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Ecco come le badanti badano anche al nostro Pil

La ripresa dell’economia italiana passa anche dalla regolarizzazione delle badanti. Che è un obiettivo raggiungibile soltanto con la collaborazione dei privati e dello Stato insieme a tutte le sue istituzioni. Di questo e molto altro ancora si parlerà martedì 24, a Milano, e giovedì 26 marzo, a Padova, in occasione del convegno “Welfare familiare: l’anziano oggi, una ricchezza di cui prendersi cura”, organizzato dall’agenzia per il lavoro Openjobmetis.

UN MERCATO SENZA REGOLE E TANTO “NERO”

Il Censis parla di 700 mila badanti in Italia e 9 miliardi di spesa complessiva da parte delle famiglie, che sono un po’ meno di un punto di Pil. Tutto ciò per assicurare sostegno ai 13 milioni e rotti di anziani nel nostro Paese; il 20% dei quali non risulta essere autosufficiente.

Ma i conti sono difficili da fare con precisione, non fosse altro che per l’abitudine in Italia di ricorrere sovente a badanti senza veri e propri contratti di lavoro. Con il risultato che, purtroppo, “ancora moltissime badanti, soprattutto di origine straniera, sono pagate in nero”, spiega il sociologo e psichiatra Paolo Crepet a Formiche.net. E ciò nonostante l’Inps permetta, da qualche anno ormai, la loro regolarizzazione contributiva, così anche come quella delle colf.

SE SOLO SI POTESSERO SCARICARE LE SPESE…

“Se si considera la paga oraria, poi”, prosegue Crepet, “si scopre che l’effettiva retribuzione delle badanti non è nemmeno così alta; anzi”. E aggiunge: “Se solo ci fosse la possibilità di scaricare le spese, meglio se il 100% di esse, emergerebbero una larghissima fetta di economia e servizi, recuperabili al gettito dell’erario. Probabilmente abbastanza da assicurare un’adeguata copertura finanziaria alle detrazioni”. Senza contare che “si metterebbe a minor rischio la posizione del lavoratore, anche in caso di infortuni”. Ma, forse, “la ragioneria centrale non è così elastica…”.

LE COOPERATIVE: UN MODELLO CHE FUNZIONA

L’Italia, dunque, conclude Crepet, “dovrebbe prendere spunto dalle virtuose ed efficienti esperienze dei paesi nordeuropei e anglosassoni, pur salvaguardando l’originalità del suo modello cooperativistico, che da sempre funziona nel campo dell’assistenza sociale”.

In particolare, secondo Crepet, sarebbe utile “introdurre criteri di valutazione del servizio svolto, motivo per cui il ruolo delle cooperative dovrebbe rimanere centrale. Se utile, sarebbe bene anche istituire commissioni parlamentari”, per fare un punto sullo stato dell’arte in Italia e studiare così eventuali interventi legislativi migliorativi.

IL CONTRIBUTO DELLE AGENZIE PER IL LAVORO

Intanto, chi è partito senza attendere la politica, sono le agenzie per il lavoro, come ad esempio Openjobmetis, che conta 18 mila lavoratori in somministrazione al mese, 300 dei quali come badanti e ha appena lanciato la divisione specializzata “Family Care”. Non sono certo gli unici che hanno messo nel mirino questo particolare settore di business e l’amministratore delegato Rosario Rasizza spiega a Formiche.net l’importanza strategica di offrire simili servizi in questi tempi.

LA DIGNITÀ DEGLI ANZIANI

“Ciò che possono offrire le agenzie per il lavoro”, dice Rasizza, “è la possibilità di strutturare i servizio offerti, assicurando un adeguato livello di formazione agli operatori e alle operatrici, nonché alle famiglie il ricambio di essi qualora insorgano difficoltà e incomprensioni con l’anziano”. Chi si è trovato a dover ricorrere a questo tipo di figura, infatti, sa bene quanto sia importante trovare la persona adatta, nel pieno rispetto della libertà di chi poi dovrà con essa trascorrere non poche ore al giorno. E, in questo senso, “la possibilità di un turn-over rappresenta una garanzia in più”.

Del resto, gli anziani “sono la nostra storia, rappresentano la nostra memoria”, conclude Crepet. “E invecchiare, talvolta, è complicato. Per questo è importante accompagnare queste persone garantendo loro tutta la protezione e l’assistenza che meritano, nel pieno rispetto della loro dignità”.

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