Grandi e piccoli movimenti intorno a Mbda, tra budget militari ridimensionati, nuove strategie di Finmeccanica e qualche spiraglio sugli investimenti che può arrivare dalla Germania secondo alcuni addetti ai lavori. Ecco numeri, dettagli e ricostruzioni
CHE COSA E’ MBDA
MBDA (Matra BAE Dynamics Alenia) è il principale consorzio europeo costruttore di missili e tecnologie per la difesa, ha chiuso il 2014 con un lieve incremento degli ordini saliti a 4,1 miliardi di euro rispetto ai 4 miliardi del 2013 e un portafoglio ordini che conta 12,6 miliardi di euro.
ATTORI E NUMERI DELLA JOINT VENTURE
La joint venture della missilistica, partecipata dalla franco-tedesca Airbus Group (fino a dicembre 2013 EADS, acronimo di European Aeronautic Defence and Space Company), dalla britannica BAE Systems al 37,5% e da Finmeccanica al 25% ha registrato ordini esteri per 2,5 miliardi, superando quelli del mercato domestico, come è avvenuto nel 2012 e nel 2013. Le vendite si sono attestate a 2,4 miliardi, come previsto per effetto dei tagli ai budget della difesa operati dei Paesi di riferimento negli ultimi anni.
LE PREVISIONI SUL 2015
Un dato che nel 2015 dovrebbe, però, registrare una significativa crescita come conseguenza dell’eccezionale livello di ordini ricevuti negli ultimi due anni. «Dobbiamo questi buoni risultati dell’export all’eccellente gamma di prodotti che incontrano i requisiti posti dalle forze armate e che sono stati significativamente ampliati negli anni recenti grazie al supporto fornito dai nostri clienti domestici», ha commentato Antoine Bouvier, amministratore delegato del consorzio.
I NUMERI DI MBDA
MBDA impiega complessivamente quasi 10.000 persone, 4.500 in Francia, 2.630 nel Regno Unito, 1.300 in Italia, 1.250 in Germania e 70 negli USA ed è guidata da un comitato esecutivo di sei manager, in cui ogni azionista nomina due rappresentanti più un amministratore delegato.
LE PAROLE DI PERFETTI
“Mbda – ha detto negli scorsi giorni Antonio Perfetti, amministratore delegato di Mbda Italia e direttore vendite e sviluppo del gruppo – è il secondo operatore mondiale. La sua forza è nata dalla collaborazione internazionale, perché 15 anni fa nessuno ce la faceva da solo, neppure francesi e inglesi”.
L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE
“Moretti ha fatto capire – ha scritto Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore di sabato 21 marzo – che se i militari italiani non compreranno nuovi missili l’assetto potrebbe cambiare. Questo ha innescato voci di una possibile vendite della partecipazione di Finmeccanica, per un valore di 700 milioni”.
GLI OBIETTIVI DI FINMECCANICA
Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica, nella recente audizione tenuta in Commissione Industria al Senato, ha ribadito che per quanto riguarda il business della difesa e dell’aerospazio è necessario «fare una selezione ragionata e una conseguente riduzione del portafoglio dei prodotti e aumentarli su larga scala, selezionare gli investimenti e assicurare l’affordability», in un contesto in cui «i Paesi occidentali, a parte poche eccezioni, stanno riducendo i budget destinati alla difesa mentre chi li sta incrementano è la parte asiatica, in particolar modo la Cina».
LE PAROLE DI MORETTI A LONDRA
Entrando nel merito del futuro di MBDA, durante la presentazione londinese del piano industriale di Finmeccanica, aveva dichiarato: «MBDA ha ritorni eccellenti ma il settore missilistico deve essere necessariamente rivisto in quanto dipende dalle decisioni dei governi e i budget domestici per la difesa sono in continua contrazione». «Stiamo parlando per lo sviluppo di nuove piattaforme», aveva detto poi a proposito della joint venture e «discutendo per rivedere la partecipazione all’interno del programma Superjet».
LE IPOTESI DEGLI ANALISTI
La questione legata a una revisione dell’azionariato della società missilistica non è nuova ed è stata alimentata dai rumors di Borsa, amplificati a inizio febbraio dal Sunday Times secondo cui Airbus intenderebbe prendere il controllo del consorzio europeo della missilistica MBDA acquisendo da Finmeccanica la quota italiana, pari al 25% e del valore stimato in 700 milioni di euro. Il Sunday Times titolava l’articolo “Airbus si azzuffa con BAE sui missili”, perché l’eventuale uscita degli italiani dal consorzio e la cessione della quota di Finmeccanica ad Airbus metterebbe il terzo socio, appunto la britannica BAE «di fronte al dilemma di accettare di diventare un giocatore di minoranza o di vendere a sua volta la quota ad Airbus».
GLI SCENARI
Ma la questione MBDA sarebbe strettamente legata ad un’altra, ovvero ad ATR, dove Finmeccanica detiene, tramite Alenia Aermacchi, il 50% della quota. Secondo alcuni analisti, il 25% di MBDA potrebbe essere ceduto ad Airbus Group, che possiede la metà di ATR, in cambio del controllo della joint venture che produce i velivoli regionali turboprop. Ma passi concreti in tal senso non sono stati compiuti. Lo dimostrano le dichiarazioni del CEO di Airbus Group, Tom Enders che un mese e mezzo aveva definito le ipotesi di scalata di Finmeccanica ad ATR «un discorso teorico, perché al momento nessuno ci ha contattati su questo tema».
LE INDISCREZIONI DI AIRPRESS
Diversa la prospettiva secondo altri addetti ai lavori. Segnalando il consolidamento della relazione con il gruppo Lockheed Martin, la rivista Airpress ha scritto: “Sembrano maturi i tempi per vedere un ritorno sul programma Meads, alimentato da Mbda (Germania e Italia) e dalla stessa Lockheed Martin. Il sistema avanzato di difesa missilistica potrebbe essere a breve adottato dai governi di Berlino e Varsavia, secondo alcune informazioni di settore. Un mercato stimato in circa 8/10 miliardi di dollari potrebbe aprirsi davanti a questa speciale Jv”.