Non solo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo hanno sentito la spinta di abbandonare la propria vita in Occidente per “impegnarsi” in aiuti umanitari in Medio oriente. Lo scorso martedì tre ragazze britanniche sono partite da Londra verso la Siria. Ma le intenzioni di Shamima Begum (15 anni), Kadiza Sultana (16 anni) e Amira Abase (15 anni) erano ben diverse: le adolescenti si sono arruolate nelll’organizzazione terroristica dello Stato Islamico. Nonostante la giovane età, le tre adolescenti sono considerati “risolute, mature e intelligenti”, secondo i compagni di scuola.
Frequentavano l’Accademia Bethnal Green e sono state ingaggiate, molto probabilmente, da Aqsa Mahmood (qui il ritratto di Formiche.net), che nel 2013 ha lasciato la sua casa a Glasgow, in Scozia, per sposare uo jihadista dello Stato Islamico e abbracciare la causa terrorista.
Il merchandising dell’orrore (nel senso letterale, perché ci sono siti web che vendono magliette, orologi e souvenir dell’Isis) continua a conquistare i giovani occidentali.
STRATEGIA PROPAGANDISTICA
Esperti di terrorismo sostengono che soltanto nel Regno Unito circa 50 ragazze si sono arruolate negli ultimi mesi allo Stato Islamico in Siria. Secondo Erin Saltman, ricercatrice del Institute for Strategic Dialogue, un think tank con sede a Londra, “il processo di radicalizzazione dello Stato Islamico consiste nella propaganda in base alla quale si sostiene che fanno parte di un movimento umanitario, che contribuisce a costruire un califfato che descrivono come un’utopia”.
PROPAGANDA ROSA
“E questa propaganda è diretta specificamente alle donne perché loro fanno parte della prossima generazione della cosiddetta utopia del califfato: loro sono le spose e le mamme dei jihadisti del futuro”. Per Saltman, lo Stato Islamico “sta dedicando molto tempo e sforzo per creare un macchinario di seduzione per donne e giovani che aderiranno alla lotta”. “Sappiano che parte dell’attrazione di queste bambine e ragazza verso lo Stato Islamico è la ricerca dell’avventura – ha spiegato la ricercatrice -. Dicono che loro faranno parte di un percorso romantico dove saranno ricevute da mariti jihadisti che le aspettano. E questo è attraente”. Ma la realtà che le aspetta è molto lugubre: “Come donne, sono costrette a restare in casa. La religione islamica della sharia non ammette che la donna esca di casa senza il permesso dell’uomo. E vivono in zona con servizi basici precari come l’elettricità e l’acqua”, ha precisato Saltman.
TEOLOGIA O TECNOLOGIA?
Secondo un articolo pubblicato dal The National Interest, per capire la strategia dello Stato Islamico non bisogna andare a scavare nella teologia ma nella tecnologia. Perché sono le nuove tecnologie l’arma più efficace dell’organizzazione terroristica. Maha Yahya, esperto in Medio Oriente del Centro Carnegie, dice che il sistema di istruzione arabo è fallito e l’offerta dello Stato Islamico è una delle principali calamite per nuovi membri. Inoltre, la crisi economica e il debole welfare hanno allontanato i cittadini dallo Stato. La sfiducia verso i governi e l’Occidente sono altri motivi per cui la strategia di Isis rischia di avere successo tra i giovani.
QUALITÀ PROFESSIONALE
Secondo l’analista Pablo Sapag, ricercatore dell’Università Complutense di Madrid ed esperto in propaganda e Medio Oriente, “c’è gente molto preparata alla guida della strategia dell’Isis…. Si vede il salto qualitativo rispetto a quello che faceva Al Qaida. Erano video lunghi, noiosi, senza ritmo, con un piano fisso di Bin Laden che parlava per 20 minuti in termini religiosi, con parole e concetti difficili da capire”. Ora invece l’Isis ha creato una narrativa del terrore, semplificata e alla portata di tutti, con un ben riuscito sostegno audiovisivo. Il risultato è nelle statistiche in crescita dei nuovi arruolati.
LA RISPOSTA OCCIDENTALE
Intanto la risposta dei governi occidentali sono misure preventive anti-terrorismo. Oggi per la prima volta sei cittadini francesi che avevano in programma un viaggio verso la Siria si sono visti ritirare il loro passaporto. La nuova legge è stata introdotta a novembre del 2014. Le carte di identità e passaporti dei cittadini francesi sono stati sequestrati per sei mesi. Secondo alcune informazioni ufficiali si calcola che circa 1.400 residenti in Francia si sono uniti alla causa jihadista dello Stato Islamico. Bisognerà chiedersi se queste misure basteranno per fermare Isis e i ragazzi che partono per la Siria e l’Irak a combattere.