Benvenuti alle nuove, truculenti, trovate del Califfo e dei califfini. Presunti membri dell’Isis avrebbero rivolto pesanti minacce contro Twitter – compresi il fondatore Jack Dorsey e i suoi dipendenti –, reo di aver bloccato ben 2000 account legati al Califfato. Tantissimi, segno di quanto stia diventando capillare e sempre più invasiva l’azione di propaganda dell’Is nel mondo occidentale. Ma non si limita ai social network, adesso lo Stato Islamico dimostra di saper parlare anche l’italiano. Da qualche giorno circola sul web, ma sui forum jihadisti sin dallo scorso novembre, un documento di 64 pagine di matrice propagandistica scritto in lingua nostrana e intitolato “Lo Stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”.
A SCOVARE IL DOCUMENTO IL SITO “WIKILAO”
Secondo quanto riportano le agenzie di stampa, a scovare il file è stato il sito Wikilao, specializzato in temi geopolitici e di sicurezza. Subito dopo il ritrovamento si è pensato immediatamente che dietro una traduzione così corretta e precisa dei contenuti ci potessero essere italiani vicini all’Isis. Le cose sembrano essere andate più o meno così.
L’AUTORE SAREBBE UN ALGERINO EX STUDENTE IN ITALIA
Il Tempo, grazie a «fonti interne alla comunità islamica italiana», avrebbe identificato l’autore del manuale in un uomo di 37 anni di origini algerine, ex studente all’università Orientale di Napoli, attualmente irreperibile. Il quotidiano romano spiega che K.H., queste le iniziali del suo nome, «già da giovanissimo ha abbracciato i dettami della Jihad» e «oggi si è schierato con l’Isis per curare la parte propagandistica del Califfato». «Non è chiaro – si legge ancora – se il 37enne si trovi ancora in Italia ma certamente, spiegano le fonti, “in passato è stato a Roma in alcune moschee periferiche e anche a Milano”».
GIÀ NOTO PER LA SUA RADICALIZZAZIONE, ORA SAREBBE IN LIBIA
L’uomo, che gli esponenti della comunità islamica citati dal quotidiano sostengono di «aver segnalato già in passato alle forze di polizia perché nell’ambiente era noto per la sua radicalizzazione», avrebbe realizzato il documento mesi fa, «prendendo alcune parti da riviste e documenti in arabo e inglese dello Stato islamico e traducendole in italiano, lingua che conosce perfettamente». Adesso, secondo le fonti de Il Tempo, potrebbe essere partito alla volta della Libia per supportare l’Isis nella conquista territoriale di quelle zone. «Si sentiva già braccato dalle forze dell’ordine – spiegano – anche perché in passato era finito sotto osservazione per aver già tentato di mettere insieme una specie di pamphlet dedicato ai convertiti e ai simpatizzanti dell’Islam, in cui proponeva una visione estremista del Corano». Il quel caso, il progetto non andò in porto, ma K.H. «continuò nella sua opera di indottrinamento».
LA STRUTTURA E I TEMI DEL DOCUMENTO
Ma di cosa parla e come è strutturato “Lo Stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”? Il testo, indirizzato principalmente ai musulmani d’Italia e non solo, ha come incipit la frase «In Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso», si compone di tredici capitoli e si chiude con «messaggio al lettore». A differenza di molti altri documenti diffusi dall’Isis, questo non presenta particolari cruenti o minacce dirette all’Occidente o all’Italia in particolare, ma illustra con toni encomiastici quanto funzioni bene e quanto sia attento ai suoi cittadini e adepti lo Stato Islamico. Attraverso l’utilizzo di foto e grafici, l’elaborato ripropone tutti i temi cari alla propaganda jihadista: «Propagare la conoscenza Islamica, correggere la comprensione della gente sulla religione, chiarire la verità» si legge «sono i più importanti obiettivi da raggiungere fissati dalla politica dello Stato Islamico».
UN DOCUMENTARIO DAI TONI APOLOGETICI
Il documento contiene cronache propagandistiche della vita nei territori conquistati e amministrati dall’Isis, nei quali, si afferma, «grazie all’applicazione della Sharia e delle punizioni regolate dal Libro di Allah si è instaurata una reale sicurezza». Non solo. Il testo spiega e documenta le campagne anti-alcolici e anti-fumo, riporta interviste al capo della polizia islamica, al dirigente per la produzione del pane, al responsabile di un ufficio per la protezione dei consumatori. Non mancano picchi di pura apologia: nella parte che spiega l’introduzione della moneta ufficiale, il dinaro, e del sistema economico-finanziario adoperato nella storia dai Califfi precedenti, si afferma senza giri di parole che «lo Stato Islamico è una vera e propria rivoluzione». E come se si fosse nella terra della cuccagna si promette «benzina gratis ai cittadini bisognosi» e si dichiara che grazie al sistema che regola lo Stato islamico, i crimini sarebbero calati «in poco tempo» del 90%.
LA CHIAMATA ALLE ARMI E IL PROGETTO DI CONQUISTA
Il documento si chiude non solo con una serie di riferimenti a riviste, produzioni video e discorsi ufficiali, ma con una chiara e diretta chiamata alle armi. «Accorri al supporto del Califfato Islamico che ha allargato i propri territori… », si legge nell’ultima parte del testo. «Per grazia di Allah i soldati sotto diretto controllo dello Stato Islamico sono in Algeria, Nigeria, Ciad, Libia, Egitto, Arabia Saudita, Yemen e altri Paesi ancora». Poi viene riportata una mappa a cui è allegata questa didascalia: «Accorrete Musulmani, questo con il permesso di Allah è il Califfato Islamico che conquisterà Costantinopoli e Roma come Muhammad profetizzò».