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Verso un nuovo ciclo energetico?

Tre questioni incombono sulle attuali dinamiche petrolifere “qual è il punto di possibile caduta dei prezzi?; qual è l’impatto su attuali e futuri investimenti?; quali gli effetti collaterali?”.
Nell’ultimo numero della Rivista Energia, Alberto Clô (Direttore Responsabile della Rivista Energia e Coordinatore Scientifico Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche) riflette sull’attuale crisi petrolifera ed il nuovo ciclo energetico che essa va delineando.

LE RAGIONI DEL CROLLO

“La caduta dei prezzi del petrolio è riconducibile a tre ordini di ragioni”: il forte aumento dell’offerta determinato dal “ciclo degli investimenti avviatosi dalla metà del decennio scorso”; la contrazione della domanda per ragioni “strutturali” sul fronte delle economie avanzate e “congiunturali” su quello delle economie emergenti i cui combinarsi “ha generato due effetti: una forte oversupply di greggio (offerta corrente), specie di qualità leggera nel Bacino Atlantico” ed “un aumento della spare capacity (offerta potenziale) […] tutta concentrata nei paesi OPEC. La terza ragione risiede nell’“indisponibilità dell’Arabia Saudita (e di altri paesi, come Iran, Iraq, Emirati), a svolgere il ruolo di swing producer […] così passando da una difesa dei prezzi ad una difesa delle quote di mercato”.

TRE INTERROGATIVI DA PORSI

Quale caduta dei prezzi, quale impatto sugli investimenti e quali effetti collaterali?
Le esperienze passate insegnano che non vi è un limite alla caduta dei prezzi. “La possibilità che si arresti la caduta dei prezzi è legata al verificarsi di due fatti: una sensibile riduzione della produzione OPEC” o “un aumento della domanda globale di riflesso ad una maggior crescita delle economie”, entrambe eventualità alquanto inverosimili alla luce dei fatti.
“In assenza dell’uno o dell’altro fatto è difficile che l’erosione dei prezzi possa arrestarsi, per tre sostanziali ragioni”: il surplus di offerta corrente è previsto permanere nel corso del 2015; “la caduta dei prezzi impatta sulla produzione corrente se perdura per un certo periodo; l’asimmetria tra la qualità dei greggi fa del calo della produzione OPEC una condizione necessaria ma non sufficiente ad un rialzo dei prezzi.

Sul fronte degli investimenti necessita in primo luogo un sostanziale distinguo. “I capex in corso di realizzazione su nuovi giacimenti, talora prossimi all’entrata in esercizio, non verranno ridotti, specie per quanto riguarda i megaprojects. […] Altro è il discorso sui nuovi investimenti che si programmavano sia nel petrolio che nel gas metano”.

Non sono da trascurare gli effetti collaterali che possono derivare da una duratura flessione dei prezzi del petrolio. In primis, l’impatto sulle risorse rinnovabili, in quanto “minori prezzi del petrolio e, pur parzialmente, del metano, spiazzano la convenienza delle nuove risorse rinnovabili, ricacciando indietro, almeno per talune tecnologie, quella grid parity che si sosteneva essere stata raggiunta”. In secondo luogo, l’impatto sul mercato metanifero europeo, nel quale i valori spot “hanno mostrato una dinamica opposta a quella del petrolio”.

L’INCERTEZZA DEI MERCATI ENERGETICI

“L’unico fatto certo nel mondo dell’energia è l’incertezza che l’avvolge, quel che rende fuorviante disegnarne il futuro guardando alle dinamiche in atto”, ciò “spiega perché i cicli energetici che hanno attraversato il trascorso mezzo secolo […] non siano mai stati colti, nemmeno nel segno, conseguendone ogni volta situazioni di deficit o eccesso di capacità produttiva”. Tuttavia, è lecito attendersi che “più forte sarà oggi la contrazione dei prezzi, più forti ne saranno domani i contraccolpi ed i costi”.



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