Che il patto del Nazareno potesse rappresentare l’anticamera di una pacificazione nazionale era il sogno generoso solo di qualche anima bella. Ma una nuova guerra civile permanente – in Parlamento e nelle piazze – i lavoratori, le imprese e le istituzioni del nostro Paese non se la possono pemettere. Non solo per le conseguenze su Pil, occupazione e finanza pubblica. Ma soprattutto perché le stesse ragioni del nostro stare insieme rischierebbero di indebolirsi rovinosamente.
Da Berlusconi, in verità, mi sarei aspettato più attenzione per i problemi dell’Italia (quella senza “Forza” davanti). Mi sarei aspettato che, proprio in uno dei passaggi forse più aspri della sua storia politica e umana, sapesse riproporsi come un autorevole leader: realista con il governo Renzi (lasciando ad altri la responsabilità di scaricarlo) e, insieme, capace di riprogettare un partito (o un movimento) liberale di massa. Senza però ripetere gli errori commessi vent’anni fa.
Nel suo profilo tutto risorgimentale della letteratura cinquecentesca, Francesco De Sanctis presenta Guicciardini come una specie di archetipo del fallimento storico dell’Italia, dovuto anche a causa del cinismo con cui uomini della sua statura avevano sacrificato l’interesse generale al proprio “particulare”, finendo con l’esserne travolti. Ci rifletta, Cavaliere. Per De Sanctis era stato invece Machiavelli a indicare la via dell’iniziativa, del riscatto della penisola, del principe demiurgo capace di imporsi a colpi di virtù e fortuna. Non so se Renzi pensa di ispirararsi al pensiero del “grande fiorentino”. In ogni caso, un principe che si circonda di troppi cortigiani rischia -prima o poi- di fare la fine del re Travicello della favola di Fedro. Ci rifletta, premier.
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Renzi continua a ripetere che gli italiani devono #staresereni, perché le riforme si faranno e la legislatura si concluderà nel 2018. Ovvero, quando il “dissimulare è un velo composto di tenebre oneste da che non si forma il falso, ma si dà qualche riposo al vero, per dimostrarlo a tempo” (Torquato Accetto, “Della dissimulazione onesta”. Trattatello politico-morale pubblicato a Napoli nel 1641 e riscoperto da Benedetto Croce nel 1928).