A Torino, sono questi i giorni di “Biennale democrazia”. Kermesse culturale e politica che, quest’anno, giunge alla sua quarta edizione. La prima fu nel 2009.
Molto democraticamente il sole ha deciso di benedire i tanti ospiti provenienti da ogni dove, e ancora di più i tanti visitatori che, democraticamente, quindi in fila, attendono di entrare nei tanti luoghi della manifestazione.
Da quando è stata istituita questa manifestazione – a riprova del fatto che le parole sono come pietre – abbiamo avuto 3 legislature di non eletti. Che, visto che il tema di quest’anno della biennale è giustappunto “Passaggi”, mi fa sorridere perché evidentemente tra i passaggi non sono contemplati quelli parlamentari. Tant’é.
Il centro di Torino, poi, è letteralmente blindato da cellulari e macchine della polizia e dei carabinieri. Dappertutto. Ancora di più di quanto avviene per una partita allo stadio. Che anche i tifosi, dunque, non siano dei super democratici?
La democrazia è al centro di dibattiti, letture e lezioni ma in periferia, tutt’intorno al quadrilatero di strade che racchiude i luoghi dei principali eventi, cellulari, pantere e gazzelle delle forze dell’ordine devono difendere questo concetto assai fragile e curioso. Più littorio per certi versi che democratico. Tanto più che gli ospiti sono tutti degli ottimati. Un elenco sconfinato di Prof. Ordinari delle principali Università Italiane, notoriamente i luoghi in cui la carriera è il risultato democratico di impegno e merito.
Se a qualcuno, poi, venisse in mente di coinvolgere tutti questi docenti in un movimento di partecipazione attiva alla vita politica del paese, non potrebbe che chiamarlo Scelta Civica. Questo nome mi dice qualcosa, in effetti.
Il popolo, quello strano soggetto che sarebbe poi il motivo e il fine di tanta bava democratica lo si riconosce, sicuramente dal fatto che non indossa una divisa, e poi dalle borse gialle che giovani disoccupati (parenti alla lontana del Ministro Poletti) con un collare, giallo anche quello con su scritto “staff”, gli hanno consegnato. Pare proprio una colletta culturale.