L’annuncio del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker del lancio di un piano sugli investimenti che doveva “offrire speranza al mondo su crescita e lavoro” era stato accolto con tanto entusiasmo dai Paesi Membri. Ma a distanza di qualche mese dalla presentazione del piano (che era avvenuta il 26 novembre 2014 in occasione della sessione plenaria di Strasburgo dell’Europarlamento) i primi nodi vengono al pettine.
In un primo momento il presidente Juncker aveva parlato di un piano di investimenti da 315 miliardi di euro, poi è stato chiarito che i miliardi disponibili erano solo 21 e in virtù di un controverso effetto moltiplicatore (da 1 a 15) sarebbero dovuti diventare 315.
Ma al di là dei proclami, adesso a che punto siamo? Intanto i miliardi annunciati non ci sono, ma vanno recuperati qua e là da altri capitoli di bilancio della UE; quindi il piano Juncker non prevede lo stanziamento di nuove risorse, ma l’utilizzo di quelle esistenti, anche se non è ancora chiaro dove “racimolarle“.
La Commissione europea propone di sottrarli al programma Horizon 2020 (ricerca e l’innovazione) e al programma Connecting Europe (trasporti, energia e digitalizzazione), ma questa proposta non è stata accolta favorevolmente dalla maggioranza dei parlamentari europei membri della commissione industria (ITRE) e della commissione trasporti (TRAN) perché significherebbe togliere risorse a due programmi concepiti per creare innovazione, crescita e occupazione.
Da qui la proposta di alcuni europarlamentari, provenienti da Paesi che beneficiano in maniera minore degli stanziamenti per l’agricoltura, di preservare i fondi di Horizon 2020 e di Connecting europe e di sottrarre fondi all’agricoltura che al momento beneficia del 38,90% del bilancio comunitario. Questa soluzione non entusiasma i francesi, principali beneficiari della PAC (Politica agricola comune), e gli altri Stati che ricevono grosse fette di fondi per l’agricoltura.
Un’altra proposta che sta emergendo è quella di recuperare risorse dalla politica di coesione (33,90% del bilancio comunitario), utilizzando quei fondi che “tornano indietro“ dai Paesi meno virtuosi che non riescono a utilizzarli tutti (tra questi l’Italia, nello specifico alcune regioni italiane): questa proposta arriva dal fronte europarlamentari dei Paesi più virtuosi nell’utilizzo dei fondi strutturali, che non capiscono l’incapacità di spesa di alcuni regioni.
Al momento a Bruxelles la discussione a tutti i livelli (Commissione europea, Parlamento, e Consiglio) è aperta, e quindi il piano Juncker non è ancora partito. Come scritto da Formiche.net il piano Juncker è un bluff oppure sarà la soluzione alla crisi e aiuterà la ripresa?