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L’epurazione dei fatti

Che dalla Presidenza del Consiglio non siano arrivate sollecitazioni sul Ministro Lupi affinché rassegnasse le dimissioni, ormai sono pochi a crederlo.

Se, infatti, le parole continuano ad avere un senso, l’idea dell’interim per riportare ordine a Porta Pia, non pare proprio un lusinghiero riconoscimento al lavoro svolto dall’ex ministro, né -tantomeno – la condivisione dell’agenda assunta da quel dicastero.

Un elegante “L’è tutto da rifare” che sembra far trasparire un giudizio assai liquidatorio e, con l’impegno del premier a risistemare le cose per “lasciare al nuovo ministro una macchina in grado di correre”, una vera e propria «scomunica» per l’ex ministro.

Ruggine, ruggine e ancora ruggine.

Che tra il capo del governo e il suo ministro non corresse “buon sangue” non era un mistero ma che il presidente ritenesse il dicastero a guida Lupi una macchina non in grado di correre, pochi potevano davvero immaginarlo.

Anche perché molti degli sforzi profusi dall’Esecutivo per la ripresa: dallo sblocca Italia all’Expo erano stati condivisi proprio con il ministero delle Infrastrutture.

Stranezze di una vicenda che – c’è da immaginarlo – potrà ancora destare sorprese.

Del resto il silenzio del Presidente Renzi e del Ministro Alfano nelle ore del tam-tam mediatico e il mancato (forse per semplice “clamorosa” dimenticanza) ringraziamento pubblico di Lupi al leader del suo partito, un qualche significato (tuttora misterioso) devono pur averlo avuto.

Così come – e per contro – l’idea di affidare a Lupi la responsabilità di Capogruppo alla Camera, nonostante le ripercussioni sismiche previste e puntualmente registrate in NCD.

Tutto fa sospettare che nuova ruggine sia alle porte, malgrado le polveri bagnate di un alleato centrista di Governo ancora in cerca d’autore.

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