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Isis, al Qaeda, al-Nusra. Tutti i terroristi islamici che minacciano l’Occidente. Parla Stewart (Dia)

Il mondo sta affrontando una nuova emergenza sicurezza che, a differenza del passato, presenta molte sfaccettature, quindi va combattuta su fronti diversi. Nel corso di un’audizione tenuta presso il Comitato della Camera per i Servizi Armati statunitense e dedicata alla valutazione delle minacce globali, il direttore della Defense Intelligence Agency (Dia), il tenente generale del Vincent Stewart, ha dichiarato – ripreso da Business Insider – che «le sfide sulla sicurezza che stanno fronteggiando gli Stati Uniti sono molte e di gran lunga più complesse di quelle che abbiamo vissuto nella nostra vita». Un discorso che richiama in maniera diretta la lotta al terrorismo.

LA TRIPLICE MINACCIA:  IS, AL QAEDA E AL-NUṢRA

Ma rispetto a qualche anno fa, oggi c’è bisogno di un dispiegamento di forze ed energie doppio, forse triplo. Se da un lato, infatti, al Qaeda potrebbe espandersi in Siria, mentre minaccia l’Occidente, dall’altro non sono affatto trascurabili i successi ottenuti dallo Stato Islamico in Iraq e in Siria a partire dalla metà dello scorso anno. Ma non finisce qui. I rivali dell’Is del Fronte al-Nuṣra, un gruppo di rivoltosi armati attivo in Siria e  in Libano e affiliato ad al Qaeda, sta guadagnando terreno nel corso degli ultimi mesi. La Dia è preoccupata del fatto che al-Nuṣra possa continuare ad avanzare all’interno della Siria e riesca a migliorare le sue capacità operative in Libano – dove peraltro già opera – mentre in accordo con i piani alti di al Qaeda possa pianificare attacchi contro l’Occidente. «Facendo parte della grande rete di al Qaeda», scrive Stewart, «siamo preoccupati per il sostegno che il Fronte al-Nuṣra possa offrire nell’organizzazione di un attacco terroristico transnazionale ordito contro gli interessi di Stati Uniti e dell’Occidente, più in generale».

UN PERICOLO SCONOSCIUTO CHIAMATO KHORASAN

Ma a destare particolare preoccupazione sarebbe Khorasan, un gruppo terroristico nato diversi anni fa in Iran come cellula locale di al Qaeda, per poi spostarsi da alcuni mesi in Siria dove collabora a stretto giro con al-Nuṣra. Sulla carta si tratta di un gruppo estremamente pericoloso: i suoi miliziani sono jihadisti provenienti soprattutto dal Pakistan e dall’Afghanistan, quindi con una pluriennale esperienza in campo militare e terroristico, ma non mancano combattenti che arrivano da alcuni Paesi occidentali. In passato, i funzionari statunitensi avevano distinto il gruppo Khorasan da al-Nuṣra, identificandole erroneamente come entità diverse. In realtà, sono due facce della stessa medaglia, che porta il nome di al Qaeda. Lo stesso Stewart chiarisce che gli operatori del gruppo Khorasan sono profondamente radicati all’interno di al-Nuṣra.

IL RAID USA HA SOLO INDEBOLITO LO STATO ISLAMICO

Nel settembre 2014 gli Stati Uniti hanno colpito i due gruppi affiliati ad al Qaeda in un raid, ma allora non rappresentavano il loro principale bersaglio. La DIA ritiene che gli attacchi aerei «hanno probabilmente ucciso un certo numero esponenti di al-Nuṣra e Khorasan, ma non alto abbastanza da impedire a questi gruppi di continuare a complottare contro l’Occidente». Quello stesso attacco, per quanto forte, non è bastato a sconfiggere lo Stato Islamico, ma solo a «ridimensionare l’Isis, poiché sono stati colpiti molti dirigenti che operavano in Iraq e in Siria», spiega Stewart nel suo discorso. Ciò non esclude che, per quanto indebolito, l’Isis possa riprendere forza e imporsi nelle aree sunnite dell’Iraq e della Siria o al di fuori di questi territori.

