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Ucraina, vince la contabilità della morte

Articolo tratto da Nota Diplomatica

L’Europa ha deciso cosa fare di Putin e dell’Ucraina. La soluzione—con le ditate tedesche in ogni angolo—è diabolica, totalmente amorale e probabilmente alla lunga molto efficace.

Spogliato dei fronzoli, si è convenuto a Minsk di dare ai russi ciò che insistentemente credono di volere, una sorta di licenza per procedere con la guerra: una guerra che l’ex Urss non potrà davvero permettersi—tanto meglio—e che al tempo stesso il Presidente russo non potrà abbandonare se vuole tenere il deretano poggiato sul seggio neo-imperiale.

Superato il cessate il fuoco di prammatica, basterà versare un po’ di sangue altrui, quello ucraino nel caso. La scelta europea è di lasciare scorrazzare i russi, ma di rendere l’avventura più costosa possibile. Così Putin potrà rovinare l’Ucraina; il “costo”, tollerabile; e pure la Russia, il “beneficio”.

L’Europa invece potrà limitarsi allo stretto necessario per tenere Kiev in piedi attraverso la fornitura di ciarpame militare. Non è poi necessario—e nemmeno desiderabile—che gli ucraini vincano. Basta che combattano, che muoiano, che tengano i russi e i loro clienti ceceni impantanati dove sono.

I militari di professione, solitamente non scevri di cinismo, ne sono disgustati. Il Generale Sir Richard Dannatt, ex Capo di Stato Maggiore dell’esercito britannico, commentando una delle prime forniture a Kiev del “nuovo corso”—quella di 75 Saxon “fighting vehicles” inglesi, sostanzialmente dei vecchi camion con una leggera blindatura—ha descritto i mezzi, obsoleti da anni, come “del tutto inutili” e la speranza che possono ingenerare “niente meno che immorale”.

L’obiezione di Dannatt non è di tipo pacifista; è che il mezzo, da lui stesso rimosso dal servizio attivo una decina di anni fa perché “troppo pericoloso”, è una bara semovente che, dice, “non dovrebbe essere permesso vicino alla prima linea di chicchessia”.

Con le attuali tecnologie di combattimento, il Saxon non è un blindato, è solo un bersaglio. L’unico vantaggio che offra è che costerà di più ai russi distruggerlo che non agli europei fornirlo a “quei disperati”—il termine è del Generale—degli ucraini.

E’ il destino delle terre di frontiera sanguinare. E’ proprio per questo che si usa anche lasciare che siano governate da briganti, gente con un pelo sufficiente per fare “il necessario”, anche a costo di generare ferite storiche che restano aperte per decenni quando non per secoli.

Certo, la fine dell’Impero Romano—mangiato vivo dai “suoi” Visigoti al nord e i Vandali al sud—insegna i limiti dell’approccio, ma l’Europa di oggi non è governata da gente che ha letto storia: non quando la conoscenza delle pieghe del codice contabile rende tanto di più.

James Hansen, è un ex diplomatico USA e corrispondente per l’estero. Già Direttore di “East”, ora dirige “Nota Diplomatica”



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