La giornata di lavori dedicata a “Le idee di Expo 2015 verso la Carta di Milano”, è stato il primo appuntamento che ha segnato l’avvio di un processo di costruzione e di condivisione dei termini fondamentali e dei principi della Carta di Milano. Il prossimo appuntamento corale è fissato per il 28 aprile, in cui la Carta sarà presentata all’apertura del terzo e conclusivo colloquio internazionale di Laboratorio Expo.
Nell’intervallo di tempo fra i due appuntamenti, avremo molto da fare, convinti che ne valga proprio la pena. E avremo molto da fare soprattutto nel corso del semestre dell’Esposizione per dare continuità, sviluppo e diffusione al confronto di opinioni che ha preso l’avvio con Expo delle idee. Il metodo di lavoro adottato nella giornata dedicata a “Le idee di Expo 2015” ha visto nella sessione della mattina l’impegno dei tavoli tematici nella discussione e nella definizione dei temi più rilevanti e, in questo senso, prioritari.
Nella sessione del pomeriggio, ciascun tavolo tematico si è impegnato nell’identificazione degli specifici e distinti destinatari della Carta, dai cittadini alle associazioni, dalle imprese alle istituzioni di governo di differente livello. I rapporti dei tavoli tematici, rivisti e approvati dai coordinatori, costituiranno non solo un prezioso contributo alla redazione della Carta, ma saranno parte integrante degli allegati, arricchendo la vasta gamma di documentazione e di ricerca in progress, che ne costituisce la base.
Le quattro macro-aree in cui sono suddivisi i temi e le questioni al centro dei lavori, sono debitrici nei confronti del modello elaborato originariamente da Laboratorio Expo. Le dimensioni dello sviluppo fra equità e sostenibilità, cultura del cibo, energia per vivere insieme, agricoltura, alimenti e salute per un futuro sostenibile, la città umana, futuri possibili fra smart e slow city sono le etichette che abbiamo dato a percorsi e ambiti tematici distinti, ma non indipendenti, con il semplice scopo di avviare la discussione e offrire una sorta di mappa per l’orientamento. Si tratta di una griglia di base, da cui dare il via al confronto delle idee.
Sono certo che la discussione nei tavoli tematici produrrà attraversamenti e sovrapposizioni. Altererà i confini. Individuerà alcuni temi dominanti destinati ad attraversarli. La griglia ha esattamente questo scopo: esporsi alla trasformazione e all’approfondimento e arricchimento. Approfondimento e arricchimento sono due termini per suggerire la continuità di un percorso che ha preso le mosse con “Le idee di Expo 2015”, ma che dovrà fissare una duplice agenda. Un calendario di attività continuative nei prossimi mesi e, soprattutto, un’agenda di temi offerti alla riflessione, alla discussione e alla divulgazione durante il semestre dell’Esposizione universale di Milano.
La Carta di Milano vuole essere l’esito di questo insieme di percorsi di ricerca, discussione, pratiche, esperienze, idee. L’esito di un processo condiviso di sensibilizzazione e cultura. Mi sembra di poter dire che la Carta mira a un’assunzione di responsabilità da parte di persone, associazioni, imprese e istituzioni, a partire dalla convinzione fondamentale secondo cui il diritto al cibo adeguato e sicuro è un diritto umano fondamentale che chiama in causa l’eguale dignità delle persone, chiunque esse siano e ovunque esse siano, nella gran città del genere umano.
Di fronte alle violazioni di questo diritto e ai molti volti dell’ingiustizia, dalla fame cronica alla denutrizione, dalla malnutrizione allo spreco, dall’ineguale accesso all’energia alla sua dissipazione, fino al sequestro del bene comune dell’acqua, che ledono alla radice l’eguale dignità delle persone, la Carta delineerà le agende e le non agende per un futuro sostenibile e meno iniquo, offrendo le ragioni e le motivazioni per l’adesione.
E per l’assunzione di un impegno e di una responsabilità plurale e condivisa. Le sfide dei molti volti della sostenibilità sono difficili. A volte, così difficili da sembrare impossibili. Ma una vecchia massima, alla quale sono molto affezionato, ci dice che se nella storia non si ritentasse sempre l’impossibile, non verrebbe mai raggiunto il possibile. E al celebre detto di Max Weber affianco la massima di saggezza amerindia, secondo cui noi il mondo non l’abbiamo ereditato dai nostri nonni, ma l’abbiamo preso in prestito dai nostri nipoti.
Salvatore Veca, Curatore scientifico del progetto Laboratorio Expo e presidente onorario della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli