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Così la Germania vuol farci pagare il suo esercito

Siamo circondati da minacce e rischi geopolitici. La crisi finanziaria ed economica dell’Ue continua a produrre disastri sociali e culturali, ma i burocrati che la rappresentano proseguono imperterriti nel destabilizzare più della metà degli Stati membri a proprio piacimento.

A pochi giorni dall’iniezione di liquidità della Bce, attendevamo che il Piano Juncker partisse con una velocità tale da imprimere nell’arco di sei mesi una notevole spinta agli investimenti comunitari, per rilanciare l’occupazione e contenere i rischi deflattivi che impongono al sistema bancario di preferire i portafogli finanziari alle ipotetiche sofferenze delle imprese e dei mercati.

In realtà ancora non si sa chi debba realizzare questi investimenti, ma a Berlino pare che ci sia qualche idea in merito.

Le forze armate tedesche, come scritto da James Hansen, si scambiano i fucili per le esercitazioni e non hanno investito né in armamenti, né in tecnologia bellica adeguata alle minacce asimmetriche odierne e ai quadri tattici di guerriglia armata cui i protocolli Nato propendono.

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha fatto suoi i desiderata di Berlino, pronunciandosi sulla necessità di un esercito europeo. Era ovvio che Francia e Regno Unito rispondessero no, la Germania sì, gli altri non si sa. La Germania vuole utilizzare il Piano Juncker per creare un esercito europeo e togliere al resto degli Stati membri la possibilità di operare investimenti militari autonomi e riversarli sulla creazione di una forza armata autonoma dalla Nato, ovviamente per rilanciare l’industria bellica tedeschi ed i consorzi europei a scapito del mercato e delle industrie militari che ruotano attorno al patto nordatlantico.

Si tratterebbe quindi di scaricare il costo di adeguamento delle forze armate tedesche sugli Stati membri dell’Ue, alcuni dei quali non sono membri Nato.
Le conseguenze di queste posizioni strategiche della Germania mettono in risalto il caos strutturale della costruzione europea, nonché l’inutilità degli apparati burocratici legati alla politica estera e di difesa europea.

Aspettiamo le reazioni italiane per comprendere cosa i nostri decisori politici e militari pensino delle parole di Juncker e della volontà tedesca.

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