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Il fallimento del rinnovo dei Comites 2015

Ad Aprile 2015 gli italiani nel mondo potranno rinnovare i propri rappresentanti nei Com.It.Es, i comitati degli italiani all’estero ossia enti di rappresentanza degli interessi delle varie comunità italiane sparse qua e là in Europa e nel mondo.

Questi enti sono riconosciuti in una normativa che gli riconosce una lista innumerevole di funzioni e scopi, peccato che poi questi enti si trovino ad operare sul territorio di Paesi terzi che non hanno né voglia né bisogno di confrontarsi con questi “comitati”. Oltretutto se hai un problema con il lavoro, l’assistenza sanitaria, la scuola, i trasporti o atti di discriminazione, da chi si va? Ci si rivolge direttamente alle autorità locali. Tuttavia questo ente esiste e dunque è necessario impegnarsi in qualche modo per farlo funzionare.

In occasione del rinnovo dei Comites 2015 è stata introdotta una novità: possono votare solo coloro che si sono preventivamente registrati. Si chiama “inversione dell’opzione” e serve per avere un controllo sul bacino elettorale, per evitare brogli. Fin qua niente di male, il problema, però, è stato l’aver introdotto questa “innovazione normativa” in occasione di un rinnovo di enti praticamente sconosciuti ai più e bloccati da oltre 10 anni. Sarebbe stato molto più logico, a parere di chi scrive, procedere prima con una loro riforma radicale con una riduzione delle funzioni e procedere al rinnovo con una finestra temporale più ampia: abbiamo aspettato 10 anni, si poteva aspettare 1 anno in più e dare il tempo a chi ha creato le liste e a chi voleva partecipare di comprendere questo nuovo meccanismo, decisamente poco “user-friendly“.

Quali sono stati quindi gli effetti?

1) disincentivo alla partecipazione: ciò può essere, come già detto, imputato in parte alla poca conoscenza che si ha di questi organismi così come alle procedure rigide per la registrazione. Il tutto ben miscelato con quella cosa che si chiama “astensionismo” ossia il disinteresse parziale o totale a partecipare. Questo vale per le elezioni importanti come quelle politiche o europee, figurarsi per elezioni di enti semi-sconosciuti.

In base ai dati messi a disposizione dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAE), risulta che si è iscritto per questi rinnovi solo il 6,5% degli aventi diritto in tutto il mondo.  Se si va a guardare poi il dato in alcune grandi città c’è poco da stare allegri. A Berlino, ad esempio, si è iscritto il 4,3% degli aventi diritto, ossia 753 su 17472 persone, a Parigi il 7% ossia 6632 su 94176 persone, mentre a Londra appena il 3,8%, ossia 5992 su 157270 persone. In Belgio, addirittura, si parla di appena il 2-3% degli aventi diritto.

Un dato sicuramente complessivamente migliore di quello che sarebbe potuto essere se i rinnovi si fossero tenuti entro novembre 2014, come era inizialmente previsto. In quel momento gli iscritti erano meno del 3% per questo alcuni senatori del PD hanno deciso di proporre uno slittamento di ulteriori sei mesi.

2) poca rappresentatività, poca legittimità: va da sè che un livello così basso di partecipazione produce due conseguenze molto serie che sono la non rappresentatività della comunità che invece questi enti si prefiggono di rappresentare e la non legittimità dell’azione, per lo meno dal punto di vista sostanziale. Resta salvo, infatti, solo il principio teorico e formalmente sono legittimati ad operare perché eletti, ma da chi? Dal 6% di tutti gli aventi diritto. Sembra un bel campanello d’allarme per i politici, anzi, per la Politica in generale. E se la tendenza fosse questa anche in elezioni di altro spessore? Il rischio non è da sottovalutare.

3) Voto e segretezza: un ultimo aspetto è quello della segretezza del voto. I sottoscrittori di una lista saranno presumibilmente anche gli elettori di quella lista. Si conosce, quindi, chi andrà a votare chi. Questo è un cortocircuito che cozza con il principio della segretezza del voto. Certo, è un punto molto labile perché si può dire: ma quelli che hanno sottoscritto possono poi votare altre liste. Verissimo, io per esempio sono uno di quelli. Ho sottoscritto una lista con alcune ragioni, e ne voterò un’altra per ragioni diverse. Il punto, però, è che si può risalire a chi ha sottoscritto e sostenuto una lista e dunque, in termini di probabilità, si sa anche chi voterà.

Che dire, se questi rinnovi Comites erano il banco di prova per introdurre nel voto all’estero l’inversione dell’opzione, l’esito è stato più che negativo. Posso dire che il problema è stato a monte, ossia che è mancata la visione generale. Errori organizzativi e procedurali enormi, sinonimo di poca competenza da parte di chi ha gestito il tutto.

Questi enti sono de facto destinati a scomparire e dunque meglio iniziare già da subito a pensare a modalità di riforma radicale. A chi sarà eletto un augurio di buon lavoro, magari sono così bravi che riescono a fare tante belle cose, e soprattutto utili alla collettività, e i Comites nei cinque anni che verranno torneranno ad avere un’ampia popolarità. Ma per ora, siamo onesti, è un’utopia.

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