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L’Italia, la politica estera e la sicurezza internazionale

Ieri si è conclusa la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco. Lascia sgomenti l’assenza del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e di quello della Difesa Roberta Pinotti dai panel che sono stati allestiti per affrontare le tematiche strategiche e le minacce che incombono alle porte dell’Europa. L’università della Pennsylvania ha fatto una ricerca e Monaco si afferma prima a livello globale per l’adesione che riscontra.

I governi italiani, soprattutto quelli non eletti, hanno ricevuto pochissima attenzione internazionale sul piano dell’influenza diplomatica.
Il governo Renzi ha una doppia responsabilità rispetto a ciò, poiché, al di là della presenza dell’ininfluente Mogherini a capo del servizio diplomatico europeo, non incide né sul tavolo dei negoziati sulla tragedia annunciata dell’Ucraina e né in quello della stabilizzazione del Mediterraneo meridionale ed orientale.

In tal senso si attendeva una presa di posizione netta del Governo, essendo la Russia uno dei nostri partner economici più rilevanti e il Mediterraneo la nostra proiezione di sicurezza prioritaria, ma non c’è stata. Renzi si sta dimostrando capace di tessere all’interno del Paese un clima di sicurezza politica e economica che stride poi con la realtà della presenza internazionale dell’Italia.

Ci attendiamo che la stessa decisione che ha impresso all’elezione del Presidente Mattarella, frantumando le alleanze e le opposizioni, venga applicata nel definire le strategie internazionali di sicurezza e difesa, diplomatiche, europee e nell’affrontare le sfide a cui il terrorismo ci obbliga.

Il Libro Bianco della Difesa doveva essere pronto a dicembre, ma è comprensibile che si sia attesa l’elezione del nuovo presidente della Repubblica per poterne offrire autorevolezza e applicazione strutturale anche mediante il contributo diretto del nuovo consigliere militare della presidenza e dello staff.

Auguriamoci che le scelte di Renzi siano pensate e non delegate, che il Presidente Mattarella si attivi a coprire il vuoto che gli attori governativi finora hanno lasciato.

Attenzione quindi, a non disperdere un patrimonio di certezze storiche per aver voluto consegnare all’improvvisazione le nostre proiezioni strategiche, con i partner storici e nella scelta degli interlocutori adatti a interpretare le istanze che i comparti industriali e finanziari del Paese necessitano per non vedere vanificati investimenti, relazioni e accordi.

L’Expo di Milano ci fornirà una vetrina di visibilità globale, il problema sarà dover affrontare gli impegni in agenda politica con il caos economico e finanziario alle porte, oltre a quello che circonda gli spazi euromediterranei.


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