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“Hello Barbie”, la bambola spia nel mirino della cybersecurity

Bionda, magra e sorridente. A prima vista “Hello Barbie” sembra la stessa iconica bambola che dal 1959 conquista le bambine di tutto il mondo. Ma le capacità hi-tech dell’ultima versione presentata la scorsa settimana alla Fiera del Giocattolo a New York hanno scatenato diverse polemiche sulla privacy.

Ufficialmente la nuova Barbie interagisce grazie a un algoritmo che aiuta nell’insegnamento. Il bambino preme un bottone e comincia la registrazione della voce. Ma il software creato dalla compagnia ToyTalk per l’azienda Mattel ha più capacità: il riconoscimento della voce e un collegamento wifi dove finiscono tutte le conversazioni.

Nella scatola Mattel ha scritto che il materiale audio sarà archiviato in un server della compagnia per due anni. Così non solo saranno noti gusti e interessi dei bambini per affinità commerciali, ma l’impresa avrà accesso anche alle conversazioni di altri.

I produttori di Mattel si sono difesi dicendo che la bambola rispetta la privacy dei minori: “’Hello Barbie’ combacia con i principi di sicurezza imposti dal governo americano secondo la Legge di protezione cybersecurity di minorenni. Inoltre, la tecnologia di ‘Hello Barbie’ ha un numero di codici che proteggono l’informazione raccolta, che non potrà essere usata da utenti non autorizzati”. Per Susan Linn, direttrice di Campaign for a Commercial Free Childhood, i bambini non parleranno con “Hello Barbie” ma con un gruppo di aziende con interessi economici che si nasconderanno dietro la bambola.

Secondo Campaign for a Commercial Free Childhood, la Barbie spia è una specie di “giocattolo cloud, con il quale si potranno spiare i bambini e le persone che hanno intorno”. C’è una richiesta ufficiale per fermare la commercializzazione, ma “Hello Barbie” sarà nel mercato il prossimo autunno e costerà 75 dollari.



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