Una bussola per capire dove andare, costruita tutti assieme. Una bussola che non segna il nord ma che punta dritto verso il nostro futuro e ci suggerisce principi e azioni che dobbiamo seguire e mettere in atto perché si possa dire con orgoglio che non abbiamo lasciato nulla d’intentato nel garantire alle prossime generazioni un pianeta più sano, più giusto, migliore.
La Carta di Milano sarà questo. Una piattaforma aperta e collaborativa che raccoglie le esperienze e i risultati di tutte le iniziative culturali legate alle tematiche di Expo Milano 2015 e ne fa un manifesto collettivo, un atto politico e di sensibilizzazione globale sul ruolo del cibo e della nutrizione per una migliore qualità della vita di quel pianeta che Salvatore Veca definisce “la gran città del genere umano”.
Il percorso che porterà alla redazione della Carta si sta compiendo all’insegna dell’indipendenza dei vari percorsi di provenienza e della costruzione di uno schema nel quale tutti possano vedere valorizzati i propri contributi con l’intento di fare-sistema e di portare a un livello istituzionale congiunto la ricchezza dei dibattiti, delle attività di ricerca e delle iniziative culturali sorte finora. E le voci sono state tante nella giornata del 7 febbraio all’Hangar Bicocca di Milano: 42 tavoli tematici per Expo delle idee, iniziativa nata con l’intenzione di allargare i confini della discussione sui contenuti del lascito dell’Esposizione universale di Milano. Ricercatori, giornalisti, politici, attivisti, associazioni per la difesa dell’ambiente, magistrati, insegnanti, imprenditori, sindaci riuniti per raccogliere le istanze di mondi certamente diversi, ma accomunati dal tentativo di consegnare il frutto delle proprie esperienze e di confrontarsi con le necessità di tutti. Con l’idea che soltanto uno sforzo collettivo possa aiutare a costruire l’ordito su cui prenderà vita la Carta di Milano.
L’obiettivo che ci siamo posti non è solo quello di redigere un testo che sia la sintesi accessibile a tutti e che possa entrare nelle abitudini della collettività: delle istituzioni, delle università e delle varie realtà che si sono impegnate per promuovere la valenza culturale dell’Esposizione; abbiamo anche puntato a coinvolgere direttamente tutti coloro che saranno chiamati a firmare la Carta di Milano. E quindi oltre agli impegni quotidiani desti-nati ai cittadini per mangiare meglio e migliorare gli stili di vita alimentari, nella Carta troveranno posto le responsabilità delle imprese per un progresso giusto e sensibile, delle istituzioni per la promozione di regole eque sull’accesso alle risorse e i diritti associati al cibo, nonché delle associazioni e del mondo del sociale per tutto quanto riguarda le azioni di sensibilizzazione e di cultura del territorio.
La Carta di Milano parte infatti dal tema centrale dell’Esposizione, il cibo (food), ma lo interpreta, grazie al contributo delle diverse realtà che vi stanno lavorando, nell’accezione più allargata di nutrimento (feed), di crescita collettiva e delle regole che ci potranno consentire di avere un diverso approccio verso l’alimentazione e allo stesso tempo verso le dinamiche della convivenza. Ci saranno gli impegni collettivi su temi come lo spreco alimentare e la malnutrizione, il rispetto delle culture del cibo come radici identitarie dei popoli, fino al rapporto tra risorse energetiche, il territorio agricolo e i nuovi insediamenti urbani.
E la pluralità dei contributi è uno dei cardini dell’impresa che ci siamo proposti, perché sappiamo che non è possibile parlare di futuro della nutrizione senza considerare la complessità del sistema pianeta, in cui si intrecciano problematiche ambientali, sociali e politiche: dai flussi migratori al ruolo dei contadini, dalla legalità all’innovazione tecnologica. Aprire Expo 2015 con la condivisione del testo della Carta di Milano e con la richiesta a tutti i visitatori, cittadini, capi di Stato, imprenditori di sottoscriverla per conoscerla e per promuoverla, è di per sé un cambio di paradigma per le esposizioni universali: da esibizione a condivisione, con al centro i contenuti e i grandi temi legati al nostro futuro.
Una Carta che distingue quindi il nostro Paese e che da Milano costruisce un ponte tra generazioni, uno strumento che informa e che continua, anche dopo ottobre 2015, a caratterizzare la nostra politica internazionale con una leadership culturale, di ricerca e di impegni concreti come eredità immateriale di Expo Milano 2015.
Massimiliano Tarantino, Segretario generale della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e direttore esecutivo di Laboratorio Expo