il miglioramento in corso delle indagini congiunturali, l’incremento effettivo potrebbe risultare anche decisamente maggiore: il trimestre in corso potrebbe essere per l’industria il più positivo degli ultimi 4 anni. Ciò conferma, come segnaliamo da tempo, che, soprattutto per via dell’impatto dei recenti shock “esogeni” (petrolio, tasso di cambio, QE deciso dalla BCE), per la prima volta da anni i rischi per lo scenario di crescita dell’economia italiana appaiono decisamente verso l’alto.