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Heidegger: a Rouen si discute il suo pensiero nazista, poi a Siegen

La disputa culturale, storica e politica sul pensiero nazista del sommo filosofo tedesco Martin Heidegger, di cui stanno per essere pubblicati in Italia, da Bompiani, i Quaderni neri, travalica le Alpi e approda all’Università francese di Rouen, dopo aver coinvolto i maggiori quotidiani d’Oltralpe: Le Monde, Liberation, Le Nouvel Observateur, Le Figaro.

E’ adesso la volta di una sede universitaria, quella di Rouen, dove dall’11 al 13 marzo si tiene il convegno “Humanitès et monde contemporain: humanisme, antihumanisme, transhumanisme”, quando sull’Europa soffia forte, e la Francia non ne è affatto esente, la perniciosa e malefica aria fredda delle guerre di religione e del populismo o del cosiddetto nazionalismo popolare che si nutrono non solo delle devastanti diseguaglianze generate dal pensiero unico liberista diretto dal pilota automatico di Bruxelles, ma dal suo combinato con il disumano razzismo, il dispezzo e l’odio per gli immigrati, presunti portatori di una cultura inferiore e usurpatori di lavoro e risorse.

Riflettere allora sul lascito del sommo filosofo catto-nazista, antisemita e razzista che ha, non per merito suo, giganteggiato nella cultura europea del ‘900, facendo schiere di sacerdoti, in testa Ludwig Binswanger e Michel Foucault, per intere generazioni, e da noi per far qualche nome altisonante: Cesare Luporini, Franco Basaglia, Massimo Cacciari, Umberto Galimberti, Gianni Vattimo, Eugenio Scalfari, è un obbligo morale e politico.

Tanto avvertito e sentito Oltralpe che dopo quello prossimo di Rouen, ce ne sarà un altro, in aprile, all’Università tedesca di Siegen, dal titolo: “Filosofia e Politica. Ricerche sui Quaderni neri di Martin Heidegger”.

Bisogna, dunque, fare i conti con il mostro sacro, Martin Heidegger, per estirpare, sradicare e disboscare, dalla cultura europea tutto quel che vi ha depositato chi bellamente teorizzava, a suo tempo, l’annientamento spiegato poi come auto-annientamento del nemico, ossia gli Ebrei, quando invece, come ha ben chiarito il 24 febbraio sul Corriere della Sera, il filosofo francese Emmanuel Faye, membro del comitato scientifico del convegno di Rouen, Heidegger diceva: “il genere più alto e l’atto più alto della politica consiste nel manovrare con il nemico per metterlo in una situazione in cui si trova costretto a procedere al proprio autoannientamento”. 

Se con il Convegno di Rouen, i francesi fanno da apripista in questa gigantesca e complessa operazione-verità, avviata da Faye con il suo libro FAYE COPHeidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia (ed. L’Asino d’oro, Roma 2012) per aver posto l’attenzione sul caso Heidegger non tanto sull’adesione e compromissione con III Reich, quanto sul suo pensiero, si puo’ dire che noi li seguiamo a ruota, togliendoci la brutta immagine di paese provinciale.

Se questo accade lo si deve al Corriere della Sera di Ferruccio De Bortoli che ha aperto il suo quotidiano alle anticipazioni dei Quaderni neri ma supportate da una pluralità di interventi, tutti di alto profilo e spessore e alcuni illuminanti come appunto quello di Faye.

E a Rouen il 12 marzo, interverrà la studiosa del pensiero contemporaneo Livia Profeti con la relazione: “Tutti gli uomini nascono…uguali: superare la negazione heideggeriana dell’uguaglianza”, dopo aver, il 28 dicembre scorso, sul Corriere della Sera definito ‘Heidegger antesemita perchè razzista’ ha scritto a chiare note: “interrogarsi sugli effetti di questa visione disumana, a lungo celata tra le pieghe di un linguaggio ostico ma non per questo meno pervasivo, è oggi un compito necessario, per il quale i Quaderni neri aprono una nuova stagione di approfondimento anche sugli aspetti politici”.

La relazione della filosofa italiana tematizza, “il principio filosofico dell’uguaglianza nel modo in cui si è delineato a partire dalla pólis greca, sino alla sua affermazione nell’Illuminismo attraverso la definizione cartesiana. Un principio che nell’epoca contemporanea si trova sostanzialmente negato ad opera delle posizioni antiumaniste postmoderne. Determinando il fondamento nascosto di tale negazione nella concezione heideggeriana dell’essere umano, divulgata anche dalla nozione arendtiana di pluralità umana, la relazione si basa sulla Teoria della nascita dello psichiatra Massimo Fagioli allo scopo di apportare nuovi argomenti a sostegno del principio di uguaglianza nel mondo contemporaneo”.



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