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Il passo indietro di Pisapia sancisce la fine della moda dei sindaci “alternativi”

Come tutte le cose, anche la politica vive di mode. La moda dello scorso giro di elezioni amministrative è stata il voto a candidati di sinistra, appartenenti a movimenti lontani dalle principali forze politiche o a partiti minori, supportati da intellettuali, spinti anche da quel desiderio di rinnovamento che i cittadini volevano inaugurare a partire dalle realtà locali. Un malcontento per la politica che ha portato all’affermazione del Movimento 5 Stelle alle elezioni per il Parlamento, ma che a livello locale ha visto i cittadini preferire ai grillini, mai veramente radicati sul territorio, nomi che avrebbero offerto maggior sicurezza.

E così Giuliano Pisapia a Milano, Luigi De Magistris a Napoli, Leoluca Orlando a Palermo: sindaci in quota Sel, Idv o a quel Movimento Arancione che, possiamo dirlo, ha fallito nel suo intento.

Pisapia ha annunciato che non si candiderà alle prossime elezioni a Milano, dicendosi coerente con quanto affermato in campagna elettorale, ovvero di aver intenzione amministrare per un solo mandato. I maligni però pensano che il primo cittadino milanese tema pressioni legate all’Expo.

Il prossimo anno si voterà anche a Napoli, dove De Magistris ha sempre avuto scontri con le forze politiche e i tentativi di avvicinamento tra lui e il Pd sono sempre falliti sul nascere. L’ex pm rischia di venire schiacciato dai partiti e di non avere i numeri per ripresentarsi alle elezioni, anche perché molti degli elettori che avevano espresso una preferenza per lui, nel corso di questi anni, si sono ricreduti.

La tendenza di cui abbiamo parlato si è andata via via scemando. I primi segnali si sono avuti con la debacle di Antonio Ingroia e la sua rivoluzione civile alle ultime elezioni politiche. Oggi l’alternativa al governo si chiama Lega Nord o ancora Movimento 5 Stelle. Mentre il PD, a livello locale, si sta ricostruendo in modo forte, anche sulla scia di una leadership forte che Matteo Renzi ha saputo imporre su scala nazionale. La sinistra che ha portato in passato alle vittorie di Pisapia, De Magistris e Orlando, oggi sarebbe in larga parte portata a votare il partito del premier.


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