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Ecco come la Cia si riorganizza per il cyber-spionaggio

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Le innovazioni digitali e le cyber-operazioni entrano da protagoniste nella “nuova” Cia: la Central Intelligence Agency americana ha annunciato ufficialmente – dopo le indiscrezioni già trapelate sulla stampa – una delle sue più grandi riorganizzazioni di sempre per potenziare l’utilizzo degli strumenti hitech necessari in un’epoca in cui lo spionaggio usa sempre più le armi cibernetiche.

IL DIRETTORATO DELL’INNOVAZIONE DIGITALE

A fornire i dettagli della “svolta digitale” della Cia è stato lo stesso direttore John Brennan: verranno create nuove divisioni all’interno dell’agenzia di intelligence americana, chiamate “Mission Centers“, il cui scopo è focalizzare meglio la Cia su missioni, tematiche e aree geografiche specifici, per esempio – ma non solo – la proliferazione delle armi in Africa.

Brennan ha anche annunciato che creerà il “Directorate of Digital Innovation“, che si occuperà delle iniziative della Cia per studiare e sfruttare i più recenti e innovativi strumenti della cyber-tecnologia per le operazioni di intelligence. Questo nuovo organismo avrà all’interno dell’agenzia lo stesso peso degli altri già esistenti.

“La nostra capacità di assolvere ai compiti di intelligence e sicurezza nazionale è messa a dura prova nel mondo digitale”, ha dichiarato Brennan. “Perciò ora faremo in modo di assicurarci che la Cia sia in grado di capire ogni aspetto del mondo digitale”.

Tutti i cambiamenti sono pensati per migliorare la capacità della Cia di fronteggiare le cyber-minacce e sfruttare al massimo la tecnologia digitale, snellire la gestione, rendere più efficiente il reclutamento e la formazione degli agenti e incoraggiare lo scambio di informazioni e competenze all’interno delle varie divisioni dell’agenzia.

IL PROGRAMMA DI BRENNAN

La riorganizzazione della Cia si snoda lungo quattro direttrici principali.

Primo punto è investire nelle persone; dovrà essere più facile per gli agenti acquisire nuove competenze e rafforzare le posizioni di guida all’interno dei team. La Cia intende anche creare un nuovo centro di eccellenza per lo sviluppo dei talenti, migliorando le operazioni di reclutamento degli agenti, formazione e sviluppo della leadership. Tutti i compiti di formazione saranno ricondotti esclusivamente alla Cia University; saranno create più opportunità per gli agenti di apprendere competenze inter-disciplinari perché gli agenti di nuova generazione abbiano capacità “a tutto tondo”. La Cia cercherà anche di integrare sistematicamente le attività all’interno dell’agenzia: sarà normale per gli agenti essere a contatto con esperienze e discipline diverse. Insomma, tutti dovranno sapersi occupare di tutto.

Secondo punto è abbracciare e sfruttare la rivoluzione digitale e innovare tutte le missioni. Per questo verrà creato il nuovo Directorate of Digital Innovation col compito di accelerare l’integrazione delle competenze digitali e cibernetiche in tutte le aree di attività della Cia.

Terzo elemento è la modernizzazione del modo in cui la Cia funziona. “Il ritmo a cui gli eventi mondiali si dipanano e la tecnologia evolve richiede che i capi della Cia siano in grado di prendere decisioni con agilità, al livello appropriato, con le giuste informazioni”, dice Brennan.

Infine, quarto punto è l’integrazione delle capacità della Cia “per portare il meglio dell’agenzia in tutte le aree di attività. Le missioni di maggior successo della Cia si sono prodotte grazie alla collaborazione tra tutti gli elementi della missione. Mai come oggi c’è bisogno di piena integrazione tra le nostre capacità”, scrive Brennan. Di qui la revisione dei Mission Centers.

10 CENTRI PER LE MISSIONI

I 10 nuovi “Mission Centers” metteranno insieme agenti della Cia con diversa formazione ed esperienza per concentrarsi su specifiche aree geografiche o tematiche. Tutto quello che c’è da “sorvegliare” ricade in queste 10 suddivisioni. I 10 centri inter-disciplinari (creati sulla falsariga di due già esistenti, Counter-terrorism e Counter-intelligence) serviranno anche a superare, ha spiegato Brennan, la competizione tra agenzie di spionaggio del governo Usa e dipartimenti della stessa Cia che può aver portato a una mancata condivisione di conoscenze o a una più lenta circolazione di informazioni cruciali a causa di colli di bottiglia burocratici.

Le rinnovate cyber-competenze della Cia aiuteranno l’agenzia anche a rispondere al sofisticato uso dei social media di molti gruppi militanti, tra cui lo Stato Islamico. Secondo alcuni, però, la Cia sta anche prendendo contromisure per ovviare al danno arrecato alla capacità dell’intelligence americana di raccogliere informazioni dopo le rivelazioni di Edward Snowden (che ha lavorato tanto per la Nsa che per la Cia).

LE REAZIONI

“Credo che questa riorganizzazione rafforzerà la Cia nel tempo, anche se ci sarà qualche difficoltà da superare, soprattutto la resistenza di agenti senior”, ha commentato l’ex vice direttore della Cia Michael Morell.

“Questa riorganizzazione non è stata spinta da un fallimento istituzionale, ma dalla presa di coscienza del fatto che il mondo è cambiato. Ed era ora che anche la Cia cambiasse”, ha dichiarato il Senatore Richard Burr, presidente del Senate Intelligence Committee.

Meno convinto Tim Weiner, autore del libro “Legacy of ashes: the history of the Cia”, secondo cui la riorganizzazione di Brennan non tocca veramente la capacità di operare della Cia. “L’intelligence non si migliora cambiando le strutture organizzative”, afferma Weiner. “L’intelligence è quella che Sun Tzu ha definito nell’Arte della guerra 26 secoli fa: Conoscere il proprio nemico. Questo è il lavoro delle spie. E vuol dire conoscere le lingue straniere, andare in giro per il mondo, parlare ai nemici”.

LA “NUOVA” CIA

Creata nel 1947, la Cia è divisa in quattro grandi direttorati. Due – il Directorate of Science and Technology, che tra le altre attività inventa gadget per lo spionaggio, e il Directorate of Support, che gestisce compiti amministrativi e logistici – rimarranno col vecchio nome.

Il Directorate of Intelligence sarà rinominato “Directorate of Analysis” per riflettere la sua funzione di punto di riferimento degli agenti che raccolgono e analizzano informazioni da fonti sia segrete che pubbliche. Il National Clandestine Service, cui fanno riferimento gli agenti in prima linea che lavorano sotto copertura su specifici casi e reclutano spie, si chiamerà d’ora in poi Directorate of Operations, un nome che aveva già avuto all’inizio della storia della Cia.

A questi quattro direttorati si unisce il nuovo sull’innovazione digitale.

Si tratta della più vasta riorganizzazione dopo l’11 settembre 2001, quando la Cia potenziò fortemente il suo Counter-terrorism Center, parte del National Clandestine Service. Il piano, che Brennan ovviamente preparava da tempo, sostenuto dal presidente Barack Obama, ha creato frizione con alcuni “veterani” dell’agenzia; recenti le dimissioni di Frank Archibald, che ha lasciato la direzione proprio del National Clandestine Service.

La Cia possiede già delle competenze digitali, pur se inferiori rispetto alla Nsa, grazie al suo Information Operations Center, che gestisce compiti come estrazione delle informazioni da computer portatili e installazione di sistemi per la sorveglianza. La Cia supervisiona anche l’Open Source Center, unità di intelligence creata nel 2005 per cercare tra dati pubblicamente disponibili, come i messaggi su Facebook e Twitter o sui forum online, dove i terroristi spesso postano contenuti.

Brennan vuole ora potenziare queste capacità e renderle più pervasive: strumenti e competenze che sono appannaggio dell’Information Operations Center devono diventare patrimonio dell’intera Cia. I terroristi usano in modo massiccio il web per reclutare e comunicare e operano in zone dove gli agenti della Cia spesso non riescono a penetrare. Entrare nel cloud e nelle trasmissioni digitali può essere il mezzo per essere anche laddove gli agenti non riescono fisicamente ad arrivare.



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