LA COMPETIZIONE TRA AL QAEDA E STATO ISLAMICO

Il direttore della Defense Intelligence Agency, nel suo dossier, parla a più riprese della competizione strisciante tra lo Stato islamico (o Isis) e al Qaeda. Stewart spiega che il cosiddetto “core” di al Qaeda adesso sia focalizzato «sulla sopravvivenza fisica dopo le perdite sul campo di battaglia» e sul «mantenimento del suo status avanguardista nella cornice dell’estremismo globale, essendo stato eclissato dalla crescente importanza a livello mondiale dell’Isis e il forte agonismo che anima gli adepti».

TUTTE LE AMBIZIONI DI AL QAEDA

Perciò è molto probabile, stando a quanto scrive il numero uno della Dia, che per recuperare terreno al Qaeda cercherà di espandere la propria presenza in Afghanistan nei prossimi mesi e punterà sempre più sulla crescita dei gruppi di al-Nuṣra e Khorasan. Ma le cellule operative di al Qaeda sono di stanza in tutto il mondo. Il direttore generale di questa rete globale, Nasir al Wuhayshi, è anche l’emiro della Penisola Arabica (Aqap) che rappresenta una sorta di “filiale regionale” di al Qaeda. Zona in cui l’aumento degli Houthi, i ribelli sciiti in Yemen che ricevono un sostegno dall’Iran, ha notevolmente complicato la missione antiterroristica americana. Stewart spiega che, nonostante il guanto di sfida lanciato dallo Stato Islamico, «al Qaeda continua a mantenere la fedeltà dei suoi affiliati globali in Yemen, Somalia, Nord Africa, la Siria e in Asia meridionale.

Il Long War Journal valuta che i miliziani di al Qaeda in giro per il mondo sono attualmente più forti di quelli dell’Isil nella rete internazionale. Perché, se è vero che lo Stato Islamico ha diminuito la “quota di mercato” di al Qaeda come “avanguardia” del movimento jihadista globale, non l’ha di certo soppiantata.

LA CRESCENTE MINACCIA DELL’ISIS

Nonostante ciò, Stewart e la DIA sono comunque preoccupati per «l’espansione dell’Isis oltre i confini della Siria e dell’Iraq». Si parla di «filiali in Algeria, Egitto, Libia» che conferiscono al gruppo di al Baghdadi «una massiccia presenza internazionale». In Egitto e Libia, i seguaci dello Stato Islamico sono una minaccia crescente. La fazione di Ansar Bayt al Maqdis (Abm) nel Sinai, che ha aderito ufficialmente all’Isis a novembre, ha aumentato la sua capacità di attacchi contro la polizia egiziana e i militari. Mentre altri gruppi jihadisti non allineati con lo Stato Islamico, tra cui Ajnad Misr, continuano a fare resistenza.

In Libia, l’Isis ha preso piede a causa del ritorno di centinaia di combattenti stranieri provenienti dai campi di battaglia iracheni e siriani. L’attacco al Corinthia Hotel di Tripoli dello scorso mese sottolinea proprio le crescenti capacità di intervento all’interno del paese. «L’Isis ha aumentato la sua presenza e la sua influenza in Libia, soprattutto a Derna, dove ha iniziato a creare istituzioni islamiche nonostante la presenza di gruppi di opposizione», scrive Stewart.

Mentre in Pakistan cresce la preoccupazione per l’azione di sensibilizzazione e propaganda effettuata dallo Stato Islamico in Asia meridionale. L’Isis, infatti, sta cercando di consolidare la propria presenza nella regione attraverso l’appoggio di ex comandanti talebani pakistani e di ciò che resta dei talebani afghani. E anche se, per lo Stato Islamico, questo obiettivo resta più difficile da raggiungere rispetto ad al Qaeda che gode di maggiori consensi nell’area, il flusso di combattenti di matrice terroristica che continuano a ingrossare le fila dell’Isis lo aiuterà senz’altro a espandere la propria presenza internazionale. Parola del tenente generale Vincent Stewart.

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