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Mai dire Banzai?

È partito ieri, per concludersi l’11 febbraio, il collocamento di Banzai a Piazza Affari. Si quoterà sul segmento Sta, quello dedicato alle società di eccellenza. Ma lo è sul serio? La web company, leader italiana nell’e-commerce e nell’editoria verticale online, è stata fondata da Paolo Ainio. È una pioniera, senza dubbio. E vanta diversi portali, tra cui ePRICE, SaldiPrivati, Giallo Zafferano, Pianeta Donna, Studenti, ilPost e Liquida.

I CONTI IN ROSSO

Basta dare uno sguardo al prospetto informativo per apprendere che tutti i bilanci del gruppo, fin dalla fondazione, si sono chiusi in rosso e anche i primi nove mesi del 2014 hanno registrato perdite: il management stima di chiudere l’anno con una perdita lorda tra i 2,1 e i 3,1 milioni, rispetto al -3,16 milioni registrato nel 2013. “Le attività del gruppo sono attualmente in fase di sviluppo – si legge nel prospetto – e, pertanto, non è possibile prevedere se e quando la società raggiungerà il punto di pareggio economico e se e quando sarà in grado di generare utili e di distribuire dividendi”.

LE PERDITE DEL PASSATO

In compenso, crescono i ricavi: il 2014 si chiuderà tra 180 e 190 milioni, con un Mol (margine operativo lordo) superiore ai 5,5 milioni. I ricavi sono saliti dai 34,5 milioni del 2007 ai 77,9 milioni del 2010 e oggi hanno toccato quota 150 milioni. Tuttavia, come rilevava Claudio Plazzotta, su Italia Oggi a settembre “in 7 anni le perdite complessive ammontano a 35 milioni di euro… il bilancio consolidato presenta un rosso di 3 milioni nel 2007, e poi di 4,1 mln nel 2008; 6,5 mln nel 2009; 8,3 mln nel 2010; 6,4 mln nel 2011; cinque milioni nel 2012. Non è ancora stato pubblicato il bilancio consolidato 2013, ma comunque il bilancio d’esercizio di Banzai spa, che invece è già disponibile, si chiude con perdite per 2,2 mln”.

I NUMERI DELL’IPO

E dunque la Borsa è senz’altro un canale per reperire capitali che saranno usati, come riporta Mf, “per attività di acquisizione clienti e promozione, per implementare le piattaforme di fullfilment e distribuzione e per il miglioramento dei servizi offerti ai clienti”, ovvero per la gestione ordinaria. L’Ipo, riservata a soli clienti istituzionali, prevede il collocamento fino al 39,4% del capitale – 45,3% con l’esercizio integrale della greenshoe – a un prezzo compreso tra 6,75 e 8,50 euro per azione, corrispondente a una valorizzazione nel range tra 220 e 277 milioni di euro. “Sulla base di tale intervallo di valorizzazione – scrive ancora Mf – il multiplo enterprise value/ebitda 2014 risulta compreso tra un minimo di 64,4 volte e un massimo di 80,7 volte”.

COME CAMBIA L’AZIONARIATO

Alla fine del collocamento l’azionista principale resterà comunque Ainio, con il 21,45% del capitale, seguito da Arepo Bz, gruppo controllato indirettamente da Sator Private Equity Fund, il gruppo di Arpe al 12,92%. Entrambi gli azionisti di maggioranza scendono dal precedente 28,1%. “Il management – aveva già scritto Formiche.net qui – ha il 12% (in questi mesi era emerso che la società stava preparando anche dei warrant per i dipendenti che darebbero il diritto a sottoscrivere capitale di rischio), mentre le altre quote sono divise tra gruppi come Micheli Associati (5,7%) e vari soci del panorama internet italiano come il co-fondatore di Banzai, Andrea Di Camillo, oggi attivo sul fronte del venture capital, Pietro Boroli, la sgr Principia e il manager del gruppo De Agostini, Lorenzo Pellicioli”. Post Ipo ai 17 resterà una quota del 9,34% e agli altri azionisti un pacchetto pari al 16,89%.



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