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Cattolici e sciiti a caccia di pace e dialogo

Approfondire il rapporto già intenso tra le due fedi religiose, oltre la propaganda terroristica del Califfato. Di questo, e di molto altro, si è parlato ieri al convegno “Cattolici e Sciiti: responsabilità dei credenti in un mondo globale e plurale” organizzato nel cuore di Trastevere dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla ‘Imam al-Khoei Foundation’. Si è discusso di pace assieme a cardinali, esponenti cattolici e prestigiosi imam.

TAURAN E L’ABOMINIO DELLA GUERRA

C’era ad esempio il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, che ha parlato della necessità permanente di dialogo tra le due parti, come altresì con i sunniti dell’Iraq, e che sono proprio eventi come questi a permettere di perseguire questa linea. Che anzi, sarebbe bene che si istituissero in maniera permanente, e che per di più bisogna chiarire la necessità di accettare anche chi è guidato dalla luce della ragione e della buona volontà ma che però non è credente, affinché sempre “brilli lo splendore della pace”. Tauran ha evidenziato che bisogna combattere non solo la violenza, ma anche l’emarginazione che dà origine alla rabbia. “Esiste qualcosa di peggiore della guerra?”, ha domandato il cardinale: “Al quinto anno di conflitto in Siria contiamo 215mila vittime, e il 60% di popolazione vive sotto la povertà, senza beni e aiuti. Ma da dove viene la guerra, se non dalle passioni che fanno guerra nelle membra delle persone?”. Colpa di ambizioni di potere, lotta per il petrolio, commercio di armi, discriminazioni culturali, strumentalizzazioni: “La pace non è solo assenza di guerra, ma è opera della giustizia. È un edificio da costruire continuamente, attraverso il costante dominio delle passioni e la vigilanza dell’autorità. Tra i beni che Dio c’ha dato c’è la pace”.

LA NECESSITÀ DI ELEVAZIONE E AUTO-CRITICA

C’era poi il teologo libanese Mohamad Hassan Al-Amine:. “Bisogna far sì che il progresso umano elevi l’uomo verso l’incontro con un’esistenza superiore, suprema, uno stato di perfezione fatto esclusivamente di pace”, ha detto. Servono poi degli incontri “di autocritica vera, e non di critica dell’altro. Trasparente, aperta, che incoraggi a rivedere i presupposti considerati sacri e che in realtà non sono tali, ma solo frutto di radicamento dell’istinto umano privo di fondamenti religiosi”. Senza contare che “l’immagine dell’islam come dottrina che non invita alla pace e alla carità è terrificante”: i dotti dell’islam – ha detto il teologo – devono “togliere ogni legittimazione a qualsiasi forma di terrorismo, violenza e uccisioni”.

I DENOMINATORI COMUNI TRA LE RELIGIONI

Era poi presente anche il cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di Monaco e Frisinga e presidente della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea, personaggio a cui è stata appioppata la definizione di avventuroso per aver dichiarato di non essere parte di una ‘filiale’ di Roma, dichiarazioni peraltro prontamente ribattute dalla Conferenza episcopale tedesca. E ha parlato anche il segretario generale dell’Al-Kohei Institute, Jawad Al-Khoei, spiegando che tutto l’argomento gira attorno a una “questione di denominatori comuni tra religioni”, che possiedono “una sola anima” che ne permetterebbe la “convivenza pacifica”. Per chiarire meglio le idee, la fondazione che lo studioso rappresenta è una realtà internazionale irachena fondata dal precedente capo supremo dello Sciismo iracheno e attualmente guidata dall’Ayatollah Ali Sistani, massima autorità religiosa dell’Islam sciita. “Fratelli nella religione o consimili nella creazione: queste parole devono essere un inno”, ha detto Al-Khoei.

IL RAPPORTO TRA FEDI NELL’EPOCA GLOBALE

Ha sottolineato Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio: “Oggi il mondo rurale e statico non esiste più, viviamo in società urbane fatte di incontro tra le differenze, e quindi di pluralismo. Il dogma del pensiero pubblico occidentale sulla decadenza delle religioni è stato poi smentito, e quello che si sta verificando è una rinascita delle religioni. Ma il loro impegno per la pace non può restare isolato: ci sono delle vie verso il cambiamento rimaste ancora inesplorate”



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