Soria é sotto processo, e parla. Anzi, canta. E la musica é un requiem. Chiamparino dice che é comprensibile che Soria getti fango sui vip della politica e della cultura per difendersi. Evidentemente, deduciamo, perché lui avrebbe fatto così.
Soria fa nomi e cognomi di tutti quelli che vivevano alle spalle di quello che lui definisce suo “figlio” – il premio Grinzane – e si chiede se quella di aver distrutto il premio non sia una colpa collettiva.
Ovvio, i vip della politica e della cultura, che Soria ha chiamato in causa, non sono dello stesso parere.
É sempre la stessa storia. C’é sempre un sistema ma una sola persona. Come fu per Moggi. E Longanesi continua a essere attuale con la sua definizione degli italiani un po’ bru bru. Un’Italia, da sempre, nelle mani di una classe dirigente che non può fare a meno di lambire le zone di grigio, di nero – in zona fatture -, e che per farlo si serve del solito lacchè, cicisbeo, stalliere, faccendiere, amministratore di condominio. Di uno di cui, quando questo diventa fastidioso o non più manipolabile, si può disfare.
La verità non la sapremo mai, però. Dopo Calciopoli, nessuno ha smesso di seguire il calcio. E la Juventus non ha visto diminuire il numero dei propri tifosi. Anzi.
Gli italiani continueranno a guardare i film di Michele Placido, sentire i doppiaggi di Giannini e purtroppo, cosa assai più grave, a leggere i libri di Augias. Che, semmai, rischia pure di venderne di più.
Questa settimana a Torino al Regio andava in scena Le Nozze di Figaro. Ecco, alla fine, il coro canta le scuse del conte proiettandolo in uno sfondo universale. Perché la colpa – quella vera del tradimento – é sempre collettiva. Ha ragione Soria.
Soria ha ragione, parola di Da Ponte
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