Lo European systemic risk board (Esrb o in italiano Cers, Comitato europeo per il rischio sistemico) ha pubblicato a fine febbraio un report sul trattamento a fini regolatori dell’esposizione di banche e compagnie assicurative al debito pubblico. Il Cers ha svolto un’analisi dell’attuale quadro normativo e fornito una serie di dati. Il report ha destato più di una preoccupazione in una riunione a porte chiuse tra banchieri e assicuratori (qui tutte le indiscrezioni)
Lo studio sostiene che, “da un punto di vista macro-prudenziale, l’attuale quadro regolatorio potrebbe aver portato a un eccesso di investimenti da parte degli istituti finanziari nel debito pubblico”. Il rapporto riconosce comunque “che è difficile riformare l’esistente quadro normativo senza generare potenziale instabilità sui mercati del debito sovrano” ma presenta delle opzioni di riforma del sistema, tali da diminuire gli investimenti in titoli pubblici senza generare instabilità.
I DATI DEL REPORT: DOVE SI ANNIDA IL RISCHIO
Secondo l’analisi del Cers, nella maggior parte dei paesi dell’area euro, l’esposizione delle banche ai titoli statali dei Paesi dell’eurozona (come percentuale degli asset totali) era molto maggiore quando è stata avviata l’unione economica e monetaria rispetto ad oggi. Dopo una riduzione nella prima parte degli anni 2000, le banche nei paesi più in difficoltà dell’eurozona hanno gradualmente accresciuto i loro investimenti in titoli pubblici della zona euro negli ultimi sei anni; invece, le banche degli paesi meno in crisi dell’eurozona hanno continuato a ridurre o hanno mantenuto stabili le loro esposizioni al debito pubblico.
Il report indica anche che in quasi tutti i paesi dell’eurozona, l’esposizione delle banche al debito pubblico del loro paese (sempre in relazione al totale dei loro asset) ha seguito una curva discendente tra la fine degli Anni ’90 e settembre 2008, quando avvenne il fallimento della Lehman Brothers. A quel punto il trend si è ribaltato: l’esposizione al debito domestico è salita fino a stabilizzarsi nel 2014. In quasi tutti i paesi dell’eurozona, l’esposizione a debito pubblico delle banche è in larga parte verso il loro paese.
Nel settore assicurativo, i dati del Cers indicano un’alta concentrazione di investimenti in titoli pubblici nel portafoglio delle società assicuratrici, con nette differenze tra i vari paesi ma con scarse differenze tra istituti finanziari Sifi (Systemically important financial institutions) e non-Sifi.
Il report ha anche scoperto che le banche nei paesi più sotto pressione della zona euro hanno accresciuto la loro esposizione al debito pubblico in risposta all’aumento del suo rendimento, o anche per una spinta a difendere la stabilità del loro paese. In un numero limitato di paesi (tra quelli sotto stress), l’aumento dell’esposizione è stata una risposta al deteriorarsi delle condizioni macroeconomiche interne. In ogni caso, l’esposizione delle banche dei paesi in crisi dell’eurozona al debito pubblico è cresciuta di pari passo con la crescita del rischio di tale debito, aumentando di conseguenza il rischio nei conti di tali banche.
I SUGGERIMENTI DEGLI ESPERTI: NORMATIVA PRUDENZIALE
Sulla base di tali analisi, il Cers espone anche una serie di scelte possibili in termini di policy e regole per il settore bancario e assicurativo che possono affrontare i rischi sistemici individuati. Si tratta ovviamente solo di raccomandazioni e opzioni. Il gruppo suggerisce di accrescere la resistenza (resilience) del settore finanziario al rischio sovrano nel corso dell’intero ciclo economico; di limitare i rischi sistemici all’ambito Ue; di agire in modo coerente rispetto ad altre normative prudenziali; e di non ostacolare o interferire con le policy di integrazione fiscale, monetaria e finanziaria nell’Ue e non ostacolare o interferire col libero movimento del capitale in Ue, assicurando il level playing field, ovvero condizioni uguali per tutti.
