La partecipazione della Cooperazione italiana a Expo si esprime attraverso la nuova agenda globale di sviluppo – o Agenda post-2015 – attualmente in fase di negoziato in ambito Nazioni unite e che sarà adottata nell’ambito di un vertice di capi di Stato e di governo nell’autunno 2015.
L’Agenda post-2015 amplifica la valenza e l’importanza del tema di Expo nel contesto delle sfide globali; da parte sua, l’Esposizione può offrire straordinarie opportunità di divulgazione a un pubblico non specializzato. L’esigenza di elaborare una nuova agenda dello sviluppo nasce dalla constatazione dei radicali cambiamenti generati dalla globalizzazione sui processi di sviluppo.
La crescita economica sostenuta, che ha caratterizzato negli anni più recenti una parte significativa dei Paesi in via di sviluppo, ha influito in modo determinante sul rapporto fra popolazione e risorse del pianeta, creando una forte pressione su queste ultime. Tale pressione impone una riconsiderazione dei modelli di produzione e consumo, in particolare nel settore agricolo. La Fao ha calcolato che, per far fronte alla pressione congiunta dell’incremento demografico e dei processi di crescita economica, nel 2050 sarà necessario un aumento della produzione agricola per con-sumo umano (senza considerare quindi quella a fini energetici) di almeno il 70% rispetto all’attuale. Per affrontare le sfide che derivano da questo panorama in rapida evoluzione, è emersa l’esigenza di caratterizzare i processi di sviluppo con una nuova dimensione qualificante, quella della “sostenibilità”.
Crescere significa non solo far aumentare il Pil di un Paese, ma anche assicurare che questa crescita sia sostenibile sotto il profilo ambientale e sociale. Allo stesso modo il concetto di sostenibilità a livello planetario implica una condivisione di responsabilità nei confronti della difesa dei “beni pubblici globali” come l’aria, l’acqua, il clima e la pace, la cui tutela implica una responsabilità globale. Da questo punto di vista, la nuova Agenda dello sviluppo post-2015 si pone come riferimento di regole ideali “universali”, in grado di governare i processi di sviluppo e crescita non solo dei Pvs, ma anche dei Paesi sviluppati.
Ne consegue anche una trasformazione del concetto di cooperazione allo sviluppo che, con l’eccezione di quei Paesi che ancora non sono riusciti ad avviare un processo strutturato di crescita (i cosiddetti Paesi meno avanzati e gli Stati fragili), non dovrebbe essere destinata quasi esclusivamente agli interventi nei settori di base (salute e istruzione) che avevano caratterizzato i Millennium development goal, ma dovrebbe orientarsi sempre più verso un reale partenariato globale fondato sulla trasmissione e condivisione di conoscenze, tecnologie, buone pratiche, capacità di fare e organizzare processi e istituzioni. Il grado di coincidenza dell’approccio della nuova agenda con la visione di Expo è, da questo punto di vista, molto alto e rende l’evento del tutto in linea con l’attualità del dibattito internazionale sullo sviluppo.
Il contributo che Expo – anche attraverso la Carta di Milano – potrà dare quale proprio lascito al nuovo modello di cooperazione internazionale che prenderà forma a seguito dell’adozione dell’Agenda di sviluppo post2015 è anzitutto di metodo: una condivisione, tra i vari soggetti partecipanti (istituzioni, organizzazioni, imprese e cittadini) delle analisi e delle priorità d’azione sulle problematiche del cibo, della nutrizione, dell’agricoltura sostenibile, sulle linee del consenso internazionale sullo sviluppo. Attraverso il patrimonio di conferenze, dibattiti, contatti e scambi, da Expo potranno anche emergere proposte di soluzioni originali alle problematiche con le quali si confronta oggi il dibattito sulla sicurezza alimentare e la nutrizione.
La Cooperazione italiana contribuirà a questo processo organizzando una trentina di eventi volti a promuovere una riflessione sui temi cruciali dello sviluppo, portandoli al tempo stesso più vicini a un grande pubblico. In questo contesto acquista particolare rilievo il programma Feeding knowledge, promosso da Expo Milano e realizzato dal Ciheam-Iamb e dal Politecnico di Milano. Il suo punto di forza è essere una grande rete di collaborazione sui temi della sicurezza alimentare e dello sviluppo sostenibile che coinvolge istituzioni, organizzazioni e centri di ricerca nei Paesi del Mediterraneo, proprio nello spirito di quella trasmissione e condivisione di conoscenze, capacità e buone pratiche cui accennavo prima. In tre anni di attività, Feeding knowledge ha gettato le basi per la costituzione di un sistema condiviso e diffuso delle conoscenze in tema di sicurezza alimentare, che favorisce una migliore comprensione dei bisogni e promuove l’innovazione e la ricerca per individuare soluzioni applicabili nei diversi Paesi.
Attraverso il concorso internazionale sulle buone pratiche per lo sviluppo sostenibile, il programma ha inoltre chiamato a raccolta i diversi attori della cooperazione per costituire un patrimonio di quasi 800 casi di successo che possono essere studiati, fornendo lo spunto per nuove iniziative che si basano sui risultati di esperienze concrete. Fra questi figurano 70 best practices realizzate con il sostegno della Direzione generale cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
Di queste 70, cinque sono state selezionate fra le 18 vincitrici del concorso e due figurano tra le prime cinque. Credo che il futuro del programma stia nel consolidamento e nell’ulteriore sviluppo del patrimonio di esperienze, di collaborazioni e di rapporti costruito in questi anni, attraverso la costituzione di un centro virtuale e diffuso di competenze per la sicurezza alimentare e nutrizionale e lo sviluppo sostenibile nel Mediterraneo, che continui a favorire la condivisione delle conoscenze, della ricerca e dell’innovazione e l’adozione delle soluzioni più efficaci per i problemi comuni.
Giampaolo Cantini, Direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale