Nella top ten delle organizzazioni terroristiche più ricche al mondo pubblicata dalla rivista Forbes, Boko Haram è al decimo posto. Ha un patrimonio stimato in 23 milioni di dollari, che cerca di investire e far fruttare.
A differenza dello Stato Islamico, che ricava i suoi introiti da sequestri e pozzi di petrolio, il gruppo africano non è riuscito ancora a trovare una fonte di reddito stabile. Inoltre, contrariamente ad Hamas, Boko Haram sembra non godere di troppe donazioni straniere. Per questo motivo ha creato un sistema di autofinanziamento che attinge da diverse (e curiose) fonti.
FINTA BENEFICENZA
Prima di tutto ci sono finte associazioni benefiche che dicono di operare in Africa e cercano donatori in Europa e Stati Uniti. Nel 2012, un membro della Camera dei lord britannica, David Alton, ha denunciato alcune organizzazioni che attraverso la facciata di ong con sede nel Regno Unito, in realtà finanziavano Boko Haram. A maggio del 2014 le Nazioni Unite hanno deciso di includere il gruppo jihadista africano nella lista delle organizzazioni terroristiche, per bloccarne i beni e le operazioni bancarie, oltre a impedire che i suoi componenti viaggiassero liberamente.
PESCE AFFUMICATO
La forza aerea del Niger ha bombardato la scorsa settimana un convoglio di camion nelle vicinanze del fiume Kamadougou. I mezzi trasportavano pesce affumicato, la cui vendita è un altro business con cui si finanzia Boko Haram.
IL MERCATO DELL’AVORIO
Negli ultimi tre anni, circa 100mila elefanti sono stati ammazzati in Camerun da Boko Haram. I militanti scambiano l’avorio ricavato dalle zanne con armi e denaro. Secondo uno studio realizzato da George Wittemyer dell’Università di Colorado e pubblicato dalla rivista scientifica National Academy of Sciences, l’organizzazione uccide gli animali con granate o colpi di fucile AK-47.
Il rapporto realizzato dall’esperto calcola che Boko Haram uccida quattro elefanti ogni ora, commercializzando circa 400 tonnellate l’anno di avorio per un guadagno di un miliardo di dollari.
Ecco un’animazione basata sul rapporto di Wittemyer
LOW COST
Non avendo tantissime risorse da spendere, Boko Haram ha scelto di non compiere azioni eclatanti. L’organizzazione recluta facilmente nuovi membri nella regione a causa delle difficilissime condizioni socio-economiche in cui versano i suoi abitanti. E ha ereditato molte delle sue armi dall’arsenale libico creato da Muammar Gheddafi, come ha rivelato un rapporto delle Nazioni Unite.
IL CARBONE DI AL SHABAB
Così come Boko Haram, anche il gruppo terroristico somalo Al Shabab si è dedicato a truffe correlate con le ong per finanziere alcuni attacchi. Un rapporto dell’Overseas Development Institute dell’Heritage Institute for Policy Studies, denuncia che l’organizzazione avrebbe costretto alcune vere organizzazioni di beneficenza a pagare un pizzo durante la carestia del 2011. La quota sarebbe stata di 10mila dollari a testa.
Anche grazie al monopolio dell’esportazione di carbone vegetale (e alla complicità di una parte corrotta della classe politica), Al Shabab ha aumentato del 50% le sue entrate rispetto al 2013. I suoi principali mercati sono gli Emirati arabi uniti e l’Arabia Saudita.