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Tre domande su Italia, Libia e Isis

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Nell’ormai quotidiano dibattito sulle vicende dell’Ucraina e dell’Isis, credo che alcune domande meritino risposte senza le quali si continua a brancolare nel buio.

Prima questione. Può l’Europa immaginare di essere contemporaneamente impegnata su due fronti, a est con la Russia per l’Ucraina e a sud con il Califfato, senza una chiara soluzione ai problemi che ciò comporta? Un’Europa purtroppo unita non politicamente, ma solo dalla moneta unica, e quindi facilmente vulnerabile tanto più se in presenza di una crisi economica che corre il rischio di acuirsi se con Atene non si trova un’intesa?

Seconda questione. L’Occidente che ha destituito e giustiziato due capi di Stato come Saddam Hussein e Gheddafi perché ritenuti dittatori nei loro rispettivi Paesi, può immaginare di ignorare il Califfato che, contrariamente ai metodi adottati dai due citati rais, è gestito da tagliagole con l’obiettivo di un’espansione territoriale anche nel Vecchio Continente?
L’Europa in primis e l’Italia, come si pongono nei confronti di questo scenario certamente complicato, ma che merita soluzioni non più differibili?

Si aggiunga poi la più immediata delle domande: quale soluzione dare all’epocale immigrazione di musulmani sul nostro territorio e in quello complessivo dell’Europa? Sappiamo tutti che l’Occidente soffre di un’inarrestabile crisi valoriale ed economica. Ma non dobbiamo sottovalutare che l’Europa nel suo complesso è il punto debole della questione.

Per ciò che ci riguarda, Renzi si attrezzi per dare una qualche convincente risposta alle nostre domande. Lo faccia senza contraddizioni, con umiltà, immaginando di ritrovare un’unità nel nostro Paese allargando anche la sua coalizione di Governo per evitare divisioni speciose che certo non giovano in questo particolare momento di difficoltà.
I leader, gli statisti, si riconoscono quando le questioni da affrontare non sono semplici, ma riescono a dare risposte adeguate.

Attendiamo fiduciosi, interpretando compiutamente il senso di diffusa preoccupazione che caratterizza la nostra società. E al rottamatore per eccellenza, Renzi, ricordiamo Churchill: “Se il presente si limita a cercare di giudicare il passato, perderà il futuro”.

Potito Salatto, vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e membro del bureau PPE a Bruxelles


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