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Francia, tutte le liberalizzazioni poco socialiste di Hollande

Il 26 gennaio scorso è iniziata all’Assemblea nazionale francese la discussione sul progetto di legge “Per la crescita e l’attività” promosso da Emmanuel Macron, ministro dell’economia. Si tratta di un progetto di legge omnibus di ben 185 pagine (novità assoluta in Francia), che contiene una serie sparsa di misure di liberalizzazione. Soggetto alle pressioni delle lobby e oggetto di attento negoziato con i diversi soggetti interessati, il testo vede salire e scendere vari argomenti, ed è soggetto a continui emendamenti, parlamentari e governativi.

L’ULTIMA CARTUCCIA DEL RE

Presentato al Consiglio dei ministri il 10 dicembre, il giorno stesso vedeva già in strada a protestare notai, medici e operatori del sistema dei tribunali. Françoise Fressoz, su Le Monde, faceva notare che il clima in Francia non sembra cambiato dai tempi, ed era il 1775, in cui il ministro delle liberalizzazioni era Anne-Robert-Jacques Turgot. Come “ultima cartuccia del Re” poco prima della rivoluzione, Turgot tentava di agire sulle professioni, di facilitare la libera circolazione, e di aprire il mercato del trasporto, introducendo un contratto unico e trasparente, ma scontrandosi con tenaci concessionari e rappresentanti dei lavoratori, preoccupati per l’occupazione e per il destino di decine di migliaia di famiglie.

QUALI SONO LE MISURE

A oggi, il progetto Macron prevede un modesto ampliamento della possibilità di tenere i negozi aperti di domenica (fino a 12 domeniche, su base volontaria per i lavoratori e con solide compensazioni), un più facile accesso alle professioni regolamentate, come ufficiali giudiziari e notai, con riduzione delle tariffe (un cancelliere di tribunale guadagna oggi in media quasi 30.000 euro netti al mese), più ampia distribuzione sul territorio e limite d’età a 70 anni, la semplificazione nella gestione delle contese tra impresa e lavoratori, la promozione dell’azionariato dei lavoratori, misure di semplificazione ma anche di emersione del “nero” per il settore dell’edilizia, e interventi sia facilitatori sia di protezione sul mercato del lavoro “in uscita”. Altre misure sono incluse, come la vendita di quote azionarie pubbliche per un valore compreso tra 5 e 10 miliardi di euro, in particolare nelle società di gestione aeroportuale.
Le proposte sui tribunali del commercio e sulla vendita di farmaci generici e da banco faranno parte di progetti di legge separati per evitare di concentrare troppi nemici su un solo testo. La questione delle tariffe autostradali – oggetto di negoziato con le attuali società concessionarie – potrebbe invece rientrare nel progetto di legge durante l’esame parlamentare, così come le semplificazioni per tempi e costi per le patenti di guida.

AUTOBUS LIBERI E LOW COST

Per il trasporto, il progetto di legge prevede anche la soppressione del regime di autorizzazione per i tragitti sopra i 200 km. In Germania, dall’analoga disposizione del 1° gennaio 2013, i passeggeri sono aumentati da qualche decina di migliaia a oltre 800.000 all’anno, mentre nel Regno Unito vengono oggi trasportati con autobus oltre 30 milioni di persone all’anno, e senza che il traffico ferroviario ne abbia sostanzialmente risentito. La SNCF, la società pubblica francese di trasporto ferroviario, teme però la concorrenza low cost, considerati i prezzi dei suoi biglietti. Dal progetto di legge, per eccessive ostilità, è uscito il tema delle tariffe autostradali, che devono scendere, e che sono oggetto di negoziato con le società concessionarie, nella speranza di reinserire un emendamento risolutivo nel corso del dibattito parlamentare.

CLIMA MIGLIORE PER LE RIFORME

Insieme alle riforme istituzionali, il progetto di legge Macron è l’altro braccio di riforme che il governo francese sta promuovendo in vista degli esami di riparazione di marzo, quando la Commissione europea dovrà esprimere il giudizio sulle politiche macroeconomiche che a novembre ha deciso di rinviare, come nel caso italiano.
Il clima di cui si è avviato il dibattito all’Assemblea nazionale, per quanto vivace, sembra ora più favorevole, per tre ragioni: la coesione politica nazionale seguita alla strage di Charlie Hebdo con le aperture dell’opposizione di centro destra e dell’ex-primo ministro François Fillon, la convinzione a sinistra – anche contestuale al sostegno a Tsipras – che si debba evitare un percorso di avvitamento analogo alla Grecia, il favorevole mix di migliori condizioni economiche (tra QE di Draghi e prezzo del petrolio) e d’incitamento alle riforme che viene dai partner europei e occidentali e dalla Commissione, che però già sospetta l’insufficienza di queste misure.
Ne parlerà sicuramente il presidente François Hollande nella sua quinta conferenza stampa semestrale, il 5 febbraio prossimo.


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