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Berlusconi tra assoluzione giudiziaria e archiviazione politica

L’assoluzione del Cav, dopo anni di malcelati ammiccamenti o disinvolti processi mediatici, conferma la fiducia che, in ogni Paese “normale” e democratico, deve essere riposta nella Magistratura. Una fiducia che in questi anni è stata, da più parti, messa a dura prova ed in forte imbarazzo. Una fiducia divenuta, dopo la sentenza della Consulta sul cosiddetto “caso Ruby”, momento di riflessione sugli eccessi e, per contro, motivo di “riscatto” umano e presagio di “rivincita” politica

La maggioranza degli italiani è pronta a giurare che l’assoluzione porterà nuovo vigore in quel di Arcore anche se la ragionevolezza, espressa assai crudamente dal Cardinal Bagnasco: numero uno della Chiesa italiana, consiglierebbe altro.

Un monito? Oppure un consiglio spassionato quanto realistico? Gli eventi giudicheranno. Certo è che forse mai come in questo caso la Gerarchia della Chiesa si era esposta con parole tanto nette ed ultimative.

Un uno-due – di monsignor Galantino e del cardinal Bagnasco – duri da buttar giù anche per tempre solide come il Cav

Eppure che qualcosa volgesse al brutto doveva essere nell’aria. Le parole assi prudenti dell’Avvocato Coppi sulla necessità di distinguere il piano morale da quello legale, consigliavano una riflessione. Non certo per il portato: è patrimonio della cultura di centrodestra scindere il lecito dall’eticamente opportuno, quanto per il momento. Poche ore prima Berlusconi aveva, infatti, “promesso” ai suoi di ritornare in campo da protagonista.

Coincidenze? Forse. Certo è che le parole dei due alti prelati -soprattutto se lette con una temporalità invertita- appaiono assai esplicite. “Quello che i singoli decidono sono sempre decisioni personali ma che si calano in contesti sociali, politici, lavorativi con cui bisogna fare i conti. Non bastano le decisioni personali (Bagnasco). “La legge arriva fino a un certo punto. Il discorso morale è un altro. Se un fatto è legale non è detto che sia morale” (Galantino).

Come dire: non è più il suo tempo, Presidente Berlusconi. La realtà (socio-economica, politica ma anche etico-morale) ormai è un’altra. Prenda atto ed agevoli, senza frapporre inutili ostacoli, un futuro politico, per gran parte, già in atto.

Parole che (in)segnano. Ma che, c’è da immaginarlo, troveranno – anche per l’insolita quanto ingenerosa durezza – poca inclinazione all’approfondimento. Eppure mai come adesso risulterebbe salutare, per il Paese, che ognuno accettasse, generosamente e senza velleità di rivincita, il proprio meritato onore delle armi.


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