IL RUOLO DELL’UNIONE BANCARIA
Il Cers sottolinea anche che l’unione bancaria potrebbe contribuire a spezzare il legame tra debito pubblico e banche, perché il contagio dalle banche potrebbe essere ridotto grazie a una più efficace supervisione. Anche le procedure di risanamento e risoluzione che includono il salvataggio di creditori e fondi di risoluzione sia a livello Ue che degli stati membro possono ridurre il contagio.
Ma benché solide politiche fiscali contribuiscano ad affrontare il problema del rischio sovrano alla radice, il report riconosce che rimane il pericolo che gli istituti finanziari siano soggetti al rischio che deriva da un’alta esposizione al debito pubblico; occorre dunque una regolazione prudenziale che tenga conto dei rischi effettivamente esistenti.
COME NASCE IL CERS
Il Comitato europeo per il rischio sistemico è stato istituito in risposta alla crisi finanziaria mondiale. La Commissione europea ha incaricato un gruppo di esperti ad alto livello, presieduto da Jacques de Larosière, di valutare il modo in cui rafforzare i meccanismi europei di vigilanza per assicurare una migliore tutela dei cittadini nonché per ristabilire la fiducia nel sistema finanziario. Fra le molteplici conclusioni è emerso che tali meccanismi si dovrebbero concentrare non soltanto sulla vigilanza delle singole imprese, ma anche sulla stabilità del sistema finanziario nel suo complesso. Nel Rapporto de Larosière del 2009 si raccomanda, tra l’altro, l’istituzione di un organismo a livello dell’Unione europea con l’incarico di sorvegliare il rischio nell’intero sistema finanziario. Il 16 dicembre 2010 sono entrati in vigore gli atti istitutivi del Comitato europeo per il rischio sistemico (Cers).
Il Cers forma parte del Sistema europeo di vigilanza finanziaria (Sevif), il cui obiettivo è assicurare la vigilanza del sistema finanziario nell’Unione.
Ai sensi del regolamento istitutivo, il Cers “è responsabile della vigilanza macroprudenziale del sistema finanziario in seno all’Unione al fine di contribuire a prevenire o attenuare i rischi sistemici alla stabilità finanziaria nell’Unione che derivano da sviluppi interni al sistema finanziario, tenendo conto degli andamenti macroeconomici, in modo da evitare periodi di turbolenze finanziarie diffuse. Esso contribuisce al corretto funzionamento del mercato interno garantendo in tal modo che il settore finanziario contribuisca in maniera duratura alla crescita economica”. Tra i suoi compiti ci sono: definire e/o raccogliere nonché analizzare tutte le informazioni rilevanti e necessarie; individuare i rischi sistemici e classificarli per priorità; qualora tali rischi siano considerati significativi, emettere segnalazioni e, ove opportuno, renderle pubbliche; emettere, e se del caso rendere pubbliche, raccomandazioni per l’adozione di misure correttive in risposta ai rischi individuati.
CHI SIEDE NEL BOARD
I membri del Consiglio generale del Cers con diritto di voto sono: il Presidente e il Vicepresidente della Banca centrale europea (Bce); i governatori delle banche centrali nazionali degli Stati membri; un membro della Commissione europea; il Presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba); il Presidente dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa); il Presidente dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma); il Presidente e i due Vicepresidenti del Comitato scientifico consultivo (Csc); il Presidente del Comitato tecnico consultivo (Ctc). Ne fanno parte ma senza diritto al voto: per ogni Stato membro, un rappresentante ad alto livello delle autorità nazionali di vigilanza competenti e il Presidente del Comitato economico e finanziario (Cef).
Ecco dunque alcuni nomi di spicco del Cers: il presidente del Consiglio generale Mario Draghi e il primo vice-presidente Mark Carney (governatore della Banca d’Inghilterra); del board fanno parte anche il presidente dell’Advisory Scientific Committee Marco Pagano, professore della Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II, e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco (con diritto di voto), nonché, senza diritto di voto, Luigi Federico Signorini, vice direttore della Banca d’Italia, Antonio Finocchiaro, Presidente Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, Salvatore Rossi, Presidente Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (Ivass), Giuseppe Vegas, presidente della Consob. Il comitato di 15 esperti (Advisory Scientific Committee) presieduto dal prof. Pagano ha tra i suoi membri anche Dario Focarelli dell’ANIA e Alberto Giovannini di Unifortune Asset Management SGR, Milano.