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Libia, Isis, Onu. Che cosa pensa Marco Minniti

Marco Minniti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Oggi si è svolto un ulteriore appuntamento del roadshow del Dipartimento Informazione e Sicurezza della Presidenza del Consiglio dei Ministri presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, guidata dal professor Pasquale Catanoso. La vicinanza della nostra intelligence con il mondo universitario assume un significato particolare in riva allo Stretto, nascendo la Mediterranea proprio con l’intento strategico di divenire nel tempo uno snodo scientifico e culturale di riferimento nel bacino del mare di mezzo, culla del dialogo e delle civiltà dei popoli che la abitano. L’intento della partnership con l’ateneo reggino si focalizzerà sulla cultura della sicurezza e sui programmi di ricerca che poggeranno al centro le risorse umane e gli scambi universitari con alcuni paesi della riva sud del Mediterraneo, incentivando i progetti multidisciplinari e la ricerca applicata, ha sostenuto il professor Ferrara nell’introduzione.

RUOLO STRATEGICO DELL’ITALIA

La strategicità del territorio e la cultura del comparto all’interno dell’architettura dello Stato sono state esposte dal direttore della Scuola del DIS, Bruno Valensise, a un uditorio gremito di studenti e delle massime autorità di Reggio Calabria. Particolare rilievo e apprezzamento è stato riconosciuto al dialogo istituzionale costruttivo tra SISR e sistema giudiziario alla luce della nuova normativa in materia di lotta al terrorismo, che alla presenza del procuratore generale della Repubblica di Reggio Calabria Di Landro, del procuratore capo De Raho e del procuratore aggiunto Gratteri, acquista un ulteriore cambio di passo per la consapevolezza che il ruolo del SISR sia indispensabile per la sicurezza nazionale e per la piena collaborazione tra gli organi primari della Repubblica Italiana.

Paolo Scotto di Castelbianco ha presentato il sito sicurezzanazionale.gov.it alla platea, invitando gli studenti ad applicarsi e fornire contributi scientifici e di ricerca necessari per un adeguamento culturale del nostro sistema universitario agli standard internazionali in materia di intelligence, ove il concetto di community viene elevato a piattaforma di orientamento di intelligenze nazionali all’interno dell’ordinamento costituzionale e legislativo.

LE PAROLE DI MINNITI

La conclusione del convegno è stata riservata al sottosegretario Delegato al SISR Marco Minniti, di ritorno dal Cairo. La sua relazione sulle sfide della sicurezza nazionale e sulla centralità del Mediterraneo ha messo in luce tutta la complessità del quadro strategico. L’intelligence deve formare attraverso lo scambio con gli studenti del mediterraneo un circuito di valore per la sicurezza dell’Italia. La minaccia del terrorismo internazionale, e in particolar modo la comparsa dell’IS in Libia ci costringono ad una presa di coscienza di alcune istanze non più negoziabili. Il quadro di scenario che vede l’ IS quale minaccia irriducibile e non diplomatizzabile rendono complicatissimo l’impiego di sinergie tra alleati e attori sul campo. L’orrore multimediale non contenibile e la forza propagandistica che contraddistingue le adesioni dei foreign fighters occidentali comportano uno sforzo immane per le agenzie. A ciò si aggiunge il fattore che l’ IS abbraccia insieme due elementi strategici ibridi: abbina le campagne militari attraverso le attività terroristiche e con la mobilità territoriale dei propri confini d’azione, cercando tendenzialmente una de terrorrialità d’imperio. Prevenire la minaccia degli attentati asimmetrici guardando alla simmetria variabile dello Stato significa introdurre nuovi parametri di valutazione dei rischi e degli alert, rivelando una difficile comprensione delle dinamiche di potere. La sua supremazia militare ha costretto al Qaeda a sigla di servizio, rivelando una superiorità intellettiva dei suoi vertici in termini organizzativi.

La nostra capacità di contrasto deve avvenire con obiettivi distinti. In primis ribadendo che non è un conflitto di civiltà, ma un conflitto tra terrore e democrazia, tra sistemi liberi e orrore. Il loro raffinatissimo pensiero strategico rivelato in propaganda ha come ‘obiettivo prioritario la sindrome della paura, che è la più grave minaccia da evitare, in quanto inaccia sociale oltre che di sicurezza nazionale e internazionale. “Non identificheremo nessuno per la religiosità, vogliamo affermare la tolleranza e l’appartenenza civile quale diritto fondamentale dell’uomo”, ha sostenuto Minniti.

IL FUTURO DELLA LIBIA

Per quanto concerne il futuro della Libia, “è un bene che se ne occupi il Consiglio di Sicurezza dell’ Onu, poichè la vera minaccia europea e globale è la Libia e non l’Ucraina”. L’Unione Europea deve stabilizzare il Mediterraneo perché rappresenta il cuore del pianeta. Non si risolve il terrorismo molecolare se non con strumenti asimmetrici, contro i lupi solitari e i foreign fighters, attraverso la radicalizzazone d’impulso via web che attrae e promuove. Il dominio del terrore individuale non ci può essere d’aiuto, poiché imprevedibile e incontrollabile, perciò bisogna sviluppare capacità di previsione, ci vuole humint, per capire le dinamiche degli individui e verificarne la peculiarità sociale oltre che culturale. La nuova Procura nazionale antiterrorismo si attiverà per un tempo indefinito nelle attività insieme al CASA del Viminale, ove le agenzie d’intelligence contribuiranno e armonizzeranno il flusso informativo tra le componenti istituzionali anche in base ai nuovi compiti assegnatogli dalla nuova legge antiterrorismo. In ciò si rivelerà la pienezza dell’efficacia dell’intelligence nel quadro operativo, contribuendo primariamente nel ciclo dell’informazione e della decisione.

Soluzioni al quadro di scenario ne ha individuati tre il sottosegretario: un intervento militare di alleanze secondo decisioni del Consiglio di Sicurezza ONU, una pregnante prevenzione strategica sui mutamenti delle minacce e degli attori in campo, concludendo infine sul ruolo della politica diplomatica e culturale in seno all’Occidente mediante la riscoperta dei valori della democrazia e del dialogo, della cultura civile e della ricchezza delle Civiltà tutte.
Poiché le armi della democrazia sono le migliori: coltivando i diritti creiamo i valori universali.


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