Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Giorgio Ponziano apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Il tallone d’Achille di Matteo Salvini potrebbe essere Casapound, il gruppo di estrema destra che in qualche modo richiama il vecchio Fronte della gioventù, di missina memoria. Dopo avere flirtato con Gianni Alemanno e Francesco Storace, Casapound ha stretto un’alleanza con Salvini, che inserirà esponenti di quel movimento nelle liste delle prossime elezioni. Ma si tratta di una mossa abile o al contrario la Lega rischia di venire etichettata come partito della destra più radicale e diventare un alleato scomodo di Forza Italia?
Salvini spera di raccogliere i voti in libera uscita degli aficionados dell’ex-Alleanza nazionale ma rischia di perdere voti moderati: soprattutto tra il ceto medio del NordEst incomincia a farsi strada l’allarme per posizioni ultra’ che potrebbero rischiare di bloccare la ripresa che si profila all’orizzonte. Inoltre sul fronte ex-An, Salvini è già coperto da un’altra alleanza, quella con Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) quindi il gioco su Casapound sembra avere più rischi che benefici.
L’ASSE CON BERLUSCONI
Pure l’asse con Berlusconi è destinato a incrinarsi perché è vero che l’ex-Cavaliere sdoganò a sorpresa Gianfranco Fini e An ma i tempi sono lontani anni-luce, allora Berlusconi era l’astro nascente del post Mani Pulite, aveva il vento in poppa e il partito-azienda in pugno: l’alleato si ritrovava in un ruolo subordinato e sostanzialmente passivo. Oggi il nuovo alleato prenderà probabilmente più voti di Forza Italia e Berlusconi per una serie di motivi e nonostante i suoi previsti colpi di coda dopo la ritrovata agibilità politica è comunque un leader in fase discendente. Come fa ad accettare di intrupparsi non solo con un leader scomodo come Salvini ma anche con un gruppo destabilizzante come Casapound che reclama visibilità e potere? E che non nasconde la sua contrarietà a Forza Italia: «Noi possiamo allearci con la Lega, costruire una coalizione – dice Simone Di Stefano, leader di Casapound – purché si sia fuori dal centrodestra e lontani da Forza Italia, con loro noi non potremmo stare».
LA DISTANZA DA NCD
Non solo. Casapound diventa discriminante rispetto ad ogni tentativo di inserire Angelino Alfano nell’alleanza di centrodestra. Matteo Renzi gliel’ha già fatto sapere: il ministro dell’Interno di un governo a guida Pd non può avere rapporti con gruppi estremisti. Insomma, un guaio. Perché il centrodestra ha più che mai bisogno di unità per rendere credibile una sfida a Renzi. Le mosse di Salvini sembrano non tenerne conto. Quasi che egli preferisca una Lega forte nella palude a un centrodestra articolato e in grado di impensierire il Pd.
LA MANIFESTAZIONE #RENZIACASA
La manifestazione (#Renziacasa) che si terrà sabato 28 febbraio a Roma è (anche) una prova generale dell’embrasson nous tra Lega e Casapound. È la prima volta che Casapound firma manifesti congiuntamente e reclama un proprio spazio come si conviene a un alleato ufficiale che ha promesso di non provocare incidenti. Roma sarà blindata, anche perché ancora scottano gli incidenti con gli hooligan. Ma il proclama pubblicato su Facebook nel sito di Casapound è piuttosto bellicoso: «Saremo in piazza a Roma il 28 febbraio con Matteo Salvini contro il buffonesco e criminale governo Renzi». Da parte sua, Salvini rivela: «La nostra manifestazione è autorizzata e abbiamo pagato un’assicurazione per un milione e mezzo di euro per coprire eventuali danni». Non nasconde la sua soddisfazione l’europarlamentare Massimo Borghezio: «Ben vengano, sono un piccolo esercito politico».
LA CONTRO MANIFESTAZIONE #MAICONSALVINI
Il fatto è che associazioni antifasciste e centri sociali stanno organizzando una contromanifestazione che passerebbe nei pressi della sede di Casapound e anche per questo la Questura non l’ha ancora autorizzata. Dicono i promotori: «Ci auguriamo che la conferma alla nostra manifestazione arrivi quanto prima e che il deterrente all’autorizzazione non sia legato ad eventuali assembramenti di Casapound. Speriamo che il diritto a manifestare venga garantito a tutte quelle realtà antifasciste e antirazziste attive a Roma e che insieme stanno costruendo questa importante mobilitazione».
IL FRONT NATIONAL ITALIANO
La manifestazione romana dovrebbe risultare anche una pietra miliare nella costruzione del Front National italiano. Ma se Marine Le Pen ha tagliato l’ala estrema del movimento bisticciando col padre, Salvini si è recato nel palazzo romano occupato da Casapound in via Napoleone III, quartiere Esquilino, per flirtare con lo stato maggiore del movimento. C’è chi giura che Salvini abbia sondato la disponibilità ad appoggiarlo nella corsa a sindaco di Milano che appare sempre più uno dei suoi obiettivi. In cambio Salvini metterebbe il suo appeal nella costituzione della Lega di Roma, che sarebbe guidata dal leader di Casapound, Simone Di Stefano, e che sfiderebbe Marino alle prossime amministrative romane. Già vi sarebbero i primi aderenti blasonati a questo progetto: l’ex presidente del consiglio comunale quando era sindaco Gianni Alemanno, Marco Pomarici, Luca Aubert e Simona Baldassarre, del I Municipio, Daniele Giannini, Raimondo Fabbri e Maria Gemma Di Trocchio, del XIII Municipio.
LA MARCIA SU ROMA
Di Stefano ammette che la marcia su Roma è cominciata: «I nostri rapporti nascono con l’elezione di Mario Borghezio che noi abbiamo contribuito a far eleggere in Europa nel collegio dell’Italia Centrale, in questo momento Salvini dice le stesse cose che diciamo noi sull’immigrazione e sull’euro ».
La Lega di Umberto Bossi è alle spalle. La Padania secessionista non esiste più e anche le ampolle con l’acqua del Po sono diventate cimeli. Salvini è spesso in tournée al Sud, sconta qualche contestazione ma mette semi perché si presenta parlando di immigrazione, euro, giustizia sociale e si scusa per quando i meridionali venivano bistrattati dai leghisti. Ma il Sud è terra difficile. Roma e il Lazio sono nelle mani del Pd, alle ultime amministrative Di Stefano si presentò e raccolse appena settemila voti, lo zero virgola. Lo ha ricordato il grande oppositore di Salvini, Flavio Tosi, che non si capacita di come il suo segretario butti a mare la forza elettorale di Forza Italia per correre dietro al cespuglio di Casapound. Non accetta l’immagine del cespuglio e replica di avere portato in piazza, a Milano, duemila aderenti all’ultima manifestazione, Gianluca Iannone, tra i fondatori di Casapound: «Ci interessano le battaglie da fare assieme. Esiste l’invasione immigratoria, voluta e sostenuta dall’associazionismo cattocomunista. Ma esiste anche l’invasione delle potenze straniere che si accaparrano i nostri asset strategici, grazie anche alla complicità di governi che agiscono da curatori fallimentari. Ed esiste un’invasione spirituale di sottoprodotti culturali pseudoamericani: penso a certi rapper che si improvvisano autorità morali».