Nicolas Sarkozy (de Nagy-Bocsa, ungherese, immigrato in Francia di prima generazione) chiede agli italiani di mettere una pietra sul passato e lasciar perdere il pluriomicida Cesare Battisti, condannato all’ergastolo in via definitiva in Italia. E perché mai, non è dato sapere. Curiosa richiesta questa di Sarkò, come se le vittime e i carnefici del terrorismo non esistessero più. E poi cosa c’entra l’ex Presidente francese con questa storia?
Circola una leggenda in Francia: eccola.
Chirac nel 2004 si convinse a concedere l’estradizione del Battisti in Italia. Suo Ministro degli Interni era Sarkozy. Dal momento della decisione a quello della pratica estradizione doveva passare del tempo; guarda caso Battisti scappò o, meglio, fu aiutato a scappare. Riemerse nel 2007 a Rio dove fu arrestato. Nello stesso anno Sarkò fu eletto Presidente della Repubblica; si presentò agli elettori con una bella moglie, Cecilia Attias, da cui per la verità era separato: ma faceva “elettori” presentarsi all’americana, con la moglie a fianco. Subito dopo Cecilia Attias tornò negli Usa dove viveva con un altro compagno; probabilmente fu ricompensata per la recita. Nel 2008 Sarkò si sposò con Carla Bruni Tedeschi, nota modella italiana espatriata in Francia. Già espatriata: il padre Alberto era proprietario della Ceat gomme; nel 1972 vendé tutto nel timore, a suo parere fondato, che i brigatisti avessero messo nel mirino lui e la sua famiglia. Si trasferì a Parigi e in Costa Azzurra, a Cap Nègre, con la moglie e i tre figli, Virginio, Valeria e Carla. In quegli anni a Parigi si era formata una comunità di brigatisti di vari Paesi, ma soprattutto italiani, poi protetti dal Presidente Mitterand. Il machiavellico Presidente infatti ebbe un’idea assai semplice; ospitare brigatisti stranieri, offrendo copertura legale, per ottenere in cambio la pace in Francia, dove tra l’altro la violenza covava da tempo soprattutto per spinte autonomiste in Corsica, Paesi Baschi e Bretagna. Il Bruni Tedeschi, si dice, cercò contatti con i brigatisti italiani di Parigi per avere “protezione”; e sembra che il Battisti si sia prestato alla bisogna. Carla Gilberta, nata nel 1967, fu quindi tra le persone protette. Alberto Bruni Tedeschi morì nel 1996.
Si scoprì allora che il vero padre di Carla era un amante della madre, musicista brasiliano, Maurizio Remmert. E Carlà, sposata Sarkozy, non ne fece mistero; tant’è che in alcune missioni ufficiali Sarkò Presidente si portò al seguito anche la suocera, con il “suocero” Remmert, che nel frattempo era divenuto uomo di affari. Quindi siamo alla Carlà, non più italiana, ma franco-brasileira (e non a caso anche musicista). Battisti, in odore di estradizione, fu fatto scappare, ma guarda un po’, in Brasile. Fu appoggiato nella fuga dai “servizi” francesi (questo si dice, con qualche fondamento) e da alcune amiche di Carlà, tra cui in particolare la scrittrice “giallista” Fred Vargas (una sua emissaria Lucia Oles, per esempio, fu fermata a Rio con 9 mila euro per Battisti.) e la stessa Vargas andava a trovare con regolarità il protetto in Brasile. Carlà nel 2008 incontrò anche Lula, Presidente brasiliano, perorando la causa del fuggitivo. Ma la rete di Carlà in Brasile contava già di molti pezzi da novanta: come Eduardo Matarazzo Suplicy, erede di una grande famiglia di industriali italo-brasiliani, con la compagna, la giornalista Monica Dallari; o il ministro della giustizia di Lula, Tarso Genro, che più di ogni altro si batté per dare l’asilo politico a Battisti (a questo proposito va ricordato che nel 2011 Tarso Genro fu eletto governatore della regione Rio grande do Sul; nel gennaio 2015 Genro ha perso le elezioni per il rinnovo del mandato; le ha vinte il suo oppositore, il cattolico José Ivo Sartori; a marzo un giudice federale, la signora Averci Rates Mendes de Abreu, ha ordinato l’espulsione di Battisti per essere entrato in Brasile con falso passaporto: non la sua estradizione, già respinta da Lula). La rete degli amici brasiliani di Carlà naturalmente era ed è oliata e tenuta assieme dal padre naturale Maurizio Remmert.
In conclusione Sarkò obbedirebbe, secondo questa ricostruzione dei fatti, solo a Carlà. E perché lei si sarebbe così esposta? E’ esclusa la pista ideale o politica. Resta quella della protezione negli anni di piombo e di possibili saperi occulti esercitati in termini ricattatori da Battisti sui Bruni Tedeschi. Una cosa è certa; Cesare Battisti ha avuto una vita movimentatissima e molto costosa, fatta di alcune famiglie, passaporti falsi, viaggi misteriosi. Chi ha pagato tutto ciò? I libri scritti, come lui vuol far credere? No di certo, anche perché Battisti ha solo il diploma della scuola dell’obbligo e non ha dedicato molto tempo allo studio e alla… letteratura. Il suo curriculum parla da solo; arrestato nel 1972, a 18 anni per rapina; arrestato di nuovo nel 1974 per rapina e sequestro di persona; denunciato per atti di libidine su persona “incapace”; arrestato nel 1977 di nuovo per rapina; in carcere fu “convertito” alla lotta politica e armata da Arrigo Cavallina dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo).; nel 1979 fu di nuovo arrestato durante un’operazione dell’anti-terrorismo; nel 1981 evase dal carcere di Frosinone e riparò in Francia; in contumacia, 1991 e 1993, fu condannato in Cassazione a due ergastoli come responsabile di quattro omicidi, tre avendoci partecipato e un quarto per averlo co-progettato (assassinii Santoro, Sabbadin, Torreggiani e Campagna). Ecco: con questa storia, perché Carlà e suo marito lo stanno difendendo in una spirale incredibile di implicazioni e complicazioni? Forse la pista “terroristica” Bruni Tedeschi, resta la più credibile. E per riavere Battisti in Italia allora bisognerà solo chiederlo a Carlà Remmert in Sarkozy.