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Fincantieri alla campagna di Francia. Il reportage di Les Échos

Con un titolo degno di poema cavalleresco – e toni altrettanto elegiaci – il quotidiano economico francese Les Échos dedica oggi ampio spazio alla storia e al futuro del grande gruppo cantieristico italiano Fincantieri, in un momento chiave della sua crescita sui mercati internazionali. Uno dei grandi campioni “dimenticati” dell’industria italiana – così il giornale – la controllata dal Tesoro è fotografata dal corrispondente Pierre de Gasquet nel giorno del varo e della consegna del “Britannia”. Uscita dai cantieri di Monfalcone, con i suoi 330 metri, questa nave imponente, una piccola città galleggiante, è la più grande mai realizzata in Italia.

La scena – così Pierre Gasquet – è degna dei teatri di Broadway. I festeggiamenti organizzati in onore dell’armatore, il miliardario di origine israeliana Micky Arrison, erede dell’impero Carnival Cruises, sono opulenti. La presenza del Vice Ministro dell’Economia segna – mai ve ne fosse bisogno – l’importanza del rapporto ventennale tra il committente e il colosso italiano. Una relazione che ha portato ai cantieri nazionali 25 miliardi di euro in vent’anni ed è destinata a rafforzarsi ulteriormente. L’interesse de Les Échos, è suscitato però da un fatto contingente e prettamente francese: a breve, i grandi Cantieri navali di Saint-Nazaire, messi in vendita dai sud-coreani di STX, potrebbero passare nelle mani del colosso triestino. Un passaggio significativo e coerente con la strategia di crescita per acquisizioni e diversificazione per segmenti produttivi, fortemente voluta e messa in atto, negli ultimi anni, dai vertici di Fincantieri. D’altro canto, è  storia recente anche l’acquisizione del 50,75 per cento dei cantieri norvegesi-coreani di Stx Osv, società quotata a Singapore e leader mondiale nella costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione e produzione di petrolio e gas naturale (Offshore Support Vessel).

Sollecitato sul punto, l’amministratore delegato Giuseppe Bono, di cui Les Échos fa un ritratto più che lusinghiero, ricorda come sia necessario un processo di consolidamento e integrazione dei cantieri a livello europeo, se le nostre industrie vogliono restare competitive nei confronti dei colossi già apparsi negli Stati Uniti e in Cina, e di quelli che domani si svilupperanno in India e in Russia. Un messaggio, questo, che trascende d’altro canto le sia pure importanti logiche dell’industria navale europea per coinvolgere – di fatto – ogni settore di rilievo economico nell’area dell’Unione. Ancora sul tema del necessario consolidamento sul piano continentale, ribatte pure  l’ex Presidente di Fincantieri, Corrado Antonini, una figura di riferimento per l’industria navale europea. Questi sottolinea come “i tedeschi di Meyer Werft – che hanno il migliore tempo di costruzione, ridotto a 21 mesi con i loro cantieri coperti per navi di analoghe dimensioni – hanno acquisito nel 2014 i cantieri di STX a Turku in Finlandia”. Con ciò avviando – così Les Échos – il necessario processo di integrazione dei cantieri del nord Europa, di cui l’acquisizione di Saint-Nazaire da parte degli Italiani, rappresenterebbe il contrappeso nel sud del continente.

Molto più esteso, l’articolo di Les Échos, val bene il tempo della lettura per uno sguardo su un campione dell’industria nazionale.

http://www.lesechos.fr/journal20150302/lec1_enquete/0204189287201-fincantieri-le-chevalier-blanc-italien-des-chantiers-de-saint-nazaire-1097833.php#

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