Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Ecco come e perché l’Italia deve tutelare le “non autosufficienze”

Tutelare e gestire le “non autosufficienze”, in un contesto in cui l’invecchiamento e l’allungamento della vita media faranno crescere la popolazione ultra 80enne da 1,7 milioni a circa 4 milioni nel 2050. È stato uno dei temi emersi dalla tavola rotonda organizzata il 5 marzo, presso l’Hotel Excelsior San Marco di Bergamo, da Valore. Obiettivo? Evidenziare quanto sia prioritario per l’Italia esaminare la questione della dipendenza non solo sotto il profilo socio-sanitario, ma anche dal punto di vista di sviluppo economico per il sistema Italia.

LE TEMATICHE

L’appuntamento, che ha visto la partecipazione del Ministero della Salute, si è tenuto alla presenza di esponenti del mondo accademico, esperti di servizi socio-sanitari e membri di spicco di fondi sanitari e casse di previdenza. Diversi gli argomenti al centro della discussione: dai modelli di presa in carico della dipendenza in Europa e in Italia, al rapporto Stato-Regioni nella gestione dell’assistenza alla non autosufficienza, dalle sinergie tra pubblico e privato nella gestione della dipendenza al ruolo degli investimenti privati, fino al sostegno di politiche di presa in carico della dipendenza e l’effetto sul sistema economico e produttivo. E poi il ruolo dei fondi pensioni, di casse di previdenza e fondi sanitari nella gestione della dipendenza e la composizione delle prestazioni dei fondi sanitari integrativi.

IL CONTESTO

Nonostante l’emersione di questo nuovo scenario, l’Italia non ha ancora affrontato una riforma sistematica della tutela della non autosufficienza, al contrario di Francia, Spagna e Germania che tra il 2006 e il 2008 hanno varato riforme e importanti revisioni dei sistemi esistenti. Ad oggi nel nostro Paese è previsto un Fondo per la non autosufficienza, che la recente legge di stabilità ha aumentato a 400 Ml. A questo si affianca l’indennità di accompagnamento, prestazione monetaria il cui impegno finanziario tra il 2002 e il 2009 è passato da 7.6 a 12.2 miliardi di euro.

I PARTECIPANTI

La tavola rotonda, introdotta da Stefano Ronchi, Managing Director di Valore srl e moderata da Paolo Messa fondatore della rivista Formiche, ha preso il via con un confronto tra l’Italia e altri Paesi europei sul tema dei modelli di presa in carico della dipendenza con l’intervento del Presidente del Gruppo Orpea Jean Claude Marian. Hanno portato il loro contributo al confronto Antonio Sebastiano, Direttore dell’Osservatorio sulle Rsa della LIUC, Alberto Portioli, Responsabile Osservatorio ASI del Politecnico di Milano, Claudio Genovesi, Presidente del Fondo Prevaer, Attilio Maria Navarra, Presidente di Italiana Costruzioni, Luigi Mario Daleffe, Responsabile Fondo Sanità, oltre a Roberto Scrivo, Capo della Segreteria del Ministero della Sanità.

COOPERAZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO E MODELLI DI SPESA EFFICACI

Secondo Jean Claude Marian, presidente del Gruppo Orpea, «la gestione delle non autosufficienze è un tema che deve essere affrontato attraverso un sistema di programmazione, di normativa e di controllo unitario a livello nazionale, con una visione di medio lungo periodo». Per fare questo «è opportuno puntare ad una cooperazione coordinata tra sistema pubblico e privato nel pieno reciproco rispetto delle funzioni di entrambi».

«Il sistema italiano ha caratteristiche peculiari che lo rendono un modello anche per altri Paesi occidentali, che guardano alla nostra capacità di tenuta del modello universalistico» per Roberto Scrivo, capo della Segreteria del Ministero della Sanità. Detto questo, però, «è necessario cogliere le nuove sfide sociali per definire modelli di spesa più efficaci, che garantiscano innanzitutto la presa in carico ed i livelli assistenziali, ma che possano anche portare il sistema ad essere un modello di competitività e di attrazione degli investimenti». Ci sono le condizioni, gli investimenti in nuove R.S.A. vanno in questa direzione, ma per il Capo della Segreteria del Ministero della Sanità «è necessario catalizzare queste opportunità affinché iniziative importanti come quella di Verdello non rimangano isolate ma siano piuttosto il segno di una rinnovata disponibilità ad investire in tutto il Paese, anche in un contesto di concorrenza positiva tra pubblico e privato».

RISORSE DI FONDI PENSIONE E CASSE PRIVATE

Stefano Ronchi, managing Director di Valore srl entra più nello specifico spiegando che «accanto alle risorse private di integrazione alla spesa sanitaria, occorre considerare le risorse dei fondi pensione e delle casse private, parte delle quali possono rappresentare un volano importante per gli investimenti nello sviluppo dei real assets sanitari (rsa, ra, etc), la valorizzazione dei quali da parte dei migliori gestori del mercato, avrà ricadute positive sul Pil nazionale».

E se per Antonio Sebastiano, direttore dell’Osservatorio sulle Rsa della LIUC, il pericolo della non sostenibilità futura dell’attuale sistema di welfare è determinato «dall’eccessiva frammentazione delle risposte, il forte sbilanciamento della spesa pubblica verso i cash benefit e le marcate differenze che intercorrono tra i singoli sistemi socio-sanitari regionali», per Alberto Portioli Staudacher, direttore dell’Osservatorio Assistenza Sanitaria Integrativa- Politecnico di Milano in riferimento alla  LTC, la soluzione sta in un intervento «integrato pubblico-privato articolato su diverse linee d’azione: aumentare le risorse attirando investimenti, Italiani ed esteri, tramite opportuni incentivi, coordinare le azioni dei diversi soggetti e aumentare l’efficienza dei processi dei diversi soggetti coinvolti».

CONVERSIONE DEGLI IMMOBILI E AUMENTO DI SERVIZI E STRUTTURE

Claudio Genovesi, presidente PrevaerDDL invece, ricorda al governo che con il DDL sulla “concorrenza” «è la terza volta nel giro di pochi mesi che interviene sui Fondi Pensione e sulle casse di Previdenza. Parrebbe un accanimento terapeutico nel senso opposto, non per prolungare la vita ma per seppellire rapidamente il welfare faticosamente impostato in 20 anni».

Per Attilio Maria Navarra, Presidente di Italiana Costruzioni, «la conversione del patrimonio immobiliare in RSA ha, sullo sviluppo economico generale, sia impatti diretti di breve termine sia effetti di lungo periodo derivanti dalla valorizzazione immobiliare e dagli effetti della riqualificazione urbana». Servono due linee di intervento per Luigi Mario Daleffe, Responsabile di Fondo Sanità: «Da un lato aumentare le strutture di sostegno alla dipendenza e migliorare la qualità e la quantità dei servizi e dall’altro trovare i finanziamenti per perseguire tale obiettivo».

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter